grillo salvini

Il risultato delle elezioni olandesi ha fatto tirare un sospiro di sollievo in tutta Europa, ma dimostra, ancora una volta, che il ventre molle della costruzione europea e dell'eurozona non sta né a L'Aia, né a Parigi, né ovviamente a Berlino, bensì a Roma.

Dei sei Paesi fondatori (Germania, Francia, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo) che sottoscrissero i Trattati di Roma, di cui si celebrerà tra pochi giorni il sessantesimo compleanno, l'Italia è l'unica in cui le forze antieuropee – non euro-critiche, ma genuinamente anti-europee – rappresentano la maggioranza assoluta dell'elettorato.

In Olanda, il fenomeno Wilders avrà meno di un settimo dei seggi del Parlamento. In Francia, Marine Le Pen dovrebbe andare al ballottaggio per le presidenziali, ma difficilmente potrà vincerle e andare all'Eliseo, e alle successive elezioni politiche, grazie al doppio turno di collegio, potrebbe nuovamente essere relegata ai margini estremi, istituzionali e numerici, del sistema politico. In Germania, nei fatti si confrontano un centro-destra europeista e un centro-sinistra supereuropeista, e l'AFD della Petry è accreditata dai sondaggi di circa un decimo dei suffragi e, se sarà determinante, lo sarà nel senso di favorire il sorpasso di Martin Schulz su Angela Merkel.

In Italia, invece, sommando i voti del M5S, della Lega, di FdI e di FI - in cui l'esponente "moderato" Romani dice le stesse cose di Salvini - siamo, stando ai sondaggi, oltre il 60% dei voti. È l'Italia il vero pericolo per l'Europa. È l'Italia l'unico Paese in cui oggi, (certo sulla carta, ma con sondaggi ampiamente convergenti) alle elezioni prevarrebbero forze favorevoli all'uscita dall'Europa e dall'euro e a un referendum popolare sul tema che comporterebbe, molto prima di essere celebrato, la fine dell'eurozona. Non si tratta di uno scenario catastrofista, ma tanto catastrofico, quanto, allo stato dei fatti, probabile.

L'Italia ha una duplice debolezza. In primo luogo, ha una domanda politica strutturalmente particolaristica, degradata dalla vulgata antipolitica e da un'informazione stupidamente corriva, a cui corrisponde un'offerta politica destrutturata, con un sistema di partiti aziendali, personali o artificiali, legati al ciclo di vita di leadership (da quella berlusconiana a quella renziana) o di operazioni politiche (ad esempio l'Ulivo, o la vecchia Casa delle Libertà) che, per quanto "grandi", sono rimaste e rimangono congiunturali, senza profondità storico-culturale e quindi inevitabilmente senza durata.

Nella democrazia senza partiti dell'Italia post-partitocratica gli elettori sono finiti letteralmente alla deriva e a trattenerli in quell'arco istituzionale, che nelle altre democrazie europee (occidentali) continua a comprendere la maggioranza dell'elettorato, non basta, con ogni evidenza, il PD con i suoi attuali satelliti parlamentari.

L'altra debolezza è istituzionale. Il vero combinato disposto che minaccia la nostra democrazia è oggi quello tra un sistema politico dominato dal "voto contro" e un sistema elettorale e istituzionale che si limita a riflettere, e se possibile distorcere, le sue debolezze e i suoi vizi. Nessuno vuole, né può davvero governare e legge elettorale e sistema istituzionale, rebus sic stantibus, cronicizzeranno una condizione di "non governo". Solo l’attuale Parlamento, non certo il prossimo, che ne sarebbe il prodotto, può rimediare a questo problema letteralmente esistenziale per la tenuta della democrazia italiana, ma sembra lontanissimo dal poterci riuscire e perfino dal volerci provare.

Tutto congiura a rendere l’Italia particolarmente vulnerabile all’illusionismo politico ed esposta a bolle di consenso irrazionali che trovano nell’Europa – nell’Europa delle “banche”, nell’Europa dei “burocrati”, nell’Europa degli “immigrati”… – un feticcio polemico onnicomprensivo. L’Italia è oggi tra tutti i Paesi continentali della vecchia CEE quello più radicalmente anti-europeo, dopo essere stato il più conformisticamente europeista. Siamo diventati i peggiori nemici dell’Europa, e rimaniamo i peggiori nemici di noi stessi.

@carmelopalma