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Giovedì 25 giugno, alle ore 19 circa, si è consumato il funerale della Scuola Pubblica italiana. Con 159 sì e 112 no, infatti, il Senato della Repubblica ha approvato il maxiemendamento al ddl 1934 (La Buona Scuola) sul quale il Governo aveva posto la fiducia. Ora la palla passa alla Camera, dove però, a meno di clamorose novità, il testo sarà approvato senza modifiche.

Così muore la scuola pubblica.

Era già morta con la Riforma Berlinguer, con quella di Letizia Moratti e, infine, con la Riforma Gelmini; ora lo farà di nuovo, perché diventa classista.

La Buona Scuola, infatti, non si limita a dare più soldi agli Istituti, ma incentiva le donazioni dei privati. Non va bene! Così si creano disuguaglianze e queste ultime sono sempre un male. Noi vogliamo una scuola, pubblica e statale, dove tutte le scuole prendono 100. Possiamo ancora sopportare che tutti prendano 90, perché mal comune, mezzo gaudio.

Quello che vuole fare Renzi, però, non lo possiamo accettare. Non possiamo permettere che tutte le scuole ricevano 110 e poi alcune riescano ad arrivare a 115, 120 o addirittura a 130, con le donazioni dei privati. Si creerebbero disuguaglianze che non possiamo accettare.

Così muore la scuola pubblica.

Il governo si vanta sempre di aver invertito la rotta e, dopo tanti anni, di aver incrementato i soldi per la scuola. È vero. Ma la Gelmini aveva tagliato risorse per 8 miliardi di euro e con la Buona Scuola se ne recuperano solo poco più di 3.

Non ci stiamo. Per questo, appena approvata la riforma, raccoglieremo le firme per presentare un referendum abrogativo e… tornare alla legge Gelmini.

Così muore la scuola pubblica.

L’unica cosa buona del Ddl sono le assunzioni, ma sono poche e penalizzano i giovani e il merito.

Si assumono, infatti, i 100 mila insegnanti inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento (le ormai famose GAE). Alcuni di loro non hanno mai messo piede a scuola né hanno mai superato un concorso. Stabilizzati loro, rimangono solo 60 mila posti, che saranno messi a concorso tra tutti gli altri abilitati: soltanto uno su tre potrà ottenere il posto in questo modo.

È inconcepibile che si penalizzino così i giovani e i meritevoli.

Per questo motivo diciamo no al concorso truffa e chiediamo, invece, che TUTTI gli abilitati vengano assunti con un piano pluriennale che premi il merito individuato dall’anzianità di servizio e che non si abiliti più nessun docente sino alla completa stabilizzazione di questi precari.

Così muore la scuola pubblica.

Con la Buona Scuola, sparisce la libertà d’insegnamento. I docenti, infatti, saranno in balia del preside-sceriffo che, con la scusa dell’autonomia scolastica e la spada di Damocle della chiamata diretta, li costringerà ad obbedire a ogni sua richiesta.

Eppure noi avevamo presentato una proposta di riforma che tutelava al meglio proprio la libertà d’insegnamento. Si chiama LIP (Legge di Iniziativa Popolare) e prevede che sia il Ministero a determinare i programmi seguiti dai docenti (art.14), identici su tutto il territorio nazionale ed elaborati dal Miur in collaborazione con un’équipe di esperti.

Così muore la scuola pubblica.

Il governo Renzi dice che i docenti devono essere valutati. Perfetto. Noi docenti non abbiamo paura della valutazione e, anzi, vogliamo essere valutati. Ma non dal preside, dagli altri docenti, da un comitato esterno, dai genitori, dagli studenti, dagli ATA e soprattutto da tutti quelli che non hanno nulla a che fare con la scuola.

Così muore la scuola pubblica.

Dulcis in fundo, per volere di Confindustria si istituiscono i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ma la Scuola Pubblica non deve preparare i giovani al mondo del lavoro. Deve invece formarli affinché diventino cittadini consapevoli e dotati di spirito critico. Se poi la disoccupazione giovanile è al 42%, pazienza. Tanto la colpa è del neoliberismo.