Chi è nato nel 2000, va già alle superiori. Chi è nato nell'ultimo quarto del secolo scorso, vive e vivrà la sua vita adulta in questo secolo. Il Novecento è tramontato, le sue folli ideologie totalitarie sono fragorosamente crollate sotto il peso della loro inumanità, la storia ha già offerto pagine cruciali nel nuovo secolo: l'attacco alle Torri Gemelle, l'ascesa della Cina, la moneta unica europea, l'affermazione della Rete come primo luogo pubblico del mondo, la Crisi dei Subprime e le sue lunge attuali conseguenze, le guerre, il primo presidente americano nero, le dimissioni di un papa e tante altre vicende e dinamiche memorabili. Il primo scorcio del Duemila è stato un tempo complesso e non scontato, eppure finiamo quasi per rassegnarci all'idea di vivere in una propaggine del secolo scorso. In Italia, più che altrove.

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E' venuto il momento di liberarci del Novecento, abbiamo il diritto e il dovere di "possedere" il nostro secolo, di sentirci pienamente protagonisti dell'epoca che viviamo, di legittimare pienamente il mondo, i codici culturali e la visione di una generazione finora schiacciata dall'eredità del passato. Noi viviamo nel "lungo periodo" di quell'Italia che non seppe far di meglio che scaricare sul futuro il costo delle sue scelte o non-scelte. Viviamo nel loro debito pubblico, paghiamo il conto salato delle loro spese e finiamo per soffrire della sindrome di Stoccolma: amiamo il nostro carceriere.

Basta! Scrolliamoci di dosso i condizionamenti del Novecento, è questo il secolo che ci è toccato in sorte, possiamo forgiarlo secondo le nostre aspirazioni e ambizioni. Iniziamo a chiamare "'14" il nuovo anno e non solo 2014 (come se '14 potesse essere solo il 1914 e si dovessero avere remore nei confronti dei reduci della Prima Guerra Mondiale...). Sarebbe una piccola ma non banale rivoluzione semantica, ci ribelleremmo al ruolo di figli di un dio minore. Buon '14 a tutti!