La guerra sbagliata di Ségolène Royal contro la Nutella
Scienza e razionalità
La ministra dell'Ecologia Ségolène Royal, numero tre del governo francese e già candidata socialista alla presidenza contro Nicolas Sarkozy, ha lanciato una campagna di boicottaggio contro la Nutella. Intervistata al Grand Journal di Canal+, ha invitato i cittadini francesi a non mangiare più la celebre crema alle nocciole per contribuire a salvare il pianeta: «Bisogna ripiantare in modo massiccio degli alberi perché c'è stata una deforestazione massiccia che è una delle cause del riscaldamento climatico - ha detto al giornalista -, e bisogna smettere di mangiare la Nutella». La colpa della Nutella sarebbe quella di avere tra i suoi ingredienti l'olio di palma: «Non va bene, perché l'olio di palma ha sostituito gli alberi, causando danni considerevoli», quindi «devono usare altre materie prime», altrimenti niente Nutella.
Su Strade abbiamo più volte parlato della pessima campagna, fatta di protezionismo e cattiva coscienza, che mira anche in Italia a far bandire l'olio di palma, uno dei grassi vegetali più usati nell'industria alimentare, dalle mense pubbliche e private, oltre al boicottaggio delle aziende che ne fanno uso, un po' come sta facendo la Royal in Francia con la Nutella. Per iniziare a sgomberare il campo dal terrorismo salutista diffuso in rete e sui media negli ultimi mesi, l'olio di palma non fa male alla salute e a dirlo sono le ricerche scientifiche più recenti che hanno raccolto tutti gli studi fatti finora sull'argomento.
Questi studi non si occupano del problema dell'impatto ambientale, che è quello sollevato dal ministro Royal: la crescente domanda di olio di palma a livello globale è una causa della deforestazione nei paesi produttori del sudest asiatico, dove le foreste vengono sacrificate per fare spazio alle piantagioni di palma da olio, con conseguenze negative anche per la fauna selvatica, gli oranghi ad esempio. Di questo tema ad esempio se n'è occupato anche Report, in una puntata piena di errori e omissioni. C'è da dire che negli ultimi anni, anche grazie alla spinta delle associazioni ambientaliste e di chi chiede una coltivazione rispettosa dell'ambiente, nei più grandi paesi produttori come Indonesia e Malesia si sta andando insieme alle aziende e alle associazioni verso certificazioni che garantiscono la coltivazione sostenibile.
La vicenda è complicata e ovviamente il ciclo produttivo può essere migliorato, ma il boicottaggio dell'olio di palma è quanto di peggio si possa fare, perché non farebbe altro che spostare la domanda crescente e incomprimibile di grassi vegetali (e meno male, perché indica che la popolazione mondiale sta incrementando il proprio benessere) verso altre coltivazioni che sono meno produttive. L'olio di palma infatti – oltre ad avere una serie di caratteristiche specifiche che lo rendono preferibile ad altri grassi vegetali come consistenza, fragranza, neutralità del gusto e capacità di mantenere queste proprietà anche ad alte temperature – ha l'enorme vantaggio di essere molto più economico delle sue alternative, perché la coltivazione di palme ha bisogno di molti meno input energetici ed è molto più produttiva dei possibili sostituti: un ettaro di palme produce dalle 5 alle oltre 10 volte l'olio che producono un ettaro di mais, arachidi, girasoli, soia. Questo vuol dire che se l'industria non usasse più olio di palma ci sarebbe bisogno, per soddisfare la stessa domanda, di molta più terra coltivabile, quindi di maggiore deforestazione, che è ciò che Segolene Royal dice di voler evitare.
Per questo motivo RSPO, la Round Table on Sustainable Palm Oil è contrario al boicottaggio dell'olio di palma e invita ad acquistare prodotti di aziende che usano olio di palma sostenibile proveniente da piantagioni certificate (come fa Ferrero e tante altre aziende). Boicottare l'olio di palma è controproducente perché da un lato eliminerebbe gli incentivi a produrre olio di palma sostenibile (le aziende sarebbero incentivate a usare olio non certificato) e dall'altro spingerebbe le aziende ad usare altri olii che hanno bisogno di più terra coltivabile. Fa anche specie poi che uno dei maggiori esponenti del governo socialista si preoccupi di salvare gli oranghi dell'Indonesia mentre respinge gli immigrati al confine di Ventimiglia, ma questo è un altro discorso.
Oltre agli errori di merito c'è però anche una questione sul metodo con cui la Royal ha affrontato il problema, con un attacco "contra aziendam", scagliandosi contro un'azienda italiana e un suo prodotto di successo in particolare. È una cosa che non ha senso, se non per uno sciocco tic patriottico e protezionista, visto che anche molte aziende francesi usano per i loro prodotti l'olio di palma, una su tutte Lactalis. E l'uso dell'olio di palma non riguarda solo l'industria alimentare, ma anche quella cosmetica, un'altra eccellenza francese: l'olio di palma è usato da grandi aziende come L'Oreal nella produzione di creme, emulsioni e prodotti per il corpo e i capelli.
Ségolène Royal ha iniziato una guerra sbagliata, sulla base di informazioni distorte e con metodi scorretti, allo scopo di attaccare un'impresa italiana, escludendo quelle francesi. Da parte nostra sarebbe stupido rispondere a suon di boicottaggi contro le aziende francesi, ma il compito delle persone dotate di buon senso e di capacità di discernimento è quello di sgomberare il campo dalle bufale, dai pregiudizi e dalla retorica ambientalista un tanto al chilo. Perché noi valiamo.