Ora che la fantasia è al potere, cari studenti, dove siete?
Istituzioni ed economia
Al Senato è stato depositato un disegno di legge della Lega Nord - porta le firme, tra gli altri, di Bagnai, Bossi e Calderoli - che introduce la figura del rappresentante degli studenti nei Consigli di Classe e nei Consigli di Istituto delle scuole elementari e medie. Non è uno scherzo. Se questa singolare proposta andasse in porto ci troveremmo con dei bambini tra i sei e gli undici anni che deliberano, tra le altre cose, di bilanci preventivi e consuntivi, di piani formativi, di personale… Tutto bellissimo, no?
Intanto ieri Claudio Cerasa sul Foglio poneva agli studenti delle scuole italiane cinque domande che vale la pena riproporre qui.
- Domanda numero uno: pensate sia giusto pagare la pensione anticipata dei vostri genitori con ulteriori e inevitabili tasse che ci saranno un domani sul vostro futuro contratto di lavoro? In Italia, le pensioni sono pagate con i contributi versati da chi lavora e se l’età pensionabile viene abbassata invece che essere alzata i contributi pagati da chi lavora dovranno inevitabilmente aumentare. E’ quello che volete, sì o no?
- Domanda numero due: pensate sia giusto rimanere silenti di fronte a un governo che, giocando con la nostra moneta, sta creando le condizioni (a) per far aumentare ancora di più le tasse che pagherete nel futuro e (b) per far crollare il valore del patrimonio che potreste ereditare un domani dai vostri genitori?
- Domanda numero tre: pensate sia giusto rimanere in silenzio di fronte a un governo che, rendendo più difficili le assunzioni a tempo indeterminato, sta creando le condizioni per rendere il mercato del lavoro del futuro più incerto rispetto a oggi?
- Domanda numero quattro: pensate sia giusto rimanere immobili di fronte a un governo che, lavorando per far crescere le tasse sul lavoro, lavora di fatto per disincentivare l’occupazione e per rendere le assunzioni ancora più costose rispetto a oggi?
- Domanda numero cinque: pensate sia giusto rimanere silenti di fronte a un governo che vuole distruggere quella stessa Europa che vi ha permesso di vivere i primi anni della vostra vita senza dover fare mai i conti con la parola guerra?
A queste domande ci sentiremmo di aggiungerne altre due:
- Domanda numero sei: pensate sia giusto assecondare un governo che calpesta il merito e il talento con provvedimenti improntati al più squallido assistenzialismo, non lasciando ai migliori tra voi altra prospettiva che non sia quella di emigrare verso paesi che offrono davvero l’opportunità di perseguire le proprie aspirazioni?
- Domanda numero sette: pensate sia giusto lasciare che le decisioni politiche più importanti vengano prese ignorando o addirittura contrastando le evidenze scientifiche e la razionalità economica - ignorando quindi le vostre competenze, quelle per le quali state studiando - per assecondare gli umori peggiori di una società in declino?
Non avete niente da dire, cari ragazzi, di fronte a tutti questo? Se lo chiedeva anche Pietro Ichino mentre Di Maio e i suoi annunciavano dal balcone di Palazzo Chigi un nuovo furto generazionale ai vostri danni. Non sono queste buone ragioni, una volta tanto, per fare un po’ di casino? Per occupare scuole e università? Non c’è nessuna forza politica di opposizione che - tra un congresso e l'altro - abbia voglia di investire nel silenzio dei giovani e degli studenti italiani, di provare a interpretare la loro rassegnazione e trasformarla in ribellione?
Prima che gli spazi politici delle scuole e degli atenei vengano di nuovo intasati dalle solite cicliche e confuse proteste antagoniste e anticapitaliste, quelle della “tutto e subito” e della “fantasia al potere”, forse varrebbe la pena che gli studenti provino a rispondere a queste domande, che qualcuno le ponga loro, e chieda loro di rispondere e di agire.
Anche perché se oggi la fantasia è al potere davvero, se oggi comandano davvero quelli del tutto e subito, dei bambini nei Consigli di Classe e di Istituto, gli studenti italiani hanno l’opportunità storica di ribellarsi in nome del buon senso e della ragione. Ovvero in nome di ciò che li rende davvero “studenti”.