logo editorialeL'Italia politica è storicamente incline a cercare cosa c'è "dietro" per non trovare - e non ammettere - ciò che le sta "davanti", per occultare nell'invisibilità del complotto il peso dell'evidenza e la responsabilità dei fatti.

Le "rivelazioni" dell'ex ministro Geithner non rivelano niente e non provano alcunché. Del discredito di Berlusconi - poco importa se meritato o immeritato - sui tavoli politici del Consiglio e della Commissione Ue si sapeva ampiamente, per non dire del giudizio della Merkel e di Sarkozy. Dell'inattendibilità degli impegni assunti dall'esecutivo italiano, nella fase in cui il contagio greco si estendeva rapidamente a tutta l'area euro-mediterranea, dava quotidianamente conto lo spread. Dell'inconsistenza di una maggioranza abborracciata, che da quasi un anno si reggeva alla Camera sulla "lealtà" di Razzi e Scilipoti e che sul voto del consuntivo di bilancio alla fine del 2011 si sarebbe dissolta, non c'era nessuno che non fosse informato, a Roma come a Bruxelles.

Dove sarebbe il complotto? Nella speranza che non fosse un premier suonato, senza maggioranza e inseguito dai fantasmi del proprio spericolato "privato" a tenere in mano le chiavi di uno dei paesi, in cui sarebbe potuta esplodere la bomba che avrebbe fatto saltare in aria l'eurozona? Nel tentativo di forzare l'Italia a sganciarsi dal destino di un leader politicamente dissociato, che a Bruxelles firmava impegni capestro - come tutti i cattivi pagatori del mondo - e tornato a Roma tuonava contro le estorsioni di Bruxelles?

Le ricostruzioni complottistiche sono gialli o polizieschi di serie b, perché sacrificano alla forza suggestiva della storia qualunque rapporto razionale tra le cause e gli effetti, tra le prove e il fatto provato. Non c'è più nessun ordine logico, i fatti scoppiano e il solo fine è il rumore dell'esplosione. In questo caso il mezzo del ricatto, che gli Usa erano stati invitati ad usare contro l'Italia da non meglio precisati euro-officials antiberlusconiani, era un prestito del FMI, che avrebbe suggellato lo sbarco della troika e la messa sotto tutela del nostro Paese. Ieri fonti della Commissione hanno ribattuto che quella del prestito era una strategia Usa, non Ue. Poniamo pure che mentano. Certamente però quella del prestito non era una richiesta italiana, nè con l'esecutivo Berlusconi, né con quello Monti. Gli Usa avrebbero dovuto ricattare l'Italia negandole un prestito non richiesto?

Oggi Berlusconi può quindi usare il complotto per dichiararsi vittima di una macchinazione, non responsabile di un fallimento. Ma non è il solo ad averlo fatto. Quella complottistica è un'inclinazione perfettamente bipartisan. Ancora oggi trionfa a sinistra la leggenda sulla crisi del secondo Governo Prodi, la cui caduta fu l'effetto collaterale di un'inchiesta giudiziaria sulla famiglia del Guardasigilli Mastella, oltre che del sostanziale pareggio elettorale del 2006, e non della presunta compravendita di parlamentari ordita dal Cav.. Per non parlare della vulgata sul complotto dalemiano contro il primo Governo Prodi, che cadde invece per mano di Bertinotti e perché non resse la coalizione messa in piedi dal Professore, in una legislatura che la sinistra riuscì a portare faticosamente avanti solo rimescolando la compagine parlamentare dell'esecutivo.

Con le teorie cospiratorie non si cerca una spiegazione per l'inspiegabile, ma una giustificazione che alleggerisca la gravità di una sconfitta manifesta. Il complottismo, che sfrutta i bias cognitivi dell'opinione pubblica, ha l'obiettivo di salvare il fallito dal costo morale del fallimento, di redimerlo agli occhi del mondo - o per lo meno del "suo" mondo. Dietro il fanatismo, che è il mezzo, si nasconde l'ipocrisia, che è il fine.

@carmelopalma