La guerra all'Isis e il sogno russo di una nuova Yalta
Istituzioni ed economia
Vilnius - In un freddo e piovoso mese di novembre, spuntano ovunque fiori e colori della Francia. Una bandierina della République è stata posata sulla stele dedicata alle vittime della repressione sovietica. Il muro della sede dell’ambasciata di Francia è ornato con un tappeto di fiori e candele votive. Le tre croci (dedicate ai martiri della Vilnia) che dominano la capitale lituana, nella precoce sera autunnale vengono illuminate di blu, bianco e rosso.
Benché qui si sia dall’altra parte d’Europa, la strage di Parigi è sentita come fosse avvenuta dietro casa. Eppure, appena tre giorni fa, la presidente lituana, Dalia Grybauskaite, ha dichiarato che il suo paese non intende collaborare ad alcuna grande coalizione contro l’Isis, se in questa coalizione entrerà la Russia. In un caffè del centro storico di Vilnius, a due passi da quella che era la sede del Kgb (circa mille persone sono state assassinate nelle sue segrete, adibite a carcere), incontriamo lo storico Rokas Tracevskis, studioso della repressione sovietica e commentatore politico, autore de “La vera storia della Lituania. Senza distorsioni politiche, bigottismi e auto-censure pudiche”.
Ci si può alleare con la Russia contro lo Stato Islamico, oppure i rischi sono maggiori dei possibili benefici?
Naturalmente è una questione morale. Nel caso gli Stati Uniti e l’Europa occidentale facciano un patto con Putin sulla Siria, avremmo uno scenario che ricorda il patto fra le democrazie occidentali e Stalin contro la Germania nazista. La Lituania, così come gli altri due paesi baltici, possono anche permettersi di fare i moralisti (vista la fine che fecero dopo il patto di allora, ndr). Io spero, ma di questo ne sono praticamente certo, che l’Occidente non farà concessioni alla Russia sui territori occupati militarmente dal Cremlino in Ucraina, Georgia, Moldova, né scenderà a patti con i metodi brutali con cui la Russia tratta i suoi vicini, aggrediti solo per la loro scelta filo-occidentale. Nonostante ciò, la Russia può essere utile alla civiltà occidentale, nel caso della Siria. Le questioni della Siria e dell’Ucraina-Georgia-Moldova dovrebbero essere trattate separatamente dalla politica occidentale.
L’idea che ci si debba alleare con la Russia contro il terrorismo è dominante in Italia. In Lituania temete di essere sacrificati sull’altare di questa alleanza?
La ragione principale dell’intervento di Putin in Siria è il suo sogno più grande: fare una nuova Yalta. Vorrebbe una nuova spartizione dell’Europa, disegnando i confini delle sfere di influenza. Con il suo intervento in Siria, Putin è di nuovo uscito dall’isolamento internazionale, in cui era finito con l’aggressione dell’Ucraina. Sarebbe un bene per tutti, a questo punto, che la Russia intervenga in Siria anche con truppe di terra. Sarebbe un bene per un Occidente che è troppo politicamente corretto per fare un’operazione di questo genere, che implica necessariamente danni collaterali enormi: la Russia non si pone questi problemi. Sarebbe un bene anche per i russi oppressi dal regime del Cremlino: una guerra in Siria costerebbe tantissimo, in termini umani ed economici. E magari è la volta buona che vi sia una presa di coscienza, se la guerra dovesse prolungarsi per più di un anno o due, come spesso è accaduto nelle guerre del passato.
Ma quali potrebbero essere i confini di questa nuova Yalta sognata da Putin? La Lituania e i Baltici, almeno, sono riconosciuti come appartenenti alla sfera di influenza occidentale?
Penso che l’Occidente non sia così stupido da cedere territori, mettersi a fare spartizioni dell’Europa e tornare all’era di Yalta, che ci siamo definitivamente lasciati alle nostre spalle. Ma probabilmente neppure Putin ci crede realmente fino in fondo. Bisogna prima di tutto capire che il suo regime si basa soprattutto sulle pubbliche relazioni. Tutti i suoi interventi e persino le sue azioni militari devono produrre effetti nelle pubbliche relazioni, cosa che spiega come lo Stato russo abbia, prima di tutto, nazionalizzato o controllato i media e Internet. La guerra è una buona occasione per attrarre il consenso e mantenere saldo il potere in Russia. E anche il mostrarsi come un attore importante nella scena internazionale fa bene all’immagine di Putin. Per questo, la Siria è una grande operazione di immagine e almeno nel breve periodo rafforzerà il Cremlino. Per quanto riguarda la Lituania, ora è al sicuro perché è un membro della Nato a tutti gli effetti, perché gli impegni degli Usa per garantire la nostra indipendenza sono molto seri. Putin è razionale e non è acciecato da un’ideologia, non abbastanza da scatenare una guerra (praticamente suicida) contro l’Alleanza Atlantica. Un’eventuale aggressione russa ai paesi baltici potrebbe avvenire solo in un caso: che il regime si senta talmente in bilico in patria da aver bisogno di una guerra generale contro la Nato. Si deve comunque vigilare, perché, a Mosca, tutte le decisioni sulla pace e sulla guerra sono prese arbitrariamente da una sola persona. E non sei mai sicuro cosa passi per la sua testa.
Un altro mantra è quello di “non provocare la Russia”. Quale potrebbe essere l’atteggiamento più appropriato?
La risposta più prudente è quella di portare più forze possibili della Nato qui in Lituania ed essere sempre pronti a respingere un’eventuale invasione. In questo caso la Russia non avrebbe neppure la tentazione di sfiorarci. Non condivido l’atteggiamento dei governi tedeschi, che si sono sempre opposti al rafforzamento della Nato nel Baltico, sostenendo che così si sarebbe provocata la Russia. Quello tedesco è un atteggiamento stupido e può provocare il risultato opposto. Più truppe ci sono in questa regione, meno Mosca avrà la tentazione di attaccare. E mi sembra ovvio. I paesi baltici potrebbero essere conquistati nel giro di pochi giorni. Non so se sia possibile fermare i russi. Quel che si deve rendere loro chiaro è che il prezzo da pagare sia molto alto, che attaccare noi voglia dire, automaticamente, essere in guerra con gli Stati Uniti.
In Italia e non solo, Putin viene considerato da sempre più persone (soprattutto di destra) come il “vero difensore dell’Occidente”. Cosa ne pensa?
Putin non crede nei valori occidentali, non è un leader democratico. Certo, non è neppure un leader sovietico. Il suo è un regime autoritario, non totalitario. Come ho detto prima, semmai è l’Occidente che può sfruttare le ambizioni di Putin in Siria. E sono sempre di più i russi, anche di alto profilo, interessati all’Occidente, anche in senso materiale. Nell’élite sociale russa, che include un migliaio scarso di famiglie, i figli studiano in Occidente, amanti e mogli vivono in Occidente, le loro residenze estive sono in Occidente. I media di Stato, invece, continuano a pompare una retorica anti-occidentale che è solo ipocrita.