Lezioni di un anno di guerra. Sull'Ucraina, sulla Russia e sull'Europa
Istituzioni ed economia
È passato un anno dall'inizio dell'ennesima guerra per la ricostituzione dell'impero russo, dopo le guerre in Transnistria nel 1992, Cecenia nel 1994 e 1999, Georgia nel 2008, e Ucraina nel 2014. Nonostante i paesi europei – Ungheria esclusa – si siano compattati nel supporto all’aggredito, alcune delle illusioni che hanno consentito a Putin di agire impunemente fino a un anno fa, di arricchirsi, e di riarmarsi, sono ancora vive. Segno dell'inadeguatezza delle classi dirigenti europee, a partire da quella tedesca.
1. L'economia russa dipende dalle materie prime, quindi diminuire la domanda e aumentare l'offerta di queste è fondamentale per impoverire la Russia e renderla meno pericolosa per i vicini. Abbiamo fatto il contrario per decenni: ci siamo legati ad una cleptocrazia omicida con il gas; abbiamo chiuso centrali nucleari sicure, funzionanti ed economiche per sostituirle con il gas russo (e ora con il carbone, la fonte più inquinante di tutte); abbiamo fornito centinaia di miliardi al regime russo, dandogli i mezzi per uccidere, invadere, torturare, riempire fosse comuni, distruggere città. Poche decine di GW di nucleare avrebbero fatto miracoli nel ridurre il costo delle bollette, il PIL russo e l'inquinamento, e al momento non esistono tecnologie alternative che consentano di ottenere tutti questi obiettivi contemporaneamente. Ma è stato fatto il contrario, per ideologia. L’obiezione è che se si inizia oggi il risultato si vedrà nel 2030: vero, ma si sarebbe dovuto iniziare nel 2008 con l’invasione della Georgia, e oggi inquineremmo di meno, pagheremmo di meno le bollette, e la Russia sarebbe più povera e quindi meno armata. Il nucleare da solo non basta: rigassificatori, pipeline, shale, efficienza energetica, geotermico, sviluppo di metropolitane, tram e ferrovie, sono tutti utili, e la strategia da impiegare deve dipendere dall’efficienza. Abbiamo invece preferito l’ideologia, con risultati risibili quando non nefasti: la Germania emette il quintuplo della Francia per ogni kWh di elettricità prodotta, ad un costo medio doppio, ma il risultato di gran lunga peggiore è stato fornire a Putin i soldi per sventrare condomini gremiti di persone innocenti.
2. Abbiamo ancora budget militari ridicoli, con problemi di quantità delle forze disponibili (sistemi d'arma e munizioni), e di capacità produttiva (soprattutto di munizioni). Questo vale anche per gli USA, figuriamoci per i paesi europei. Per quanto dissennato fosse l'intervento di Sarkozy, Cameron e Obama in Libia, Francia e Gran Bretagna allora non avevano abbastanza munizioni per completare il regime change a Tripoli senza sostegno USA. E Gran Bretagna e Francia sono le uniche due forze armate europee di dimensioni significative. L’obiettivo del 2% del PIL in Difesa è molto lontano in quasi tutti i paesi. A questo problema (non presente negli USA) si è sommato un errore strategico: pensare che le guerre sarebbero sempre state di nation building e counterinsurgency, contro nemici deboli e senza consumo di materiale degno delle Guerre Mondiali. L’industria militare occidentale non è pronta per una guerra mondiale, nonostante l’essere pronti siano l’unico modo per prevenirla.
3. Ci illudiamo che la Russia possa cambiare con un regime change: ma la Russia è identica a sé stessa da secoli. Ciò che Custine scriveva in “Viaggio in Russia” a inizio ‘800 lo si può rileggere negli scritti della Politkovskaja due secoli dopo. Dare a Putin la colpa della natura della cultura politica russa è illusorio: al massimo è possibile che arrivi un nuovo despota che, non avendo investito in Ucraina, possa ritirarsi senza perdere la faccia. In ogni caso, gli obiettivi del sostegno all'Ucraina non devono essere diversi dal liberare i territori illegalmente occupati, restituire i prigionieri civili e militari, cessare gli attacchi in territorio ucraino, e al massimo pagare le riparazioni di guerra. Non si deve usare l’Ucraina per obiettivi che nulla c’entrano con l’Ucraina stessa, sebbene sia ovvio che il mondo sarebbe un posto migliore senza il regime russo. La politica interna russa non è un obiettivo sensato, anche perché è difficile immaginare una Russia diversa da quella attuale: rischiamo di prolungare il conflitto per obiettivi irrealizzabili, ripetendo l’errore delle guerre di Bush in Medio Oriente. L’Aia è un giocattolo: senza una vittoria completa è inutile, con una vittoria completa è superflua. Ciò che deve contare è il territorio e la popolazione dell’Ucraina, che dovrà entrare a far parte della NATO (e in seconda battuta dell’UE) per prevenire futuri attacchi.
