I confronti internazionali confermano, ogni anno, il disastro del sistema formativo italiano. Se dopo il ’68 la fantasia è andata al potere, il confronto con la realtà sarà molto duro per le nuove generazioni. Un problema per il quale è necessario cercare soluzioni, anche drastiche.

scacciavillani

Il ciarpame ideologico che costituiva l’humus da cui germogliò il 68 sublimò il suo momento più infame nello slogan la “Fantasia al Potere” con cui si sdoganavano l’ignoranza e l’irresponsabilità. Quel contagio demagogico che infervorò turbe minoritarie di lunatici esaltati – ma mediaticamente riveriti e quindi influenti – produsse danni irreparabili soprattutto sul sistema educativo italiano, dalle materne all’Università. 

Lo scardinò prima con colpi di sociologia d’accatto e poi con ondate di egualitarismo terzomondista a cui si prestarono, alternandosi nei decenni, ministri perlopiù democristiani e comunisti. Poi negli ultimi anni di berlusconismo becero e di cattosocialismo straccione sono state strangolate pervicacemente le residue sacche di sempre più flebile resistenza. Detto per inciso, la spirale al ribasso ha generato enormi benefici personali per i fantasisti al potere inchiavardatisi nell’accademia, nelle sinecure pubbliche e nei posti da cui ancora non mancano di esercitare influenze nefaste, sia quelli rimasti a sinistra, sia quelli traslocati nel berlusconismo.

Questo disastro viene certificato puntualmente dalle comparazioni internazionali. Ad esempio lo  Skills Outlook 2013 dell’Ocse fornisce dati sulla capacità degli adulti di comprendere un testo scritto, di far di conto e di risolvere un problema. Più in generale valuta anche le capacità come la cooperazione, la comunicazione e l’organizzazione del proprio tempo. Detto senza pietose perifrasi questo studio di oltre 400 pagine dipinge un quadro tragico per l’Italia. Si inizia dalla percentuale di popolazione con educazione terziaria (Fig. b pag. 57). Nella fascia di età 55-65 l’Italia è ultima assoluta (staccata anche da paesi tipo Polonia o Cipro) con una percentuale al di sotto del 10 percento, mentre nella fascia 25-35 è penultima appena sopra il 20%, un’incollatura sopra l’Austria. Insomma l’80 per cento dei giovani non ha un titolo universitario.

Si può immaginare qualcosa di ancora più deprimente? Basta andare alla Fig. c nella pagina successiva. La percentuale di popolazione senza diploma di scuola superiore in Italia è la peggiore in assoluto: nella fascia di età 25-35 il 30 percento, mentre nella fascia 55-65 anni si supera il 70 percento. In Germania o negli USA, tanto per fare un paragone con il top della classifica, non ha un diploma solo il 10 percento del campione in entrambe le classi di età. Tra l’altro va aggiunto che facendo i confronti, un laureato italiano ha un livello di competenze paragonabile a quelli di un diplomato giapponese. In sostanza l’Italia sforna pochi laureati e di bassa qualità.

Ma l’elenco degli orrori non si esaurisce. Gli adulti nella fascia di età 16-65 vengono sottoposti ad un test di comprensione del testo. Ci sono vari livelli. A livello 2 per esempio si tratta di andare a trovare indirizzo e numero di telefono su un sito web (in altri termini si tratta di capire che bisogna cliccare sull’hyper link “Contattateci”). A livello 3 si deve trovare in una lista bibliografica on line, il libro “Ecomyth” e di identificare il nome dell’autore cliccando su “pagina seguente” o “pagina 2” nel sito.

Gli Italiani sono di nuovo a fondo classifica. Il 40% si ferma al livello 2. Chi arriva ai livelli 4 dove il test chiede per esempio di interpretare argomenti molto semplici a favore e contro gli Ogm in un testo fa parte di una rarità etnica, il 3,3% (Fig. 2.1, pag. 63). A livello 5 siamo a cifre da prefissi telefonici  (internazionali).

Un raggio di luce si accende sulle capacità numeriche dove per fortuna l’Italia riesce a staccare di qualche tacca la Spagna che risulta ultima. Comunque tanto per essere espliciti solo il 4,3% degli Italiani riesce a superare il livello 4 dove il test tipo richiede di guardare un grafico ad istogrammi con l’indicazione del livello di istruzione in una sequenza di anni e di individuare per esempio quale percentuale di uomini in Messico ha completato più di 6 anni di scuola nel 1970. Solo un quarto degli Italiani riesce a superare il livello 3 dove si tratta di risolvere un problema da quarta elementare.

Che la situazione non sia destinata a migliorare lo testimoniano i risultati dei test PISA organizzati ancora dall’Ocse tra 500mila studenti e in cui l’Italia si situa ben al di sotto della media e distante anni luce dai migliori, vale a dire i paesi asiatici tipo Korea, Singapore, Giappone , Hong Kong o Taiwan. Solo il 2 percento degli studenti italiani di quindici anni riesce a risolvere problemi di questo tenore:

Helen è andata in bicicletta da casa al fiume, che dista 4 km, in 9 minuti. Al ritorno ha preso una scorciatoia percorrendo 3 km in 6 minuti. Qual è stata la velocità media oraria di Helen per l’intero percorso di andata e ritorno?

Il gregge conformista per oltre 40 anni ha vilificato gli studi, la cultura, la scienza e la ricerca segnando un regresso epocale in un paese che bene o male riusciva a formare ingegneri di ottima caratura e oggi produce aspiranti burocrati con un titolo di studio fasullo a certificare l’inoccupabilità.

Oggi siamo in presenza di un’emergenza assoluta che andrebbe affrontata con mezzi drastici. La qualità delle scuole, dei professori e degli amministratori scolastici va esaminata da un organismo professionale indipendente da cui siano esclusi burocrati, pedagogisti e sindacalisti. Quelli che risultino inadeguati anno dopo anno vanno licenziati in tronco  mentre vanno istituiti benefici e premi per quelli che dimostrano competenze e abnegazione (quelli che in sostanza hanno sinora mantenuto a galla il relitto).

Agli educatori migliori vanno riconosciuti ruolo, carriera, status, poteri disciplinari, nonché emolumenti paragonabili alle figure professionali che lavorano in un'azienda. Alle scuole va riconosciuta l'autonomia di assumere senza badare a graduatorie di sorta e agli studenti la facoltà di scegliere quale scuola frequentare. La transizione sarà brutale, ma è bene non farsi illusioni: in un mondo dominato dalle eccellenze della tecnica e della conoscenza, non si giocano tempi supplementari. Meglio la brutalità oggi che la fame domani.