Il congedo della ricerca
Ottobre 2013 / Scienza e razionalità
Oltre i parchi nazionali chiusi al pubblico, lo shutdown federale colpisce anche la scienza e la ricerca. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo e quali saranno le conseguenze parlando con chi sta vivendo questa situazione molto da vicino.
Anita Marinelli è una giovane biotecnologa italiana approdata nel 2008 a Bethesda nel Maryland, la città dove ha sede l’NIH, l’equivalente del nostro Istituto Superiore di Sanità, per iniziare oltreoceano un dottorato sulle malattie infettive emergenti alla Uniformed Services University of the Health Sciences (USUHS). L’USUHS è l’unica Università americana che riceve fondi dal governo federale, nello specifico dal Dipartimento della Difesa (DoD). Insieme a lei abbiamo cercato di capire cosa comporti essere in shutdown, in particolare per la ricerca.
Innanzitutto, cosa colpisce lo shutdown? E soprattutto, come?
Lo shutdown colpisce in maniera indifferenziata tutti i dipendenti federali, ad eccezione dei pochi dichiarati “essenziali”. In sostanza, allo scattare della fatidica data di martedi 1 Ottobre, i dipendenti pubblici si sono presentati nei rispettivi posti di lavoro esclusivamente per ricevere formalmente la lettera di furlough [congedo, N.d.R.], e per salvare il lavoro lasciato in sospeso sui computer che sono stati successivamente spenti e dovranno rimanere inattivi fino a nuovo ordine. Oltre a non ricevere uno stipendio per la durata del furlough, a queste persone è severamente vietato (pena una multa di $5.000) recarsi sul luogo di lavoro, fare uso dell’indirizzo e-mail ufficiale e svolgere qualsiasi tipo di attività riconducibile alla loro professione. La scorsa settimana è stata finalmente approvata la misura che prevede il pagamento retroattivo degli stipendi una volta risolto lo shutdown e approvato il bilancio. Non tutti forse sanno che però queste stesse persone sono già state vittime di un furlough in misura ridotta l’estate scorsa, per il quale non e’ ancora chiaro se sia previsto un rimborso.
Cos'è successo l'estate scorsa?
L’estate scorsa c’è stato un mini-furlough che ha colpito un buon numero degli stessi dipendenti che oggi sono oggetto di questo shutdown. A cominciare da luglio (11 settimane prima della scadenza del 1 ottobre) i dipendenti federali hanno dovuto prendere un giorno di ferie forzate non pagate ogni settimana. Inizialmente la cosa sarebbe dovuta durare fino al 1 ottobre, ma il furlough e’ stato interrotto dopo “solo” 6 settimane. In quel caso la misura era stata prevista per tagliare le spese e cercare di far rientrare il bilancio (il termine tecnico è sequestration). In quel caso però NIH, FDA [l’ente americano preposto a controllare i prodotti alimentari e i farmaci, N.d.R.] e altre agenzie si sono limitate a fare tagli al bilancio evitando di mandare a casa il personale.
Nel personale in shutdown c’è anche lei?
Io sono stata fortunata in questa situazione perché gli studenti senior come me sono considerati lavoratori a contratto e quindi non sono colpiti dallo shutdown. Gli studenti del primo e secondo anno di dottorato non hanno invece avuto lezione perché tutti i professori sono dipendenti del DoD e non potevano insegnare, a meno che il corso non fosse aperto agli studenti di medicina che ad USUHS sono militari e quindi considerati essenziali. Nel mio laboratorio, il nostro capo e uno dei tecnici di laboratorio sono stati in furlough. Nel nostro dipartimento, oltre a tutti i PI [Principal Investigators, N.d.R] , direi che circa una decina di persone sono state mandate a casa, il che comprende postdoc, tecnici e personale amministrativo. Va detto che, al momento, da lunedi 7, siamo in shutdown parziale perché i dipendenti del DoD, inclusi tutti quelli qui alla USUHS, sono stati richiamati al lavoro. Ovviamente gratis. Dovranno aspettare per il rimborso l’approvazione del bilancio, ma meglio di niente.
Quindi in molti casi si hanno dei laboratori che funzionano a metà. Che rapporto c’è tra chi è in shutdown e chi no?
Chi è in shutdown non può usare la mail di lavoro, e non può essere in contatto formale con chi è invece ammesso sul posto di lavoro. I capi dipartimento delegano le loro funzioni formali ad ufficiali militari (almeno nel nostro caso particolare), ma non so cosa stia succedendo all’NIH. Ripeto però che, per noi che abbiamo a che fare col DoD, questa situazione è durata solo dal primo al sei di ottobre.
Molti servizi utilizzati anche al di fuori degli US, come ad esempio pubmed che raccoglie tutte le pubblicazioni scientifiche, sono fermi. Come cambiano le relazioni con l’Europa o il resto del mondo?
Il mio laboratorio non ha collaborazioni in Europa al momento, per fortuna. E dico per fortuna perché le collaborazioni che coinvolgono laboratori affetti dallo shutdown ovviamente risentono della situazione, sia in termini di mancanza di dati da parte dei ricercatori costretti a rimanere lontani dal laboratorio, sia in termini di mancate opportunità di finanziamento visto che le richieste di fondi all’NIH sono bloccate fino a nuovo ordine.
Quindi, se un ricercatore è invitato ad un congresso a parlare, cosa fa?
Tutti i viaggi e le trasferte sono bloccati durante lo shutdown, anche se erano già stati approvati in precedenza. Sta a casa.
Il danno più importante sarà però alla ricerca vera e propria. Può fare un esempio concreto di un esperimento messo a rischio dallo shutdown?
