logo editorialeLa presa di posizione di Carlo Cottarelli era attesa da settimane, auspicata da più parti (vedi l'editoriale di Francesco Giavazzi ieri sul Corriere, ma anche le puntuali segnalazioni di Riccardo Puglisi) e alla fine è arrivata. Il commissario per la revisione della spesa pubblica ha usato l'informalità di un blog per porre in discussione la madre di tutte le questioni per la politica fiscale del governo Renzi: c'è la volontà politica per una significativa e mirata riduzione della spesa pubblica finalizzata ad un alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro?

Scrive Cottarelli:

"Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali. (...)

Il totale delle risorse che sono state spese prima di essere state risparmiate per effetto di queste decisioni ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015. (...)

Cosa significa questo in prospettiva? Significa che le risorse che deriveranno dalla revisione della spesa per il 2015 non potranno essere usate per la riduzione della tassazione (o del deficit o per effettuare altre spese prioritarie). (...)

Se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro. Condizione, a mio giudizio, essenziale per una ripresa dell'occupazione in Italia".

Tutto sottoscrivibile, alla lettera. Tranne da chi si illude che il "primato della politica" sia una specie di salvacondotto rispetto alla razionalità, come purtroppo fa il deputato del PD Francesco Boccia: "È la politica che decide come usare i soldi". E la politica ha deciso che i futuri tagli di spesa dovevano finanziare la recente misura di prepensionamento di circa 4mila insegnanti, cosa che sbloccherebbe la stabilizzazione di altrettanti precari della scuola.

Secondo la Boccianomics, il commissario alla spending review sbaglia nel criticare l'operazione: "Cottarelli dice che i risparmi della spesa pensionistica devono andare al lavoro io gli ricordo che questo significa anche creare lavoro e non solo abbassare le tasse sul lavoro". Sarebbe forse auspicabile che qualcuno spiegasse a Boccia che sostituire lavoro pubblico con lavoro pubblico, ridurre spesa corrente per aumentare spesa corrente, finanziare nuova spesa pensionistica con la fiscalità generale, non è esattamente incasellabile alla voce "creare lavoro". È assistenza, è redistribuzione, ma non creazione di lavoro e di ricchezza. Un ulteriore taglio dell'Irap, quello sì sarebbe "creare lavoro".

Come andrà a finire? Il disagio di Cottarelli è palese e per molti versi condivisibile. I 25 gruppi di lavoro istituiti sotto la sua direzione hanno prodotto proposte concrete di razionalizzazione della spesa pubblica, che producono diversi miliardi di euro di possibili risparmi se la politica trova la forza e il coraggio di assumere politicamente le determinazioni tecniche del commissario. Queste però non si limitano ai "costi della politica" o ai famosi e anonimi "consumi intermedi", ma parlano anche e soprattutto di esuberi di dipendenti pubblici e di altre scelte dolorose e coraggiose. Sarà per questo che non è mai stato dato il via libera alla loro pubblicazione e che spuntano come funghi comitati e saggi alternativi, a cui si chiede 'o miracolo di trovare soldi, tanti soldi, senza dispiacere nessuno?

Se fossimo Renzi, blinderemmo Cottarelli e ci prepareremmo - da settembre - a far quello che solo un premier molto popolare può fare con buone chance di successo: le cose impopolari nel breve periodo, ma fondamentali per il rilancio futuro. Caro Renzi, non mollare Cottarelli e il suo lavoro, tienitelo stretto.

@piercamillo

cottarelli1