Il voto scontato di un paese infelice
Istituzioni ed economia
La vecchietta in piazza Omonia, avvolta nella bandiera di Syriza, giura che passava per caso, si è fermata a guardare, si è fatta largo tra la folla e alla fine si è messa pure a cantare. "Mai votato Tsipras ma chissà che davvero non riesca a cambiare qualcosa". Insieme a lei gente entusiasta che si sgolava, sorrideva, abbracci e pacche sulle spalle. Tutti sotto il palco del giovane leader della Sinistra radicale, all'ultimo comizio prima delle elezioni.
È stato quella sera che il nuovo premier della Grecia deve avere avuto la certezza, al di là dei sondaggi, che avrebbe vinto. C'era entusiasmo, ottimismo, eccitazione, insomma aria di vittoria.
A pochi chilometri di distanza, in piazza Syntagma, si erano riuniti i comunisti del KKE, piuttosto mosci, ma mai come i sostenitori di Antonis Samaras, il primo ministro in carica, che il giorno dopo chiudeva la campagna elettorale al chiuso, in una palestra di Tae Kwon Do.
"Il premier uscente ha chiamato Tsipras per congratularsi con lui?" si chiedeva un giornalista, dopo i risultati delle elezioni. "È piuttosto Tsipras che deve congratularsi con Samaras" è stata la risposta, "per aver creato Syriza".
Quello che è oggi il primo partito del paese, alle politiche del 2009 aveva raggiunto il 4,6% dei consensi. Poi ci hanno pensato la crisi, l'austerity e le riforme insostenibili, che hanno fatto dei greci il popolo più infelice d'Europa (rapporto OCSE 2014 sulla qualità della vita). E come ha cercato di porvi rimedio Samaras? Spandendo il terrore, agitando davanti agli occhi degli elettori il drappo del default, la trasformazione del Paese in un nuovo nord Corea, la guerra civile.
Come andare da uno che sta morendo e dirgli che se cambia dottore morirà. Non funziona.
Anche perché, dall'altra parte, il messaggio è stato netto e positivo: speranza, speranza a piene mani. A cominciare dallo slogan, dagli spot pubblicitari, il ragazzo che dice: "Io cambio Paese" e la ragazza che risponde: "Io cambio il Paese".
E poi le altre parole chiave di questa campagna: dignità, giustizia, democrazia, solidarietà. Ci ha creduto il 36,34% degli elettori, che ha dato a Syriza 149 seggi su 300.
Voto assolutamente trasversale. C'è la matura signora in pensione, che ascolta i lamenti dell'amica, infuriata con Tsipras e le sue catastrofiche promesse, le dà anche ragione, ma appena quella si allontana, si volta e a bassa voce dice: "È un uomo onesto, si è fatto da solo, ha proposto tutte cose giuste. Ne facesse anche solo la metà...". C'è il padre di famiglia, in lotta con tasse e bollette, che ti spiega che Alexis vive in un quartiere popolare e i figli non li manda nelle scuole private, e vabbè che sono ancora piccoli. Anche quella, che il giovane ingegnere proprio non lo può digerire, enumera gli scandali dei governi precedenti e le prepotenze, i piccoli soprusi e dice che ha dovuto votarlo per liberarsi degli altri. Qualcuno accenna al fatto che è ateo, convive e non ha battezzato i due figli. In uno Stato legato a doppio filo alla Chiesa ortodossa, le cui ingerenze nella cosa pubblica sono molteplici, non è dettaglio da poco.
Ci sono poi i giovani, convinti dalla promessa di un ritorno ai valori fondamentali dell'Europa, in primis dignità umana, Stato di diritto, benessere dei suoi popoli. Tsipras li ha convinti che si può cambiare rotta, risanare il Paese lottando contro sprechi e corruzione, ristrutturando il debito senza uscire dall'euro, agendo su Sanità e pensioni con parametri di giustizia sociale. E c'è anche da combattere il potere delle élite.
Ci riuscirà? Di certo c'è che il primo potente è già saltato. Per la prima volta, dopo 92 anni, in parlamento non siederà un Papandreou. George, ex premier e ultimo della dinastia, con il suo nuovo partito Movimento dei Socialisti democratici non ha superato lo sbarramento del 3%.
E seTsipras fallisse? Nella migliore delle ipotesi una parte di quella piazza che lo ha sostenuto potrebbe tornare ad Antonis Samaras, sempre che rimanga alla testa di Nea Demokratia. Ma il rischio vero è che il voto si indirizzi al partito di estrema destra Alba Dorata, i cui vertici sono in carcere da oltre un anno con l'accusa di organizzazione criminale e che, nonostante questo, oggi è la terza forza politica del Paese. Allora sì, povera Grecia e povera Europa.