green pass grande

Come il mio amico Carmelo Palma sono pro-Vax e anti-No Vax, ma non sono d'accordo con il suo scetticismo sull'utilità del Green Pass. Accanto a questa premessa ne affianco una altrettanto doverosa: sono anche a favore dell'autodeterminazione delle persone e sostengo il primato dell'individuo sulla massa, sul popolo. Ritengo importante sottolinearlo perché non è da una prospettiva "benecomunista" che traggo le ragioni della mia posizione favorevole al Green Pass, anche sul luogo di lavoro. Il punto fondamentale è il fatto che l'atto di vaccinarsi non è paragonabile a un qualsiasi gesto per cui normalmente vale un discorso comunitarista.

L'esempio più chiaro per quest’ultimo approccio è il pagamento delle tasse. Le imposte sono un sacrificio personale che si fa in nome del bene comune, nessuno dubita che pagarle sia un danno monetario personale, e l'eventuale esistenza di un beneficio netto tra uscite e vantaggi tramite servizi è molto opinabile, nel senso letterale del termine, ovvero dipende dall'idea personale di benessere, dalla propria curva di utilità, direbbero gli economisti.

Con il vaccino i presupposti sono molto diversi: non vi è alcun sacrificio personale a favore di altri. Farsi iniettare una, due, tre dosi di Pfizer o Moderna è un beneficio prima di tutto per sé, non vi è neanche un costo momentaneo significativo, come quello per esempio determinato dalla chemioterapia e altri trattamenti sanitari. Pretendere che tutti si vaccinino non vuole dire chiedere "un piccolo sforzo" in nome di un bene più grande, per usare uno stilema così in voga nella concezione catto-marxista così diffusa in Italia. Possiamo, ed è legittimo quindi, pretenderlo perché il vantaggio per la collettività, che c’è, non è controbilanciato da alcuna perdita personale.
Naturalmente c'è chi sostiene che il solo rifiuto del vaccino, ancorché immotivato razionalmente, deve essere di per sé rispettato in nome della libertà personale.

Non sono d'accordo, non ritengo la libertà personale slegata dalla razionalità, dalla scienza. Se non vi è svantaggio individuale promuovere una esternalità positiva è doveroso. Questi fattori a mio avviso sono di per sé sufficienti a dimostrare innanzitutto la legittimità del Green Pass. Vi è naturalmente poi la questione della sua utilità. I calcoli e le elaborazioni dei dati stanno arrivando in gran numero in questi giorni. E parlano di un successo per la campagna vaccinale italiana, un successo ingrandito proprio dai provvedimenti riguardanti il Green Pass.

Il fisiologico calo del numero di vaccinazioni che vi è stato ovunque in agosto e dopo l’estate è stato frenato e a tratti ribaltato dall'introduzione delle disposizioni riguardanti il Green Pass.
Non avendo a disposizione un’ipotetica Italia 2 con cui fare paragoni e non potendo usare i suoi abitanti come gruppo di controllo è difficile ipotizzare il numero di maggiori vaccinati. Si va da cifre superiori ai 3 milioni, ad altre minori e più realistiche.

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Fonte: @SignorErnesto

Cifre comunque di tutta rilevanza. Anche solo volendo utilizzare quello che in altri temi è da sempre il nostro benchmark, la Germania, che tra l’altro ha una quota di popolazione under 12 simile, si nota come la percentuale di italiani che ha ricevuto due dosi supera quella analoga tra i tedeschi da fine agosto, quando si comincia a parlare, tra mille smentite, anche di Green Pass sui luoghi di lavoro.

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Fonte: Our World in Data

Questo per un numero di somministrazioni giornaliere che declina in modo molto più blando, appunto.

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Fonte: Our World in Data

È ovvio come ovviamente anche il Green Pass obbligatorio per bar, ristoranti, accompagnamento dei figli in classe, abbiano avuto già da prima il proprio ruolo. Ma confronti analoghi a quelli effettuati con la Germania si possono fare anche con altri Paesi. Nell’ultima settimana l’Italia era il secondo Paese in Europa per numero di vaccinazioni per abitante, dietro solo alla Romania, in cui però solo il 30% degli abitanti ha ricevuto due dosi, contro il 70% degli italiani.

