legge elettorale grande

I sistemi elettorali trasformano voti in seggi. A una settimana dal voto, molto si è detto sul risultato a livello macro: l’impossibilità di una maggioranza in Parlamento, la vittoria del centrodestra e la sconfitta del centrosinistra. C’è però un livello di analisi che non va trascurato nell’assegnazione dei seggi ai candidati: le plurielezioni.

La nuova legge elettorale ha cambiato anche il sistema delle pluricandidature, intrecciato tra uninominale e plurinominale. Da qui deriva il fenomeno della plurielezione: uno stesso candidato può risultare eletto in più arene e di conseguenza deve fare posto ad altri candidati, questa volta senza poter optare.

Sono più di 80 in tutto i plurieletti tra Camera e Senato, più del quadruplo rispetto al 2013, con una distribuzione territoriale che avvantaggia al Nord prevalentemente il centrodestra e al Sud il Movimento 5 Stelle. Sulla crescita influisce sicuramente l’esordio del Movimento 5 Stelle nelle strategie di placement. Complice il successo nei collegi uninominali, i grillini fanno incetta di seggi, non sempre ritenuti certi al momento delle candidature. Il caso siciliano ne è una concreta dimostrazione con ben 5 plurieletti presenti sia nel listino che nel collegio e con il conseguente recupero di eletti in altre circoscrizioni.

Nel Pd, la disfatta nei collegi uninominali si riflette sulle combinazioni di plurielezione. Solo Renzi, Padoan, Gentiloni e Cerno risultano vincere il collegio e ottenere il seggio anche al proporzionale. Lasceranno spazio dunque ad elette donne, tra cui, nel caso di Renzi, la candidata Valente, ripescata nonostante 2 pluricandidature, entrambe fallite. L’en plein appartiene alla ministra Boschi che totalizza l’1+5, unica in tutte le liste di Camera e Senato, mentre le 4 plurielezioni della Annibali sembrano far riafforare quel trend del Pd 2008 che promuoveva in diverse posizioni eleggibili (allora più blindate grazie al meccanismo del Porcellum su circoscrizioni ampie) candidature dalla società civile.

Nel centrodestra si ripropone la tendenza del 2006 che vedeva principalmente la pluricandidatura come fattore di conservazione del ceto politico. Benché la crescita in termini di seggi faccia comparire anche diverse fisiologiche new entries nella Lega, sono principalmente gli incumbent a beneficiare della plurielezione in Forza Italia.

Merita di essere menzionata la vicenda di Fratelli d’Italia che alla Camera ottiene 19 seggi nella quota proporzionale, 7 dei quali sono “controllati” da candidati risultati vincenti nel collegio uninominale.

Una sintesi viene proposta nelle tabelle dove per PE 1+5 si intende Plurieletto 1 volta nell’uninominale e 5 volte nel proporzionale.

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