Salvini DiMaio grande

La maggioranza di governo non è (solo) una congerie di scappati di casa e usciti di senno, che trasforma la scienza triste della scarsità – l’economia – in una fantasmagoria dell’abbondanza. È anche, se non soprattutto, una macchina al servizio di un’idea tanto ribalda, quanto rinunciataria dell’interesse economico nazionale e del rapporto tra il “noi” e il “loro” delle relazioni globali.

Dietro Di Maio e Salvini, per quanto suoni strano dirlo, c’è un pensiero e una strategia, con una sua logica e un suo metodo. Il pensiero è che l’Italia ha perso troppe posizioni per potere sperare di competere con le altre economie avanzate e di profittare delle opportunità dell’economia globale e dell’integrazione europea.

Sono più di centocinquanta anni che l’Italia prova a farsi “una” e non c’è mai riuscita. Le fratture economiche, sociali e territoriali si sono addirittura approfondite, al punto di fare del nostro il solo Paese dell’Ue che è ad un tempo Germania e Cipro. La maggioranza giallo-verde è già il prodotto della sostanziale incompatibilità democratica di qualunque progetto di “risanamento” dell’Italia. Dunque il problema è nella sostanza quello di scaricare il costo altrimenti insostenibile sul piano nazionale delle irrimediabili asimmetrie e divisioni di un Paese mai nato. L’Italia dentro “questa” Ue non può più stare, senza perdere i pezzi. L’Italia fuori dall’Ue finirebbe tutta o quasi tutta alla deriva nel Mediterraneo.

Di qui, la strategia. La minaccia dell’uscita dall’euro è una forma di estorsione, non un’istanza di secessione. La sfida del Governo e l’irrisione dei due vicepremier all’etica dello spread non è pura guapperia politica; è una forma di intimidazione, un avvertimento sulla disponibilità effettiva ad arrivare all’omicidio-suicidio, al default dell’Italia come mezzo per il default dell’Europa. "Quei signori a Bruxelles devono capire che se salta l’Italia va tutto per aria. Non conviene a nessuno" dice Claudio Borghi oggi al Foglio, cristallino tanto nella modalità che nelle intenzioni.

Persuasi di non potere trarre ricavi e utili dall’Ue, i pifferai economici dell’esecutivo provano a estrarre una rendita dal rischio sistemico che il fallimento dell’Italia comporterebbe per tutti. Se non volete che vi salti in aria la bottega – questo il messaggio – è meglio che pagate il pizzo, consentendo quella redistribuzione parassitaria di risorse che per decenni ha garantito la pace sociale in Italia e che il bilancio domestico non ci consente più di assicurare.

Il sovranismo non è né orgoglio nazionale, né rivendicazione di autonomia, ma la maschera ideologica della mafiosità politica di un paese disperato, che prova a lucrare una percentuale della “tranquillità” di chi in questa Europa, come gli odiati tedeschi, può continuare a fare affari.

@carmelopalma