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Come la Brexit, anche la Presidenza Trump finirà per intossicare l'Europa e le sue istituzioni assai più del corpo politico delle più antiche e sante democrazie del mondo. Regno Unito e Usa – direi se dovessi scommettere un euro, un dollaro o una sterlina nella sordida bisca della politica euro-occidentale – sopravvivranno agevolmente alla tentazione di fermare il mondo e all'azzardo di volerne scendere e troveranno dentro di sé l'antidoto al veleno della vendetta sovranista.

Più difficile che qualcuno lo trovi (e perfino che lo cerchi) in un'Europa che, dal dopoguerra ad oggi, ha trovato solo fuori di sé - nella tutela atlantica e nella politica, nell'industria, nella finanza che "parlano inglese" (come diceva sprezzantemente Tremonti) - il proprio posto e ruolo nel mondo globalizzato dal trionfo dell'american way of life.

La Brexit e Trump alla Casa Bianca sono violenti accessi di febbre nazionalista e anticapitalista nelle due patrie di elezione del capitalismo multinazionale, reazioni frustrate e convulse al problema della periferizzazione demografica ed economica dell'ex Primo Mondo, urli di rivolta dell'uomo bianco contro il travolgente meticciamento etnico-culturale della società occidentale.

La lettura "poveraccista", come se a premiare Trump fosse stato un formidabile rovescio di consensi sul plutocrate newyorkese da parte del quarto stato americano disoccupato o sottopagato, sembrerebbe più che smentita dalle indagini post voto, che segnano ancora un'ampia (ma insufficiente) prevalenza del voto democratico tra i redditi più bassi, ma una diserzione dalle urne dell'elettorato povero tradizionalmente democratico proprio negli stati decisivi del Midwest.

Al contrario, la retorica vetero-classista così in voga tra i trumpisti continentali è una della tante balle spaziali che fanno da corona al risicatissimo "trionfo" del ballista spaziale (ha preso meno voti di quanti ne ottennero, perdendo, Romney nel 2012 e McCain nel 2008) e occultano il dato più evidente, cioè il carattere essenzialmente etnico, non economico, della frattura apertasi nell'elettorato a stelle e strisce, che però proprio le prospettive demografiche del Paese - nel 2043 i bianchi non ispanici non saranno più la maggioranza negli Usa - rendono ben più che reversibile e ormai storicamente residuale.

Qualcosa di analogo - anche se non nelle stesse proporzioni - si potrebbe dire del Regno Unito, in cui neppure il più ottuso nazionalismo sull'onda lunga della Brexit potrebbe raddrizzare le gambe e l'anima di una società super-internazionalizzata (e anche in questo caso: sempre meno bianca), proprio dove più vorticosamente girano gli affari e i quattrini. In primis, a Londra.

La Brexit e Trump sono due manifestazioni di una dinamica strutturale delle società occidentali, cioè il trade off tra consenso popolare e processi di integrazione politica ed economica, cioè - in un senso molto lato - tra democrazia e mercato. Il populismo anti-establishment (e alla fine direttamente anti-politico e anti-istituzionale) è un effetto collaterale, un'isteria colpevolistica, e un’ossessiva ricerca di colpevoli esemplari. Non è il "prima", ma è il "dopo" di un ordine politico mondiale sconvolto da un nuovo ordine economico (e ripeto: demografico) globale. I politici, le classi dirigenti, sono solo gli untori a cui far pagare la peste.

Però tutto questo nel Regno Unito e negli Stati Uniti, pur senza dare nulla per impossibile (il peggio nella storia non è mai impossibile), non seminerà presumibilmente gli sfracelli che ricadranno sulla politica continentale. L'Ue e il mercato comune - stretti tra la nuova Washington e la vecchia Mosca - potrebbero uscire letteralmente schiantati dall’antica e irrisolta minorità politica europea, polverizzati dalla paranoia agorafobica dei territorialismi straccioni (di cui l'Europa è piena, come dei relativi cimiteri), del sovranismo in libera uscita, dell'invidia sociale e del sospetto razziale come nuova forma di "etica pubblica condivisa".

Sarebbe (o sarà) un disastro economico e civile, un'universalizzazione della miseria morale e materiale, una sorta di deriva parasovietica (a proposito dell'amico Vladimir), a differenza di quanto pensano i disonesti e i cretini del libero-scambismo etnicamente corretto, i liberali coi dazi degli altri, gli esportatori “chilometrozeristi”, insomma tutta la compagnia di giro del trumpismo cafone risciacquato nelle acque putride del fascismo europeo o della post-democrazia new age made in Casaleggio.

Quanto Trump avrà finito di fare i pochi danni che presumibilmente questo mix di etnicismo, nazionalismo e protezionismo riuscirà a fare negli Usa, l'Europa potrebbe già essersi auto-cannibalizzata in nome degli stessi "valori".

@carmelopalma