L’enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, ha fatto molto discutere ed è stata generalmente ben accolta perché si occupa di questioni che riguardano l’umanità e non solo la comunità dei credenti. Si parla della cura del creato, delle disuguaglianze mondiali, dell’ecologia, del cambiamento climatico e in sostanza della sostenibilità ambientale del nostro modello economico: “È arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti". Di questa enciclica ecologista che tocca così tanti temi di cui la scienza, l’economia e la politica discutono animatamente da tempo è difficile trattare in maniera sintetica, ma ci sono due linee di fondo che più che dare risposte all’umanità su problemi ancora apertissimi sollevano dei quesiti all’interno della Chiesa riguardo alla coerenza del suo pensiero.

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Queste due linee di fondo, che in realtà sono molto intrecciate, sono la critica serrata che il Papa fa all’economia (di mercato) e alla tecnologia e che sono un po’ il filo rosso che lega il senso dell’enciclica. Alcuni esempi (ma l’enciclica ne è piena):

“La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente”, “L’alleanza tra economia e tecnologia finisce per lasciare fuori tutto ciò che non fa parte dei loro interessi immediati”, “Si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a spremerlo fino al limite e oltre il limite”, “È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. È anche la logica interna di chi afferma: ‘lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili’”, “Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. L’orientamento dell’economia ha favorito un tipo di progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoro, che vengono sostituiti dalle macchine. È un ulteriore modo in cui l’azione dell’essere umano può volgersi contro sé stesso”.

In sostanza c’è la convinzione (non nuova, ma diffusa in varie correnti filosofiche sia spiritualiste che materialiste) che l’economia di mercato, ovvero il sistema capitalista, e la tecnologia, ovvero la scienza, non siano meccanismi e processi di conoscenza neutrali, i cui risultati dipendono in ultima istanza dalle scelte e dalle responsabilità degli uomini, ma delle forze incontrollate con propri obiettivi, che portano l’uomo a sfruttare altri uomini e le risorse naturali e ambientali senza preoccuparsi delle conseguenze. In sintesi Papa Francesco, come sostengono i teorici dell’ambientalismo e della decrescita, indica la strada dell’uscita dal paradigma della crescita economica e del progresso tecnologico per entrare in uno schema di decrescita e redistribuzione delle risorse per vivere in armonia con il creato.

Ma c’è un problema. Praticamente la totalità delle teorie ambientaliste e decresciste sostiene che l’umanità sia in debito ecologico e che questa generazione stia consumando la quota di risorse ambientali che spettano alle altre specie viventi e alle future generazioni. E questo a causa di un modello economico che tende a massimizzare i profitti e a non calcolare i costi ambientali, e in ultima istanza da un elemento non trascurabile che è la sovrappopolazione, causa e conseguenza dello sviluppo economico e tecnologico. In pratica sui 7 miliardi di abitanti del pianeta terra qualche miliardo è di troppo (2, 3, 4 o 5 non si sa, dipende dalle varie teorie e dai rispettivi calcoli), quindi non si può non pagare il debito ecologico e non si può vivere in armonia senza un controllo delle nascite e senza una riduzione programmata della popolazione globale. Si tratta di riedizioni di teorie malthusiane che mettono in contrapposizione la divergenza tra le risorse finite e non rinnovabili della terra con la crescita esponenziale della popolazione, che non può portare che alla catastrofe ambientale o all’impoverimento della popolazione. Queste previsioni fosche e apocalittiche sono sempre state smentite negli ultimi 200 anni proprio per un paio di variabili che vengono trascurate quando si fanno proiezioni sul futuro allungando le rette su un grafico, il libero mercato e l’innovazione tecnologica, che hanno consentito di moltiplicare le risorse, o meglio di ottenere sempre di più utilizzando sempre meno risorse. Ma non è detto che tutto questo debba per forza continuare nel futuro, ed è un beneficio del dubbio del quale possono giovarsi gli ambientalisti malthusiani.

Il problema però è che la Chiesa, che da sempre si ispira al “crescete e moltiplicatevi” della Genesi è contraria al controllo delle nascite, ritiene il malthusianesimo una teoria errata e il sovrappopolamento un falso problema. Ma la contraddizione dell’enciclica è che il pacchetto decrescista e quello ambientalista vanno presi nel loro complesso, non si può cioè scegliere la decrescita economica e la moratoria tecnologica da un lato rifiutando però la decrescita demografica, altrimenti l’ecosistema non regge comunque, ci saranno sempre troppe persone per troppe poche risorse. D’altronde qualche tempo fa era proprio Jeffrey Sachs, l’economista ed ecologista della Columbia University che ha assistito il Papa nella stesura di questa enciclica, a sostenere che uno degli ostacoli allo sviluppo dell’Africa è proprio la posizione della Chiesa: “ The fourth threat is rampant population growth. The Roman Catholic Church, politically powerful throughout the continent, continues its opposition to birth control and family planning”.

L’alternativa è abbracciare il libero mercato e lo sviluppo di scienza e tecnologia, magari indirizzando e consigliando le persone a un uso e un comportamento responsabile, nella consapevolezza che mercato e scienza hanno permesso di moltiplicare i pani e i pesci, di fare di più utilizzando meno risorse, di garantire cibo, sanità e istruzione per più persone, in sostanza una vita più lunga e confortevole. Il tema della sovrappopolazione nell’enciclica è toccato di solo striscio, ma non si può avere tutto, come nella storiella della moglie ubriaca: la decrescita economica e la Terra piena.