Per la prima volta dal 1949, i liberali non hanno conquistato seggi nel Bundestag, e nel partito comincia una dura resa dei conti. Tra pragmatismo e ritorno alle origini.

 

Frank Schäffler è un liberale duro e puro. Parlamentare dal 2005, ha votato convintamente sempre in senso contrario al suo gruppo e alla maggioranza cui è appartenuto, quando si è trattato di approvare i salvagenti per la Grecia e i veicoli di stabilizzazione. Nel suo partito, l'Fdp, ha creato scandalo, quando ha raccolto le firme per un referendum degli iscritti sull'Esm, il fondo di stabilizzazione permanente. Dopo una battaglia condotta sulla stampa tedesca per tutto l'autunno del 2011, il 44 percento della base si disse contraria alla sua entrata in vigore. Oggi che i liberali sono stati sbalzati fuori dal Bundestag, è arrivato il tempo del redde rationem. Il Presidente onorario del partito, Hans-Dietrich Genscher, ex Ministro degli Esteri sotto Helmut Kohl, lo ha messo alla porta. In un'intervista al settimanale Der Spiegel, l'ottantaseienne politico liberale ha scandito parole di fuoco: «L'FDP è per l'Europa e per l'Euro. Chi non accetta questo, dovrebbe chiedersi se da noi è ancora al posto giusto». Apriti cielo. Sezioni locali e regionali del partito hanno preso carta e penna, manifestando rabbia e stupore per un clima da caccia alle streghe. Sono passati appena venti giorni dalla chiusura dei seggi e l'Fdp sembra ancora una nave senza timoniere, ma soprattutto senza bussola. Alcuni sono dell'avviso che i liberali abbiano insistito troppo sull'agenda economica e sull'abbassamento della pressione fiscale, altri, come Schäffler, ritengono che sia stato proprio il tradimento di quelle promesse ad affossare l'Fdp al 4,8 percento dall'eccezionale 14,6 raggiunto nel 2009. Raggiunto telefonicamente da Strade, Schäffler accetta di parlare del tracollo liberale.

Per la prima volta dal 1949, l'Fdp non è riuscita a rientrare al Bundestag. Qual è il motivo? Forse il liberalismo in tempi di crisi economica e finanziaria non offre più una bussola affidabile?
La bussola del liberalismo indica sin dalla nascita del concetto la stessa direzione: la libertà. Il problema è che molti partiti liberali, compresa l'Fdp, hanno smesso di saper leggere. Naturalmente non ogni elettore vuole andare nella direzione della “libertà”, ma l'obiettivo dell'Fdp non sono certo coloro che, ossessionati dallo Stato, trascurano la libertà. L'Fdp riuscirà a rientrare al Bundestag, soltanto se sarà in grado di diventare, tanto nelle parole quanto nei fatti, l'avvocato di quanti hanno a cuore il significato della parola “libertà”.

Come deve quindi riorganizzarsi l'Fdp adesso? Wolfgang Münchau, nella sua rubrica che tiene per lo Spiegel, ha indicato una serie di linee-guida per il rinnovo del partito, dalla combinazione tra liberalismo e keynesismo in politica economica fino al controllo della globalizzazione e alla risoluzione degli squilibri commerciali nell'area Euro. Che ne pensa?
Io credo che l'Fdp abbia ascoltato fin troppo a lungo chi in ogni caso non ci voterà mai. Münchau è uno di questi. Persone di sinistra come lui vorrebbero una Fdp di sinistra. I conservatori a loro volta vorrebbero una Fdp conservatrice. Sono tutte cose prive di senso: al contrario noi dobbiamo essere con convinzione un partito liberale e imparare a non ascoltare i rumori di sottofondo. Non possiamo, né dobbiamo dare ragione a tutti e soprattutto non certo al mainstream antiliberale, cioè a coloro che sono infastiditi dalla libertà.

Che cosa significa un Parlamento senza liberali? Secondo lei la Cdu/Csu o i Verdi tenteranno di occupare il posto lasciato libero dall'Fdp?
Beh, credo sarebbe senz'altro intelligente da parte loro se lo facessero, ma ho qualche dubbio che vi riusciranno. I partiti sono guidati dai propri leader e non da riflessioni ponderate sull'intelligenza delle proposte o dal tentativo di massimizzare i voti degli elettori. Questo l'Fdp lo sa bene, visti gli anni alle spalle. In Parlamento non vi sarà quindi alcuna voce del liberalismo nei prossimi anni. Per il futuro lavoro ad una Fdp rinnovata su un'agenda liberale classica in opposizione ai socialdemocratici di tutti gli altri partiti.