urbicidio grande

In Italia il termine “urbicidio” ha avuto diffusione con le guerre nell’ex Jugoslavia (1991-2001) e con l'attacco militare violento e distruttivo delle città principali, divenuto una prassi del fare la guerra. In conflitti etnici come quelli nell’ex Jugoslavia uno dei principali moventi è specificamente l'annientamento di una civiltà, di una cultura diversa e vista come nemica.

Proprio in quei conflitti venne attuato un nuovo modo di intendere la strategia bellica: procedere alla cancellazione di un popolo – è il caso della cosiddetta “pulizia etnica” – anche attraverso la distruzione e rimozione fisica del patrimonio culturale, architettonico, storico.

“Urbicidio” è termine coniato per primo dall'architetto e sindaco di Belgrado (1982-1986) Bogdan Bogdanovic. L'esempio più efficace e tragico è probabilmente Sarajevo, rimasta sotto assedio per più di 1400 giorni, da aprile 1992 a febbraio 1996. Il mito narra anche che Belgrado nei suoi 2400 anni di storia sia stata distrutta 40 volte, ed altrettante ricostruita. Se si dice Mostar, si evoca in un istante il suo ponte a campata unica, che collega le due parti della città, simbolo dell'unione multietnica che lì esiste(va). Abbatterlo così come ricostruirlo ebbe una portata valoriale simbolica ben più grande della mera – per quanto mirabile – azione architettonica.

Elementi dell'architettura urbana sono capaci di assurgere a simbolo identitario dal valore estrinseco potentissimo, tale per cui se lo si annienta si lancia il messaggio di voler annientare quella cultura. E d'altronde così in parte è stato inteso ed è da leggersi l'attacco del 2001 a New York con l'abbattimento delle Twin Towers: il manifesto della volontà di cancellare gli Stati Uniti, l'Occidente.

Quella in Ucraina, così come viene rappresentata dai media, è una guerra (anche) urbana: si può parlare anche in questo caso di “urbicidio”? Viene certamente condotta dalla Russia una guerra alle realtà urbane, non solo per colpire i civili, ma con l'intento anche di sobillare un'insurrezione al governo di Kyiv, per colpirne simboli nazionali, per abbattere e cancellare fisicamente e letteralmente il popolo ucraino.

Questa strategia però non viene adottata su tutto il suolo ucraino. Attualmente, le città più colpite dal conflitto si trovano nelle regioni di Donetsk e Lugansk dove i combattimenti sono più devastanti e intensivi. L'amministrazione statale ha dichiarato completamente rase al suolo (distruzione del patrimonio edilizio oltre 90%) le città di Mariupol, Severodonetsk, Bakhmut, Rubizhne, Avdiyivka, Lyman, Volnovakha, Popasna e Maryinka. La popolazione complessiva (prima della guerra) di queste città, era di 752.000 abitanti. Inoltre, altre citta e centri abitati lontani dalla linea di fronte vengono regolarmente sottoposti ad attacchi missilistici come Odessa, con il recente attacco al Cattedrale del 23 luglio 2023, ma si possono anche citare: Mykolayiv, Kyiv, Dnipro, Lviv, Kherson e Kharkiv.

Centinaia di opere di infrastrutturali sono state distrutte durante il conflitto; il più grande e disastroso attacco è stato quello alla diga di Kakhovka, nella notte di 6 giugno 2023, che ha causato un grave disastro ecologico ovvero l'allagamento di più di 80 villaggi e paesi nella regione di Kherson. Al momento è difficile quantificare il costo dei danni avvenuti sull'intero territorio ucraino e la seguente ricostruzione, con stime da enti esteri arrivando a cifre di 138 miliardi di dollari.

Inoltre la Russia stessa nelle città conquistate ha avviato una decisa opera di ricostruzione: a Mariupol è stato già annunciato un piano generale di ricostruzione e sviluppo da qui al 2040, con il chiaro obiettivo di dimostrare la capacità di investimento e di sicurezza che la Russia sa offrire.

Ma la guerra insiste, non cessa, non vi è alcuna avvisaglia di ciò, tutto resta instabile, sia l'azione distruttiva, sia l'azione ricostruttiva: oggi come oggi è difficile stabilire con chiarezza se e se mai dove in Ucraina possa parlarsi di urbicidio, sicuramente questo sta avvenendo in parte e in certe aree del Paese.