italia federale grande

Il cosiddetto federalismo è stato in Italia uno strumento di scontro territoriale e di contesa del potere politico per definizione, quello di spesa. Il federalismo italiano non è mai stato politicamente autonomistico, né nelle sue forme speciali (nordiste e sudiste, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta), né in quelle ordinarie, dopo che la Lega ha imposto una declinazione conflittuale, se non separatistica alla questione regionale, e la riforma del 2001 ha accesso speranze e illusioni presto vanificate dalla prova con la realtà. 

Gli auspici del Presidente Mattarella perché il sistema delle autonomie diventi cooperativo sono, più che auguri, rimpianti. La riforma delle regioni e quella dello Stato ha peraltro cessato di essere una materia istituzionale ed è diventata la questione politico-sociale per eccellenza di un Paese lacerato, che ha visto crescere differenze e distanze territoriali e che si è progressivamente disunito anche dal punto di vista civile.

Il “federalismo” è diventato una sorta di tribalismo localista, un teatro dell’assurdo di identità autoproclamate e inventate, che chiedono il proprio pezzo di cielo, di vantaggio o di rendita a uno Stato che ha smarrito il proprio fine e ha perduto il proprio mezzo, non avendo più i quattrini sufficienti per “fare l’Italia” o impedire che si disfi.

L’eredità del vecchio e del nuovo regionalismo è solo nell’esplosione dei conti pubblici. Ben poco è stato sperimentato in termini di modelli di governo e di autogoverno territoriale. La classe politica locale si è affermata in ruoli nazionali, come difficilmente accadeva in passato, e sindaci e governatori diventano, assai più di prima, personaggi da copertina, ma se dovessimo fare un bilancio di questi vent’anni di “federalismo” a emergere sarebbe la coincidenza con i vent’anni di declino italiano. Non che tutti i territori abbiano fatto passi indietro, ma anche per quelli che hanno fatto passi avanti è difficile ascrivere il merito in primo luogo alla classe dirigente locale.

Il federalismo, che è un ideale di unità, autonomia e responsabilità, in Italia si è voltato nel suo rovescio, perché è partito ideologicamente con il piede sbagliato e perché a originarlo, in ogni caso, è stata una vera faglia tellurica, quella che divide il Nord e il Sud del Paese e che purtroppo, malgrado il folklore o l’intonazione razzistica del “partito padano”, non è etnico-geografica, ma socio-culturale e economica.

Le “vecchie” Regioni, che hanno ieri compiuto 50 anni, e quelle “nuove” che ne hanno 20, purtroppo sono state un’occasione persa. Non sono servite a niente di politicamente significativo e questo, più che per i nazionalisti, dovrebbero un cruccio per i federalisti, che non ha nessun senso continuino a fare la guardia al bidone del federalismo all’italiana.

@carmelopalma