Di Gregorio gargoyle

Ieri ad Agorà, su Rai 3, una star del sovranismo finanziario, Fabio Dragoni, sosteneva che, poiché il costo medio del debito pubblico italiano è più basso che in passato, l’emergenza spread è una balla. Che è come dire: la temperatura media del paziente nell’ultimo mese è stata di 40°, mentre nell’ultima settimana è stata solo di 39.5, anche se negli ultimi giorni è tornata a superare i 40. Quindi se il paziente non è morto ieri, non morirà domani.

La tesi per cui, visto che le emissioni di Bot e Btp italiani in passato avevano tassi anche superiori a quelli attuali, allora non c’è problema, è stata poi accanitamente dibattuta. L’informazione in Italia funziona infatti così: uno dice che la terra è piatta, o che nessun uomo ha messo il piede sulla luna, o che l’11 settembre è stato un autocomplotto americano, o che l’Italia è invasa dagli immigrati o che si spende troppo poco per pensioni e i giornalisti, con rispetto parlando, aprono il dibattito. La loro “neutralità” rispetto alla razionalità e fondatezza di qualunque affermazione è diventato il suggello dell’abdicazione a un ruolo professionale, che, in teoria, dovrebbe essere diverso da quello della mera gestione del traffico delle opinioni. Se no, i giornalisti diventano semplicemente i vigili urbani impegnati a presidiare gli incroci dei vialetti del manicomio mediatico globale. Che è quel che sono diventati.

Sempre ieri, il senatore pentastellato Ciampolillo ha eletto il proprio domicilio parlamentare a Cisternino, in un uliveto, per impedire che un ulivo colpito da Xylella venga abbattuto. La vicenda Xylella, come quella della cura Stamina, è uno dei monumenti dell’oligofrenia complottista della politica italiana, una delle tempeste di follia che ha intrappolato il dibattitto pubblico e gonfiato le vele del voto sovranista. Il combinato disposto di complottismo e negazionismo, di cui le istituzioni politiche locali dovrebbero essere chiamate a rispondere, è diventato un vero e proprio mainstream ideologico e una patente di eroismo, che consente paradossalmente a Ciampolillo di guadagnare, non perdere credito, con la divisa di agente del contagio.

Anche in questo caso, sono stati però pochissimi i giornalisti disposti a verificare fin dall’inizio le panzane che hanno affollato tutti gli atti politici e giudiziari che si sono inseguiti in questa ormai lunga vicenda. Gli altri, si sono limitati a ingozzare il dibattito di un orrendo junk food para-scientifico e para-giornalistico, in cui tutto sta sullo stesso piano, e tutto ha un’uguale legittimità, in un circolo vizioso che costringe chiunque cerchi il consenso del “pubblico” a fare eco alle follie di cui il pubblico si pasce.

Tutti i personaggi del teatrino mediatico-politico diventano così, nella migliore delle ipotesi, delle varianti del don Ferrante manzoninano, l’erudito che ne I Promessi Sposi spiegava con irresistibili filosofemi che la sorte umana era guidata dagli astri e la peste non esisteva, finché «gli s'attaccò e andò a letto a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle».

@carmelopalma