In Francia e in Italia il bipolarismo è senza alternative, ma non è per forza ‘populisti contro sovranisti’
Istituzioni ed economia
Nel 2002 Jacques Chirac creò l’UMP (Unione per un Movimento Popolare,) che univa il movimento gollista RPR (Raggruppamento della Repubblica), i liberali conservatori fuoriusciti dall’UDF, il Partito Radicale e vari movimenti centristi. Nel 2007 Sarkozy allargò la base del partito accogliendo Ecologia Blu, bonapartisti, orleanisti, conservatori nazionali, euroscettici, liberali sociali, movimenti come Caccia, Pesca, Natura e Tradizioni e personalità di sinistra come Bernard Kouchner (uno dei fondatori di Medici senza Frontiere) e l’ex socialista Eric Besson che divenne ministro dell’immigrazione e dell’identità nazionale nel governo Fillon.
Con questa alleanza Sarkozy vinse le presidenziali del 2007 e alle legislative l’UMP ottenne la maggioranza assoluta dei seggi (313), mentre il Front National fu ridotto ai minimi termini con il 4.29% dei consensi e nessun deputato. La maggioranza presidenziale di Sarkozy si confermò alle elezioni europee del 2009 con 29 eurodeputati eletti, mentre il Front national ottenne il 6.34% dei consensi e tre eurodeputati.
Sarkozy vinse perché nel 2005, da ministro dell’Interno, seppe risolvere la crisi delle banlieu che sconvolse la Francia senza alcuna vittima, dimostrando di essere il miglior garante dell’ordine pubblico. All’azione repressiva seguì una forte azione per una migliore integrazione, la battaglia per la laicità positiva contro le spinte identitarie che emergevano nella comunità islamica, un rilancio della competitività francese per la valorizzazione del lavoro contro le 35 ore e la riconciliazione della Francia con l’Europa dopo la ferita aperta con la vittoria del NO al referendum sulla costituzione europea del 2005, che segnò la fine politica di Chirac. In politica estera fece rientrare la Francia nel comando militare integrato della NATO e gestì con successo, da Presidente del Consiglio Europeo e da Presidente del G8, la crisi finanziaria del 2008.
L’iper-presidente francese aveva ispirato Gianfranco Fini, che dopo la svolta di Fiuggi ruppe l’alleanza con Jean-Marie Le Pen e in un articolo, pubblicato su “Le Figaro”, dichiarò di ispirarsi al gollismo francese. Il Popolo della Libertà che nacque dall’unione tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale assomigliava all’UMP francese, anche se dopo la vittoria delle elezioni politiche del 2008, confermata alle europee del 2009, fu vittima dell’accesa rivalità tra Fini e Berlusconi che portò alla sua dissoluzione nel 2013.
Sarkozy, nonostante i buoni risultati ottenuti, fu vittima di una campagna di odio senza precedenti e perse le di misura le elezioni del 2012 contro Hollande. L’uscita di scena di Sarkozy segnò anche il declino dell’UMP dilaniato dalle divisioni interne tra Copé e Fillon; infine scomparve per lasciare il posto ai Repubblicani nel 2015.
A chi ha giovato il crollo dell’UMP in Francia e del PDL in Italia? Nonostante la vittoria alle presidenziali nel 2017 e nel 2022, Emmanuel Macron è oggi minoritario e non è riuscito a creare un blocco centrista maggioritario. Il Front National, ora Rassemblement National, è il primo partito ed è il garante della sopravvivenza del governo Barnier, nonostante il fronte repubblicano che doveva fungere da cordone sanitario contro i post-fascisti, mentre in Italia Fratelli d’Italia è diventato il primo partito e la sua leader, Giorgia Meloni, capo del Governo.
