Il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi ha ormai lasciato posto all'Intesa dei due Matteo, sembra di capire. Per l'attuale premier la radicalizzazione del dibattito politico imposta dal leader della Lega è una manna caduta dal cielo, perché nel vuoto cosmico esistente tra la Lega e il PD i voti "moderati" sono naturalmente attratti dal Partito Democratico. Salvini non rappresenterà mai una reale opzione di governo: lo sa lui, lo sa la sua nuova sodale Giorgia Meloni e lo sanno persino molti dei suoi potenziali elettori. Hanno quel che vogliono.

RenziVsSalvini

C'è evidentemente un'Italia a cui non interessa il governo reale dei problemi complessi, ma solo la rappresentanza del pensiero semplicato e immediato: uscire dall'euro e stampare moneta fresca, abolire la Legge Fornero e mandare la gente in pensione, basta austerity e neoliberismo. Di questa Italia italiota Salvini rappresenta l'anima "destra", quella che vuole anche sparare a vista ai barconi dei disperati nel Canale di Sicilia.

Il fronte sinistro del pensiero semplice, la sinistra del PD, ha per sua sfortuna trovato un argine in Renzi, che con buona retorica ne ha finora depotenziato la carica elettorale. A destra, il freno inibitore tradizionale dei peggiori istinti fascistoidi è sempre stato Silvio Berlusconi, nel bene e nel male. Dicevamo un tempo, quando Berlusconi governava incontrastato col vento in poppa e il favore della maggioranza assoluta degli italiani, che al Cavaliere stava riuscendo il miracolo della "costituzionalizzazione" della Lega Nord di Umberto Bossi e Roberto Maroni. Poi dalle parti di Arcore è mancata l'autocostituzionalizzazione, ma quello è un altro discorso.

Il bipolarismo "Matteo vs Matteo" è il campo di gioco in cui si sviluppa di fatto il Partito della Nazione evocato da Renzi: un solo partito di governo, un solo governo possibile, quello del "PD nazionale". Noi che nel 2011 e nel 2012 facemmo il tifo per Mario&Mario, i "tecnocrati" Draghi e Monti che salvarono l'Italia dalla bancarotta e l'Europa dalla rottura traumatica del sogno comunitario, oggi viviamo con disagio l'Italia del "Matteo vs Matteo". Non avremmo scommesso un centesimo sulla capacità dell'attuale centrodestra italiano di produrre una leadership e una visione adeguata alle sfide e alle necessità del Paese. Era scritto nelle cose che il berlusconismo avrebbe lasciato macerie e terra arsa.

Come hanno dimostrato le elezioni europee del 2014, l'opinione pubblica Mario&Mario può votare per Renzi, in assenza di alternative riformatrici credibili. Il premier lo sa e lavorerà per non sciupare quel tesoretto di voti da cui lui può pescare, a differenza di altri potenziali leader del PD.

Tuttavia, non ci si può rassegnare all'idea che il prossimo decennio non abbia opzioni di governo diverse dal monocolore renziano. Come la storia della Prima Repubblica italiana conferma, la democrazia senza alternanza, caratterizzata da una forza egemone e ineludibilmente al governo, riduce drammaticamente la qualità delle sue politiche. Senza concorrenza non c'è innovazione e sviluppo, e questo assunto vale in ogni ambito dell'azione umana.