Le elezioni dipartimentali francesi hanno segnato il gran ritorno sulla scena politica d'oltralpe di Nicolas Sarkozy. Al contrario, il Front National non ha sfondato come si aspettava Marine Le Pen. Un bene? Sicuramente per i francesi e per la dialettica politica a livello europeo; se il FN avesse raggiunto il primo posto tra i partiti di Francia, i risultati si sarebbero notati anche a livello continentale, con tutti i movimenti che si rifanno ai nazionalisti francesi pronti a festeggiare. Per fortuna così non è stato.

sarkozy

I francesi che si sono recati alle urne hanno deciso di arginare il populismo del Front National per scegliere l'alternativa di governo, ovvero l'UMP. E' la dimostrazione che - nonostante una base di consenso molto ampia ottenuta dal partito lepenista - nel momento in cui si deve governare l'elettorato premia chi è capace di farlo; chi all'opposizione affianca anche proposte e visione politica. La linea del FN abbiamo imparato a conoscerla: protesta antisistema e antipartitica, critica xenofoba dell'immigrazione, euroscetticismo estremista e, dulcis in fundo, una politica estera al soldo del Cremlino. Insomma, il vecchio nazional-socialismo.

All'interno dei nostri confini, ogni giorno si discute di quello che è stato, di quello che (non) è e di quel che sarà il centrodestra che dovrebbe opporsi al Partito Democratico di Renzi. Fino ad oggi si vedono i tratti lepenisti ed estremisti del Front National, ma non c'è traccia di qualcuno che possa essere indicato come l'alter ego di Sarkozy. Quindi se la Lega è la cugina del FN, non si intravede neanche un lontano parente dell'UMP.

Non c'è un partito che dichiari guerra alla burocrazia, all'eccessiva pressione fiscale, allo Stato chioccia che vuole assisterci dalla culla alla tomba; non c'è un partito che affronti il problema dell'immigrazione con ragione e buon senso, dei diritti civili (bandiera ormai lasciata alla sinistra); non c'è un partito che difenda la riforma delle pensioni Fornero; sì proprio quella, la riforma che ha salvato le casse dello Stato; non c'è un partito che dica che uscire dall'unione monetaria sarebbe un abominio. 

Ecco, la differenza tra Sarkozy e il (fu) centrodestra moderato italiano, sta nel fatto che Sarkozy rifiuta ogni tipo di alleanza con il FN ed anzi, lo paragona - a ragione - all'estrema sinistra, senza dimenticare di fare opposizione al partito socialista di Hollande; il (fu) centrodestra italiano si appiattisce sulla visione leghista, autarchica e nazionalista, incapace di staccarsene, appoggiando un giorno sì e l'altro no il Pd renziano.

Inoltre, chi insegue il sogno lepenista sa perfettamente di non poter governare, poiché avrebbe come obiettivo ultimo una percentuale di consenso che risulterebbe comunque minoritaria (per esempio il 25% del FN) e quindi insufficiente di fronte ad un avversario capace di attestarsi attorno al 40%. C'è poi un altro punto che rende differente l'UMP: Sarkozy si è ripreso il partito dopo aver fatto una battaglia politica all'interno del suo stesso soggetto d'appartenenza. In Italia tutto ciò è impensabile: i partiti di centrodestra erano delle aziende personali, con la corte del capo, dove tutte le decisioni erano prese da poche persone e gli incarichi calati dall'alto. Tutto ciò che la politica non dev'essere.

Se si vuole costruire una "cosa" alternativa al Pd, questa non potrà che essere diversa dalla destra populista con la bava alla bocca. Una forza capace di sfidare Salvini, di dare una visione alle imprese, ai lavoratori autonomi, ai lavoratori dipendenti e ai giovani; una forza che faccia della competizione la propria arma vincente, che osteggi il pensiero breve e le urla.