logo editorialeHa senz’altro ragione Matteo Renzi nel sottolineare il messaggio riformista che un’Italia stremata dalla crisi e dalle chiacchiere gli ha voluto recapitare domenica nelle urne: cambiare le cose, e alla svelta. Chi interpreta, come fa Beppe Grillo, il plebiscito renziano come un voto alla conservazione, si sbaglia di grosso.

Meno ragionevole è il fatto che il premier corra a spendersi il bonus di credibilità che ritiene di essersi guadagnato di fronte ai partners europei prima ancora di averlo incassato: se l’Europa allenta i cordoni della borsa, se corregge la politica di rigore e consente investimenti al di fuori del patto di stabilità, potremo permetterci “un'operazione keynesiana straordinaria in 5 anni da più di 150 miliardi”. Appunto, se. Quella congiunzione tra parole e fatti, tra ipotesi e realtà, che ora come ora serve solo a calciare via il pallone più lontano possibile dall’area di rigore, dove l’assedio della realtà sembra essere ancora e nonostante tutto assai stringente: se si fossero trovate coperture adeguate, se si fosse messo in campo più coraggio nel taglio della spesa, ad esempio, avremmo potuto evitare di rimandare alle calende greche il rimborso dei debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese fornitrici, almeno a quelle rimaste in vita in questi anni. O gli interventi sul costo dell’energia. Soprattutto, se non si esagerasse con gli annunci, non ci si ritroverebbe regolarmente costretti a ridimensionare le aspettative in corso d'opera. Ma la campagna elettorale non finisce mai.

renzi

D'altro canto, in un paese abituato a vedere nelle opere pubbliche e nelle politiche industriali il calmiere anticiclico dei tempi di vacche magre, è comprensibile che la sparata del premier faccia il suo effetto e la sua figura. L’immagine però che se ne ricava è quella del tentativo di rimettere in piedi un paese attraverso gli strumenti, spesa pubblica e deficit, che lo hanno portato a fondo. E questo per almeno due ragioni.

La prima: le imprese italiane hanno un disperato bisogno di ossigeno: liquidità, ed interventi massici di riduzione della pressione fiscale. Sarebbe meglio impiegare il centimetro di credibilità che il governo italiano avrebbe acquisito in Europa per intervenire su quel fronte, prima che sia troppo tardi. Nessuno nega che gli investimenti in infrastrutture abbiano la loro importanza, ma se dal lato delle tasse si opera solo con interventi marginali, e ci si riserva il “colpo grosso” per la spesa per investimenti, allora c’è più di qualche cosa che non va.

La seconda l’ha spiegata efficacemente Ugo Arrigo nella monografia del numero di maggio di Strade. La spesa pubblica italiana è straordinariamente inefficiente rispetto a quella dei paesi del Nord Europa.

Vi è un modo molto semplice per spiegare tale differenza ed è la metafora del secchio bucato, suggerita dall'economista Okun: la redistribuzione pubblica avviene utilizzando secchi bucati e una parte delle risorse sottratte ai contribuenti si perde nel percorso che le porta ai beneficiari della spesa. In Europa i secchi sono diversamente bucati: poco al nord, molto al sud e praticamente sfondati in paesi quali l'Italia e la Grecia.

La mancanza del “controllo critico” della concorrenza, la staticità pietrificata delle architetture normative e la facilità con cui la politica e le sue “emanazioni” amministrative possono dirottare pezzi consistenti di spesa hanno reso la spesa pubblica italiana un mero trasferimento di risorse da chi le produce a chi, a diverso titolo, le consuma. Qualsiasi modellizzazione economica, anche la più raffinata, se applicata all’Italia non può prescindere da questo dato di realtà.

Né servizi, quindi, e la qualità dei servizi è un fattore di produttività, né tantomeno investimenti, se non per i miracolati che riescono a sedersi a tavola. Decenni di Cassa del Mezzogiorno (e succedanei), così come il nostro talento nello sprecare i fondi europei, sono lì a ricordarci la fine che tendono a fare gli investimenti per opere pubbliche e politiche industriali in questo paese. Abbiamo già dato.

@LaValleDelSiele