spiaggia

Dopo ambulanti, pescatori e tassisti, gli altri nemici dell’Italia europea sono loro, i balneari, magari quelli del vostro stabilimento preferito, tecnicamente i detentori di una “concessione demaniale marittima con finalità turistico-ricreative”.

Il ministro Calenda ha scoperchiato una situazione che tanti conoscono, ma che tutti fanno finta di non conoscere. "Ci sono 25.000 concessioni che pagano complessivamente 104 milioni di euro. Facendo una semplice divisione, il risultato è meno di quanto paga un ambulante per un banchetto 5x3. Cosa c'è di equo in questo?" ha tuonato il ministro dello Sviluppo Economico. Insomma, sdraio e ombrellone possono essere care per i singoli consumatori, ma gli stabilimenti comprano con una miseria il diritto di fare incassi su sabbia e scogli del demanio.

Non è però solo un tema di mancati guadagni per lo Stato, di bassi costi a favore dei privati e di scarsa o nulla trasparenza. Di mezzo c’è di nuovo la direttiva Bolkestein che incoraggia la concorrenza e l’ingresso di nuovi esercenti nei settori in cui i soldi si fanno su suolo pubblico. Già nel 2008 la Commissione Europea aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia e nel 2010 aveva inviato una lettera di messa in mora complementare. 

Per superare le rotture dell’Europa, la legge comunitaria 2010 eliminò il meccanismo del rinnovo automatico delle concessioni in scadenza e delegò il Governo ad adottare un decreto legislativo per la revisione e il riordino della legislazione in materia di concessioni demaniali marittime. L’Europa credulona archiviò così la procedura d’infrazione nel 2012, ma il decreto legislativo non arrivò e addirittura il termine di durata delle concessioni demaniali in essere alla data del 30 dicembre 2009 e in scadenza entro il 2015 venne prorogato fino al 2020.

Insomma, i tipi da spiaggia sono sempre lì e tanti sono i casi noti, tra cui anche il Twiga di Flavio Briatore che, stando a notizie del 2014, con una superficie di circa 4500 metri quadri paga allo Stato un canone di 14 mila euro l’anno.

Ora attenzionati da un governo tutt’altro che balneare e dopo una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 14 luglio scorso, i concessionari hanno il fiato sul collo. Perché il ministro Calenda vuole introdurre un registro per la trasparenza, forse a prescindere dal disegno di legge delega che galleggia in Commissione Finanze alla Camera.

Il fronte dei balneari si è già fatto sentire per bocca dell’onorevole Pizzolante (Area Popolare), già protagonista di battaglie anticoncorrenza nella scorsa legislatura, quando addirittura chiarì che la proroga sulle concessioni demaniali fino al 2012 prevista nel Milleproroghe 2009 era un errore tecnico e tranquillizzò i suoi sulla durata fino al 2015.

Ne vedremo delle belle, ma in ballo ci sono due diritti (non ancora acquisiti): il diritto dei più giovani o di chi non ha una concessione a poter aprire uno stabilimento tramite gara pubblica e il diritto dei cittadini di sapere quanto viene pagato l’uso del suolo pubblico. Dall’altra parte, ci aspettiamo la classica manifestazione a piazza Montecitorio con ombrelloni e fischietti (e bombe carta?) di chi vuole difendere una concessione prorogata che diventa privilegio.