Come hanno scritto vari saggisti come Alain Finkielkraut, Elisabeth Badinter, Jacques Julliard, la destra è maggioritaria politicamente, ma minoritaria culturalmente; la sinistra si è suicidata prediligendo le posizioni delle sue lobby e dei suoi intellettuali; le minoranze sessuali LGBTQ, le femministe, gli islamo-gauchistes, gli ecolo-wokisti. Gli intellettuali, professori universitari, un buon numero di magistrati, giornalisti, persone della cultura (teatro, cinema, arte, animazione) si stanno rivelando talmente influenti da apparire molto più numerosi di quanto non lo siano realmente.
Da qui la loro delusione nel constatare l’abbandono progressivo del ceto medio-basso che non si riconosce nei programmi elitisti delle minoranze citate. Questo elettorato teme per la perdita del potere di acquisto, per la gentrificazione dei centri urbani, che costringe le classi medio-basse a vivere in periferie degradate, teme l’immigrazione e i problemi che ne conseguono, in particolare la sicurezza e il diffondersi dell’estremismo islamico.
La sinistra di un tempo faceva battaglie per i diritti dell’uomo come la celebre battaglia di Badinter contro la pena di morte, la battaglia di Simone Weil contro gli aborti clandestini, le battaglie per la condizione dei lavoratori mentre oggi si ha la sensazione che le battaglie per i cosiddetti diritti civili siano basate su un individualismo sfrenato. Un’inversione di valori: la laicità che era un valore emblematico della sinistra, lasciata vacante da quest’ultima, è diventata un baluardo della destra.
Per compiacere la comunità islamica “la sinistra mangia-preti è diventata la sinistra lecca-burqa” (Jacques Julliard, nel libro "Comment la gauche a déposé son bilan"). Tuttavia la destra è condannata a vincere le elezioni ma a perdere il suo programma. In campo educativo una pedagogia imbecille ha distrutto le basi della scuola repubblicana. La scienza, l’economia, la cultura, la lingua francese sono le vittime di questa vulgata. Più in generale è stato l’universalismo francese, sintesi tra l’umanesimo cristiano e la filosofia illuminista, ad essere messo a dura prova dalle dottrine comunitariste e wokiste dell’estrema sinistra provenienti dagli Stati Uniti. Sarkozy ha recentemente dichiarato che non esiste una soluzione francese all’immigrazione senza un ritorno all’ordine repubblicano e alla repressione del dilagare dell’antisemitismo.
Ma l’Europa ha una sfida davanti a sé per i prossimi anni: presentando il suo rapporto di 400 pagine sulla competitività, Mario Draghi, non ha nascosto le difficoltà che dovrà affrontare l’Europa se vuole evitare una “crisi esistenziale”. Le raccomandazioni di Draghi non dovranno finire in un cassetto ma dovranno ispirare i lavori della Commissione europea per i prossimi cinque anni.
Servono 800 miliardi di investimenti supplementari per anno se l’Europa vuole evitare di essere distanziata definitivamente da Cina e Stati Uniti. Draghi ha indicato tre settori su cui rivolgere un’attenzione particolare; innovazione, decarbonizzazione e sicurezza energetica ed economica. In particolare l’Europa dovrà adattare la transizione energetica e climatica privilegiando la competitività per evitare la decrescita. Una critica neanche troppo velata all’attuale Green Deal. Mario Draghi ha messo in guardia contro la lenta agonia che rischia l’Europa.
La stabilità politica è una delle condizioni necessarie per procedere a questa politica per l’avvenire. In Francia, Sarkozy vorrebbe una grande alleanza centrista per ricomporre il blocco che diede vita all’UMP equidistante dalla sinistra e dall’estrema destra, mentre in Italia sembra difficile al momento ipotizzare uno schieramento centrista indipendente.
Se la priorità è l’agenda Draghi forse la soluzione migliore è rappresentata da un’alleanza con il centro-destra, pur con tutti i suoi limiti, con un obiettivo analogo a quello di Sarkozy: rendere lo schieramento conservatore rigorosamente atlantico e europeista, capace di emarginare e in prospettiva escludere i sovranisti anti-europei e filo-russi e focalizzato su un’agenda di governo realistica e responsabile, senza promesse impossibili e doppiezze obbligate.