C'è bisogno che l'Italia riattivi l'operazione Mare Nostrum, anche unilateralmente, offrendo all'opinione pubblica europea un messaggio fortissimo di maturità, civiltà e profonda umanità. Occorre che il governo italiano ponga con serietà ed efficacia sul tavolo europeo la "questione mediterranea", di cui l'emergenza degli sbarchi è pur sempre una conseguenza cruda, e per farlo non servono proclami e toni muscolari, ma l'assunzione di responsabilità e un'iniziativa di leadership.

mare nostrum grande

Troppi vecchi e novelli "celoduristi" nostrani ora abbaiano all'Europa matrigna o ai nordici insensibili. Matteo Salvini vorrebbe occupare gli alberghi che ospitano i richiedenti asilo e vorrebbe portare migliaia di profughi in pullmann a Bruxelles, a mostrare chissà cosa e chissà chi. Maurizio Gasparri chiede al governo il blocco navale, senza spiegare come questa iniziativa concretamente inibirebbe gli scafisti dal fare quel che fanno oggi: sparare a vista? Persino il segretario della piccola Scelta Civica post-montiana, Enrico Zanetti, ringhia all'Europa proponendo fantasiosamente al governo italiano di ridurre la propria contribuzione finanziaria alle spese dell'Unione Europea.

Non si accorgono costoro, o si accorgono benissimo, che questi loro toni sono uguali a quelli di chi altrove pretende che sia l'Italia a gestire da sola la propria patata bollente. E' populismo di rimessa. La verità è che Bruxelles non può fare molto di più di quel che fa, con gli strumenti normativi e finanziari a disposizione. Sono le politiche nazionali la fonte della paralisi comunitaria, non il contrario.

Molti osservatori ed esponenti politici nord-europei criticavano Mare Nostrum, perché quell'azione umanitaria sarebbe stata - a loro giudizio - un pull factor, cioè un fattore attrattivo nei confronti di centinaia di migliaia, anzi milioni di migranti africani e asiatici. Ed è evidente che, per gli scafisti criminali, l'esistenza di un ampio piano di salvataggio delle navi aumentava le probabilità di successo del loro "trasporto". Ma i numeri delle traversate e delle morti in mare di queste ultime settimane dimostrano che l'effetto di attrazione di Mare Nostrum era un fatto trascurabile rispetto alle vere, enormi, determinanti del fenomeno migratorio.

Milioni di disperati, milioni di persone a caccia di opportunità di vita e di speranza, sono pronti ad attraverso il deserto e il mare ad ogni costo e in ogni condizione pur di scappare da contesti di guerra, di fame, di miseria personale e familiare. I push factor, i fattori di spinta, sono la vera causa della tragedia.

Riattivando Mare Nostrum, il governo italiano mostrerebbe forza concreta e non muscoli fittizi. Così si scardinerebbe davvero la paralisi decisionale europea. Sarebbe la scelta più auspicabile per un paese responsabile, che ambisce ad un ruolo guida nella crisi libica (con risvolti potenzialmente anche militari) e alla leadership nel rapporto tra l'Europa e il Nord Africa, un'area che dobbiamo contribuire a pacificare, consolidare ed avviare verso un percorso stabile di crescita economica e sociale