logo editorialeNiente alibi. Se il progetto fallisce, “la colpa sarà solo mia”. Una cosa così non la si sente spesso dalla politica o da chi rappresenta ed esercita i pubblici poteri. Non c’è mai un responsabile di nulla, in Italia: di nessuna inefficienza, di nessun servizio mancato, di nessuna promessa elettorale tradita. Nessun colpevole, ma tutti complici. E tutti vogliono conservare.

Renzi invece dice di volere cambiare, come lo vuole l’intero mondo "là fuori". Se non lo si è fatto finora, a dispetto delle intenzioni, è per conformismo, non per mancanza di idee. Un conformismo ostativo, diffidente verso il fare, perché fare significa anche rischiare di fare male. È la paura di rischiare che non fa portare avanti le cose: rischiare il posto, il consenso, il supporto delle élite. In questa stima tuttavia si omette sempre di ponderare quello che invece si può guadagnare, rischiando.

Credo che Matteo Renzi commetta una infinità di errori e che non sempre ne tragga insegnamento. Credo poi che talvolta confonda strumenti con obiettivi, o forse non li confonde ma non li motiva abbastanza bene. Io apprezzo l’azzardo, mi sento a mio agio con la visione, intuisco la logica anche delle scelte che non mi piacciono, ma con tutto lo sforzo non sono riuscita a trovare una sola buona ragione per affidare un ministero ad una giovane donna molto elegante - Marianna Madia - che appena apre bocca non puoi fare a meno di pensare a Giovanna Melandri. Mai rischiato nulla, e tuttavia tempestivamente sempre premiata.