4. Ci illudiamo che la Russia si possa accontentare e che si possa avere un rapporto pacifico e costruttivo con un paese che da secoli cerca di espandersi a scapito dei vicini, e in cui non esiste alcun rispetto per la vita umana, né quella dei propri cittadini né tanto meno degli stranieri (anche per via del fatto che la religione in Russia è mero strumento di potere e non ha dignità autonoma). I russi si fermano solo contro una forza maggiore. E con una demografia in declino, una tecnologia inadeguata, una industria ridicola, e un'economia minuscola, la Russia non avrebbe gli strumenti per fare del male a nessuno, se non glielo permettessimo noi per ignavia o ingenuità. Per garantire la pace in Europa è necessario che l’Ucraina, la Moldavia, la Georgia e in prospettiva la Bielorussia entrino nella NATO. I russi diranno ovviamente che si tratti di un furto a loro danno, e si inventeranno inesistenti pericoli per la Russia provenienti da questi paesi, esattamente come un alcolizzato violento e pericoloso non si capacita di essere stato lasciato dalla moglie. Ma la vita umana e la dignità dei popoli valgono più dei deliri imperialisti della Russia.
5. Il più grande trionfo della libertà umana dalla sconfitta del Nazismo nel 1945 è stata la sconfitta della Russia Sovietica nel 1990. Decine di popoli – decine di milioni di persone – sono stati liberati dal giogo russo e hanno iniziato a beneficiare di libertà, democrazia, stato di diritto, sviluppo economico. L’estensione della civiltà politica in Europa è inversamente proporzionale all’estensione dell’impero russo. Rimasero indietro Moldavia, Georgia, Ucraina, e Bielorussia: ora si apre l'occasione di ripetere il miracolo del 1990 ed estendere la civiltà ad altre decine di milioni di persone, salvaguardando il fianco orientale dell'Europa dai barbari.
6. Sono bastati aiuti di limitata entità (decine di miliardi) per liberare Kyiv, Kherson, Kharkiv dai russi. Rispetto al nostro enorme PIL (la Russia è un paese del terzo mondo, poco più grande della Spagna), si tratta di briciole. Con adeguati numeri di HiMARS, M270, M777, Leopard, Bradley, e tutti i T-XY, Mig-XY, Su-XY, Mi-XY che possiamo fornire agli ucraini – uniti ad adeguate forniture di munizioni, addestramento, supporto logistico, e soprattutto intelligence – è difficile che i russi riusciranno a mantenere i territori occupati a lungo. Ogni aereo, elicottero, nave, obice o carrarmato russo che viene distrutto salva la vita a qualche innocente, e impedisce che altri popoli dovranno soffrire come gli ucraini in futuro.
7. I passati tentativi di riforma della Russia – tutti falliti – nacquero da sconfitte militari, dalla Crimea al Giappone fino a Gorbaciov. Potrebbe darsi che la sconfitta russa in Ucraina beneficerà anche i russi. Sebbene questo scenario sia improbabile, una Russia meno aggressiva avrebbe centinaia di migliaia di morti e invalidi di guerra in meno, un sistema politico meno irreggimentato e liberticida, un’economia più florida. E, chissà, un giorno anche i russi fuori dalle grandi città potranno permettersi di comprare lavatrici anziché rubarle ai vicini. Ma non si può e non si deve basare la strategia su lontane speranze sul futuro di un paese dove la democrazia, la libertà e lo stato di diritto non hanno mai messo radici.
8. Scontentando sovranisti e cosmopoliti, la guerra in Ucraina dimostra che le alleanze internazionali sono necessarie, ma non si può fare a meno del tributo di sangue che solo la patria ha la forza ideale di richiedere. Una nazione senza patriottismo non può sopravvivere, come non può farlo senza alleati. La cooperazione internazionale e la coesione nazionale sono entrambi aspetti fondamentali in guerra come in pace.
L’obiettivo della guerra deve essere supportare gli ucraini fino alla liberazione, e garantirne la sicurezza dopo. Sarebbe stato tutto molto più facile senza errori passati, ma non è troppo tardi per correggere il tiro. Slava Ukraini!"