Se ad esempio hai in programma di testare un vaccino sperimentale pianifichi il tuo esperimento con ampio anticipo. Sai di preciso il giorno in cui riceverai gli animali, che devono essere di un’età precisa nel momento in cui li immunizzi per la prima volta, le immunizzazioni in genere distano poi un determinato numero di giorni l’una dall’altra, e la raccolta di siero è prevista ad intervalli precisi. Questo tipo di esperimenti può durare un paio di mesi e la flessibilità è minima, soprattutto se l’obiettivo è riprodurre dati ottenuti in precedenza. Se ti viene ordinato il furlough, a prescindere dal momento in cui il furlough inizia rispetto al tuo protocollo sperimentale, il tuo lungo e costoso esperimento è rovinato.
Andando oltre il costo “sperimentale”, per un ricercatore cosa significa essere nello shutdown in termini anche personali?
Essere soggetti a furlough in quanto “non-essential personnel” significa che, nonostante in molti casi lo stipendio non sia un problema, in quanto i fondi vengono allocati in soluzione unica per la durata della borsa, si deve vivere con il divieto di presentarsi in laboratorio. Se non puoi essere in laboratorio non puoi fare esperimenti; se non fai esperimenti non ottieni dati; se non hai dati non puoi scrivere progetti o rapporti di avanzamento lavori. Per un postdoc interessato a perseguire la carriera accademica lo shutdown rappresenta l’ennesimo ostacolo nell’interminabile ascesa alla tenured position [una posizione a tempo indeterminato, N.d.R.], e può vanificare i risultati di anni di ricerca. Tra i dipendenti dichiarati “essenziali” ci sono i tecnici degli stabulari, quindi la salute degli animali di laboratorio è garantita. Tutti gli esperimenti che utilizzano animali sono però bloccati se i ricercatori sono colpiti dallo shutdown. Gli esperimenti iniziati subito prima dello shutdown in sostanza sono persi. L’NIH al momento ha inoltre sospeso i processi di grant submission e review [richiesta fondi e revisione, N.d.R.], e questo ovviamente ha conseguenze disastrose sull’attività dei laboratori i cui fondi sono agli sgoccioli e sulla carriera dei ricercatori, in particolare quelli al primo incarico che contano su di essi per aggiudicarsi la tenure.
Lo shutdown è una cosa tutta americana, per noi europei in larga misura surreale, ma se non altro rende evidente quanto è fatto con i soldi pubblici e, in un certo senso, potrebbe servire ad aumentare la consapevolezza del ruolo dell'investimento pubblico nella ricerca e non solo, o no?
In teoria la riflessione sarebbe sensata, ma l’impatto di questa cosa è enorme e nessuno finora ha fatto un discorso del tipo “cerchiamo di capire quali sono gli sprechi”.
Certo, la politica sarà tutta concentrata sull'Obamacare, ma la gente? Come vivono gli americani lo shutdown? Si accorgono solo dei parchi chiusi, o c'è una sensibilità anche verso la ricerca?
Al momento lo shutdown è sulla bocca di tutti, soprattutto qui nell’area metropolitana di Washington dove una grossa fetta della popolazione è direttamente o indirettamente impiegata da agenzie federali. La chiusura dei parchi è il male minore e c’è decisamente preoccupazione per quanto sta succedendo alla ricerca, soprattutto in termini di trial clinici, sorveglianza della stagione influenzale e approvazione di nuovi farmaci. Ma ci sono aspetti davvero drammatici in questa situazione che sono in cima alla lista dei problemi causati dallo shutdown, e a ragione secondo me, come ad esempio il blocco dei fondi per il programma WIC (Women, Infants and Children) dell’USDA [il Ministero dell’Agricoltura americano, N.d.R.] che fornisce assistenza e buoni pasto a donne incinte a basso reddito e bambini malnutriti, o i tagli ai servizi di assistenza per i senzatetto.
Quanto a lungo può essere ancora sostenibile questa situazione?
Domanda difficile. Non ho idea di quanto a lungo possiamo andare avanti in queste condizioni. A mio parere lo shutdown è già durato anche troppo. Sono bloccate realmente tutte le funzioni, anche basilari, legate alla ricerca. Ho appena richiesto un articolo in biblioteca da un giornale cui non siamo abbonati e mi è stato risposto che finchè non riceviamo fondi non ci sono soldi per acquistarlo.
INDICE Ottobre 2013
Editoriale
Monografica
- E' (ancora) il tempo dell'ottimismo razionale
- Oltre la gerontocrazia sessantottina
- Come sopravvivere ai tempi del credit crunch
- Il trionfo della speranza sull'esperienza
- Benedetta questa crisi (se ci salverà dalla paralisi)
- La Casta non basta: il vero spreco sono vent'anni di non riforme
- La spesa pubblica è finita, andate in pace
Istituzioni ed economia
- Ma la ripresa è ancora un miraggio
- Cronache da Nottingham – In Italia si legifera solo per eccezioni
- Mal di banca. Come e perché nulla sarà più come prima
- Renzi e la sindrome del braccio destro usa e getta
- Il crepuscolo dei liberali tedeschi. Intervista a Frank Schäffler
- Pagheremo le accise, ma non prendeteci in giro
Innovazione e mercato
- Quell'assurda mazzata sulle sigarette elettroniche
- Sulla Route 66 della mozzarella di bufala
- L'equivoco, molto italiano, dei minijob tedeschi
- Property rights and GDP growth are positively linked
Scienza e razionalità
- Il futuro delle biotech italiane, una promessa da mantenere
- La lezione di Stamina e quel che abbiamo rischiato davvero
- Il congedo della ricerca
Diritto e libertà
- Parità per gli uomini. Dentro il tabù della questione maschile
- Soccorso e pregiudizio
- Claudio Martelli: "Abolire reato di clandestinità e pattugliare coste africane"