Genetica e inchieste giudiziarie: come funzionano i test del DNA?
Scienza e razionalità
L'indagine sul caso di Yara Gambirasio passerà probabilmente alla storia per le analisi genetiche che sono state condotte a tappeto sulla popolazione, con il coinvolgimento di diciottomila persone. Ma in cosa consiste il test del DNA di cui tutti i giornali parlano? Quanto è affidabile un test genetico in ambito forense?
I test più diffusi per questo tipo di indagini prevedono l'analisi di particolari sequenze di DNA, chiamate microsatelliti o Short Tandem Repeats (STR). Ognuno di questi marcatori STR è composto da un numero variabile di brevi ripetizioni di DNA, ciascuna con una lunghezza che va da 2 a 5 basi di DNA. Il numero di ripetizioni per ogni STR è molto variabile da individuo a individuo, quindi analizzando un numero sufficiente di marcatori è possibile ottenere un profilo genetico pressoché unico.
Negli Stati Uniti, l'FBI utilizza sin dagli anni Novanta un set di 13 marcatori STR, denominati CODIS. Al contrario, in Europa la scelta dei marcatori è stata più travagliata: inizialmente ciascun Paese Membro dell'Unione adottava un set diverso, sovrapponibile agli altri solo parzialmente. Nel 2001 il Consiglio Europeo individuò un set di 7 marcatori essenziali (European Standard Set, ESS) da esaminare in tutte le operazioni di genetica forense condotte in Europa, allo scopo di uniformare la situazione e agevolare lo scambio di informazioni tra le polizie dei diversi Paesi. Tuttavia, dopo il Trattato di Prüm del 2005 che migliorava ulteriormente il coordinamento a livello europeo con la creazione di apposte banche dati, ci si accorse che il set ESS iniziale non era più sufficiente: troppo alta era la probabilità di match casuali tra profili di DNA di individui diversi. Si raccomandò quindi di testare altri marcatori, e oggi i kit commerciali comunemente utilizzati comprendono 15 STR, più un marcatore per l'identificazione del sesso.
I marcatori presenti in questi kit vengono scelti in modo da ridurre al minimo la possibilità che due individui condividano lo stesso profilo genetico, fino a renderla sostanzialmente trascurabile. Ogni marcatore si può presentare in diverse varianti, ognuna delle quali si trova nella popolazione con una certa frequenza, quindi è sempre possibile stimare la probabilità che un individuo preso casualmente dalla popolazione in oggetto possa presentare un dato profilo genetico. Esisteranno profili più rari e altri meno rari, ma tendenzialmente si tratta di probabilità estremamente basse, prossime allo zero. Ovviamente la situazione cambia decisamente se la popolazione di riferimento ha una bassa variabilità genetica, come nel caso di gruppi di persone imparentate tra loro, o se per problemi tecnici non è stato possibile ottenere profili genetici completi.
È necessario comunque fare sempre molta attenzione quando si parla di statistica, in modo da non farsi fuorviare e comprendere esattamente ciò di cui si parla, come spiegato molto bene in questo articolo. In ogni caso, non bisogna mai dimenticare che un test del DNA da solo non può provare la colpevolezza di una persona. Le analisi genetiche sono un supporto straordinario al fine di escludere dei sospettati, ma la presenza di DNA sul luogo di un delitto non può mai essere considerata una prova sufficiente per identificare il colpevole: occorrono sempre altri accertamenti e indagini "tradizionali" per fornire un quadro completo e giungere alla soluzione del caso.
Oggi si può dire, quindi, che le indagini siano arrivate ad un punto di svolta, non che il caso sia chiuso.