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Fonte: Our World in Data

Un’ulteriore conferma degli effetti delle “spinte” governative a vaccinarsi viene da un recentissimo sondaggio di uno dei maggiori istituti italiani, Swg, secondo cui ben il 26% di chi si è immunizzato (o vuole farlo) riterrebbe rischioso il vaccino. Si tratta di una percentuale enorme, corrispondente a circa 12 milioni di connazionali. Ovviamente non tutti, ma una parte considerevole presumibilmente si è convinta a recarsi al centro vaccinale nonostante i timori solo perché costretta dalle disposizioni di legge.

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Così siamo diventati terzi per quota di vaccinati in Europa, dietro Spagna e Portogallo, due Paesi che da questo punto di vista hanno attraversato gli scorsi anni uno stato di grazia, immuni come sono stati alla propaganda no vax e “anti-sistema” in ambito sanitario. Che c’entri qualcosa l’assenza quasi totale (per il Portogallo) o l’arrivo ritardato (per la Spagna) di forze politiche populiste? Probabilmente i due fattori si incrociano e sono l’una sia causa che effetto dell’altro.

Fatto sta che i numeri iberici rappresentano molto probabilmente un riferimento per il Governo, una dimostrazione che “si può fare”. Viste le considerazioni di cui sopra, sui benefici netti sia per la singola persona che per la collettività e l’assenza di sacrificio individuale è stato pensato che massimizzare le vaccinazioni fosse la cosa giusta da fare, anche oggi.

Massimizzare, appunto, non esistono soglie, ed è stato con tutta probabilità sbagliato parlarne. Seppure non possa essere lineare vi è un rapporto diretto e inverso tra il numero di vaccinati e di decessi. Allo stesso modo non ha senso darsi degli obiettivi numericamente esatti in termini di somministrazioni aggiuntive dopo l’introduzione del Green Pass, lavorativo o di altro tipo. È assolutamente ovvio che in molti avrebbero resistito, e di conseguenza che molti datori di lavoro, soprattutto nelle numerosissime piccole imprese italiane, avrebbero chiuso non uno ma due occhi, ignorando di fatto la legge. Così come è chiaro che vi sono casi di frodi, farmacisti compiacenti che rilasciano certificazioni false, e così via.

Pretendere il contrario, una adesione perfetta alle nuove disposizioni, sarebbe come pretendere da parte della Chiesa la perfetta adesione alla regola di non fare sesso prima del matrimonio. Non se lo è mai sognato nessun Papa, nessun vescovo, nessun sacerdote. L’obiettivo per questi ultimi è di limitare “eccessi”. E così è anche per i limiti di velocità, del resto.

Finché prosegue l’effetto di una maggiore vaccinazione rispetto al trend che con tutta probabilità vi sarebbe stato senza Green Pass, è di tutta convenienza mantenerlo, nonostante le tensioni politiche e le proteste, nonostante gli enormi buchi nel rispetto della legge che sono evidentissimi, anche solo dal numero di tamponi effettuati rispetto a quello dei lavoratori non vaccinati. Non sono tutti in malattia, lo sappiamo, vanno al lavoro d’accordo con i datori di lavoro anche senza certificazione. Eppure ne vale la pena.
Dire che non dovremmo attaccarci all’osservanza perfetta delle disposizioni, e che si deve badare alla sostanza è forse un po’ da Italietta, è vero.

Ma c'è una cosa che sarebbe ancora più da italietta, ovvero tornare indietro su una decisione presa, con un un Governo che smentisce sé stesso modificando in corsa una propria norma, varando deroghe, rinnegando quanto decretato non solo nella pratica, dove, si è già detto, è parzialmente inevitabile, ma anche nella forma. Così da dare al proprio popolo l'ennesima conferma di un potere in realtà impotente, senza alcuna autorevolezza, in balia di ogni movimento di protesta, quale che sia.

Visto che, e questo, ripeto, è il punto fondamentale, si tratta di un'iniezione nel diretto interesse del cittadino che vi si sottopone, possiamo permetterci di dire che oltre al merito conta anche il significato politico dei gesti, e una resa del Governo, di questo Governo, percepito così diverso dai soliti governi italiani, sarebbe un durissimo colpo. E, infine, non stiamo parlando del gettito di una tassa, ma di vite umane, salvare le quali giustifica passi falsi, sperimentazioni, corse in avanti, anche approssimazioni e ipocrisie.