Istituzioni ed economia
Lo scisma del “Giglio magico” è, in fondo, l’eresia di Renzi contro l’ortodossia renziana della vocazione maggioritaria e del Partito complesso, plurale e liberale. Più che l’accusa di tradimento, quindi, vale, a mio parere, quella di contraddizione interna, nei limiti di una operazione – tutta di Palazzo – non degna della rottamazione guascona e nuovista del riformista radicale Renzi ma della negromanzia del vecchio che ritorna.
Renzi come D’Alema. La scissione di quelli che ‘capotavola è dove mi siedo io’
Tutto quel che si muove nella politica (istituzionale) italiana sembra un mezzo in vista di un unico fine, il “partito di Renzi”. Non è troppo chiaro cosa muova e tenga insieme un disegno che ha così tanti attori, mossi, teoricamente, da interessi diversi da quelli di Renzi e pure volonterosamente al servizio dell’ex leader del PD, per dargli tempo, per fargli spazio e perfino per fornirgli gli alibi della rottura.
Il Governo Conte 2 non è il mio Governo d’elezione. Non ne ho condiviso, insieme a tanti altri democratici, la tattica politica che ne ha portato la genesi e temo l’incontro/scontro con il populismo del Movimento di Grillo. Ho creduto, e credo ancora, alla differenza tra Destra e Sinistra e penso che, oggi, tale contrapposizione si manifesti nella dialettica tra la Società Aperta del sistema liberale fondato sul principio di rappresentanza e la Società Chiusa/perfetta dei semplicisti e manichei che lucrano sulle paure della gente.
Gonfiare il debito contro le emergenze: una storia già vista (e finita male)
Paolo Cirino Pomicino ha sempre rivendicato l’emissione abnorme di titoli del debito pubblico dell’inizio degli anni ‘80 e la conseguente esplosione della spesa per interessi, con la necessità di contrastare l’emergenza del terrorismo e dell’estremismo politico e sindacale. “Una questione di priorità”, ha detto in numerose interviste, anche recenti.
Il Conte II e il default del PD
Il governo Conte-bis anziché “riabilitare” democraticamente una parte del campo populista (quello grillino) finirà per “disabilitare” politicamente il campo democratico, resuscitando nel contempo il M5S, che le elezioni anticipate avrebbero, se non spazzato via, pesantemente relativizzato, e pure il presunto morto Salvini, cui mesi di opposizione protestataria ridaranno nuova linfa e verginità politica.
IL COMPROMESSO STORICO POPULISTA
Il governo Conte II è politicamente bino, come il suo Presidente. Il Capo del governo è diventato il campione dell’equilibrio e della credibilità europea dell’Italia e del pappa e ciccia macron-merkeliano, dopo essere stato sensale e mandatario di un contratto euro-sfascista, sottoscritto dagli amichetti di Farage e della Le Pen e benedetto da zio Vlad.
Al di là di ogni considerazione politica, giuridica, istituzionale sulla crisi appena conclusa e la nascita del nuovo Governo, la conseguenza che colpisce di più (o ha colpito me) di tutta la vicenda è stata la dimostrazione dell’irrilevanza pubblica della credibilità personale nello svolgimento dell’attività politica. La credibilità personale è uno dei collanti invisibili della società.
Conte scioglie la riserva su Rousseau? È un’abdicazione dalla Costituzione
Nel corso di questa crisi, decisiva e non semplicemente anomala, come con corrivo eufemismo sovente si afferma, si è detto e scritto che la Costituzione prevede una Democrazia parlamentare, e non diretta (da plebiscitaria e acclamante, a presidenziale e ancora votante, nelle varie possibili formulazioni); e che, perciò, il Governo si forma a partire dalla volontà dei Gruppi Parlamentari (i partiti presenti in Parlamento), raccolta dal Presidente della Repubblica, e da cui Egli secerne la nomina del Presidente del Consiglio incaricato.