'La Casa de Papel' nel contratto di governo Di Maio-Salvini
Istituzioni ed economia
C’è una serie tv spagnola molto popolare su Netflix, “La Casa de Papel”. Racconta la storia di una rapina colossale, circa 1 miliardo di euro rubati alla zecca di stato spagnola, o meglio stampati nel corso di un assedio colossale e pianificato fin nei dettagli all’edificio che ospita i macchinari che trasformano carta in moneta. Uno degli aspetti più interessati, e forse meglio riusciti della serie, è che nel corso degli episodi l’opinione pubblica inizia a solidarizzare con la banda di criminali, perché in fondo non rubano nulla a nessuno.
Cosa è in fondo 1 miliardo di euro in bigliettoni da 50 e 100 euro rispetto all’oceano di liquidità aggiuntiva con cui nel corso degli ultimi anni la Banca Centrale Europea ha inondato l’economia continentale, o alla decisione di difendere la solvibilità del debito dei paesi più in difficoltà con l’acquisto massiccio di titoli di stato da parte della stessa EuroTower? Niente, poco più di un errore statistico. Per anni abbiamo mostrato accondiscendenza nei confronti delle scelte generose ed espansive dell’istituto presieduto da Mario Draghi, perché in qualche modo la strategia della BCE ha rappresentato un credito di tempo nei confronti dell’Italia e degli altri paesi in cerca di una necessaria ristrutturazione delle proprie condizioni di competitività e produttività. Un eccesso di bontà? Una droga che ha finito per assuefare?
Negli ultimi anni, i governi italiani hanno tenuto un atteggiamento responsabile nei confronti dei saldi di bilancio, conservando anno per anno un avanzo primario e un certo grado di rigore finanziario. Avrebbero dovuto spingere di più sull’acceleratore delle riforme strutturali dell’economia, ma in un paese allergico al cambiamento, alla competizione e all’assunzione di responsabilità le buone intenzioni si scontrano con forti resistenze culturali, sociali, politiche e burocratiche. E così, assuefatti dalla liquidità che nel frattempo veniva stampata nella Casa de Papel, gli italiani hanno creduto che la causa della scarsa crescita italiana, della disoccupazione stagnante e dei sogni infranti da dieci anni abbondanti di crisi economica fosse della medicina che stavano assumendo – l’austerità - e non del fatto che oltre ad assumere farmaci il corpo debilitato avrebbe avuto bisogno di aria fresca, di esercizio fisico e di forza di volontà.
Il contratto di governo del M5S e della Lega è il programma che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani oggi sottoscriverebbe e sosterrebbe, perché promette loro che avranno di più e staranno meglio, senza però dare conto di chi pagherà e come si pagherà questa lunghissima lista della spesa. Si stamperà moneta, rispondono di fatto i proponenti Di Maio e Salvini. Che sia attraverso l’uscita dall’euro, l’introduzione di una moneta parallela o dei fantomatici mini-bot, la vaneggiata cancellazione di 250 miliardi di euro di debito pubblico italiani detenuto dal Sistema Europeo delle Banche Centrali (ma in realtà da Bankitalia, vedi qui), il Gatto e la Volpe della politica italiana stanno chiedendo agli italiani di sotterrare le loro poche monete d’oro nel Campo dei Miracoli, giurando che in poco tempo crescerà un albero carico di zecchini. La maggioranza degli italiani, per ora, crede ai due compari. In democrazia la maggioranza sceglie e tale scelta va rispettata. Ma se la maggioranza sceglie, non significa che abbia necessariamente ragione. E il ruolo dell’opposizione non è quello di inseguire le opinioni prevalenti, ma di convincere quante più persone possibili della bontà delle proprie idee e delle proprie convinzioni alternative.
Da qui a pochi mesi, tra elezioni europee e cambio di guarda alla BCE, ci troveremmo come tra Scilla e Cariddi: da un lato il populismo che monta, dall’altro la spinta nord-europea perché la politica monetaria europea diventi più restrittiva. Il rischio è che gli italiani si convincano che i problemi che nel frattempo sperimenteremo (di cui l’aumento dello spread di questi giorni è una prima avvisaglia) è una conseguenza delle loro scelte e non un complotto internazionale ordito per affamarci, chissà poi con quale vantaggio per chi. Il tunnel da cui dobbiamo uscire è più stretto di quello che la banda del Profesor sta scavando ne La Casa de Papel.