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Nei giorni scorsi il governo giallo-verde presieduto da Giuseppe Conte ha chiesto la fiducia in Parlamento senza mai nominare la parola “scuola” mentre il contratto di governo da cui è nato questo esecutivo la relegava a una decina di righe dal contenuto generico.

Credo che per chi, come me, non si riconosce in questa proposta politica non sia solo tempo di analizzare le motivazioni della sconfitta ma anche di iniziare a elaborare un progetto alternativo a quello dello strano connubio tra Lega e 5 Stelle.

In particolare, credo che, dopo tanti anni in cui si è quasi sempre parlato solo degli insegnanti (e l’ultima lettera di Galli della Loggia al Corriere prosegue questo filone), sia giunta l’ora di tornare a parlare di quelli che sono i veri protagonisti della scuola: gli studenti. Nel farlo, tratterò un tema che, sebbene possa sembrare squisitamente tecnico, in realtà è di fondamentale importanza se vogliamo davvero migliorare quelle che sono le competenze dei giovani che escono dal sistema di istruzione italiano. Voglio parlare, infatti, di riforma dei cicli scolastici.

 

Quale riforma?
Poiché si tratta di un articolo che vuole solo stimolare la discussione, non entrerò nei dettagli della proposta ma mi limiterò a tratteggiarne sinteticamente gli aspetti essenziali. Non mi sto inventando niente: quella che segue è una sorta di importazione, con qualche modifica, del modello educativo praticato in Finlandia.

 

Obbligo di istruzione

Scuola primaria (5 anni): questa è la porzione del sistema educativo italiano più collaudata e che, tutto sommato, dà meno problemi, quindi è consigliabile non andarla a modificare. Quel che serve, però, è maggiore coordinazione tra i docenti degli ultimi anni della scuola primaria e quelli della scuola secondaria di I grado. In Finlandia vi sono solo Istituti comprensivi che accompagnano lo studente lungo tutto l’obbligo scolastico e permettono l’interazione tra i docenti dei diversi ordini di scuola.

Poiché in Italia questo non è sempre possibile, sarebbe utile prevedere dei momenti di riflessione in cui i docenti della scuola primaria dialogano con i loro omologhi della scuola secondaria per coordinare programmi e metodi didattici.

Scuola secondaria di I grado (5 anni): qui non si tratta di prolungare le “scuole medie” di 2 anni ma di integrarle con il biennio obbligatorio delle scuole superiori, pur mantenendo separate cattedre e classi di concorso. Questo per tre motivi.

- Il senso dell’istituzione di una scuola obbligatoria e gratuita era quello di formare i cittadini eliminando, dove possibile, gli ostacoli economici dovuti alle “condizioni di partenza”. Oggi chi frequenta un liceo classico ha un percorso formativo, pur all’interno dell’obbligo scolastico, ben diverso da chi frequenta un istituto professionale. Questa differenza è figlia di un percorso storico che oggi non ha più senso (specialmente dopo l’innalzamento dell’obbligo scolastico), quindi perché mantenerla? I 5 anni di scuola secondaria di I grado devono essere uguali per tutti in modo da rendere uniforme tutto il percorso scolastico obbligatorio.

- I programmi di alcune materie che proseguono nel passaggio tra scuola secondaria di I e II grado (penso a matematica, italiano, storia, etc.) non sono ben coordinati tra di loro. Ad esempio, per matematica, al primo biennio di superiori ci ritroviamo a dover riprendere e rivedere una buona parte del vastissimo programma di terza media che i colleghi, posti di fronte alla scomoda incombenza dell’Esame di Stato, hanno dovuto affrontare di fretta.

- L’Esame di Stato deve essere posto al termine dell’obbligo scolastico, non due anni prima. Non ha senso sostenere un esame in terza media e poi ottenere, due anni dopo, una “certificazione delle competenze” fatta, di fretta, all’interno dello scrutinio finale della classe seconda. Se la certificazione ci deve essere, che sia fatta bene, con un unico Esame di Stato uguale per tutti posto alla fine dell’obbligo scolastico.

 

Bocciature e valutazione

Ora mi attirerò le ire di molte persone: credo che, almeno all’interno del ciclo dell’obbligo scolastico, e quindi fino ai 16 anni, le bocciature debbano essere eliminate. E il merito? E l’educazione allo studio e al sacrificio? Un attimo. Possiamo eliminare le bocciature a patto che si verifichino, contemporaneamente, queste due condizioni.

- Lungo tutto il ciclo dell’obbligo la scuola deve attivare dei veri percorsi di recupero dedicati agli studenti in difficoltà. Questi percorsi, per essere efficaci, devono partire sin dall’inizio dell’anno scolastico e coinvolgere gli studenti più grandi (e bravi), con il ruolo di tutor.

- L’Esame di Stato deve certificare il raggiungimento di diversi livelli di competenza nelle singole discipline e non essere un “pezzo di carta” che ha lo stesso valore per tutti.

 

Undicesimo anno e accesso alla scuola secondaria di II grado (3 anni)

La scuola secondaria di II grado si articola in un percorso triennale diviso in indirizzi, che potrebbero corrispondere a quelli attuali, con diverse specializzazioni.

L’aver concluso il ciclo obbligatorio di studi non è una condizione sufficiente per poter accedere alla scuola secondaria di II grado. Le singole scuole (o i singoli indirizzi) stabiliscono dei requisiti, a livello di competenze certificate o di punteggio in test redatti e somministrati dalle scuole (ovviamente i requisiti per l’accesso al liceo classico saranno molto differenti di quelli richiesti da un professionale meccanico).

E chi ha terminato il percorso obbligatorio ma non ha il punteggio necessario per proseguire? In Finlandia gli studenti possono decidere di frequentare un anno addizionale, il cosiddetto 10° anno, (da noi sarebbe l’11° perché in Finlandia gli alunni iniziano la scuola a 7 anni) prima di iscriversi alla scuola superiore.

Inserire un anno di perfezionamento volontario prima dell’accesso alla scuola secondaria di II grado potrebbe permettere agli studenti che hanno accumulato lacune negli anni precedenti, poi certificate all’Esame di Stato, di colmarle e, quindi, accedere, con un’adeguata preparazione, alla scuola secondaria di II grado.

 

Scuola secondaria di II grado (2-4 anni)

Anche qui, la proposta ricalca il sistema finlandese. Invece di un triennio in cui chi non raggiunge la sufficienza in qualche materia rischia di dover ripetere tutto l’anno, la scuola secondaria di II grado dovrebbe presentare, un po’ come all’università, un’offerta di corsi, obbligatori e opzionali, e attività pratiche (alternanza scuola-lavoro) da cui lo studente deve scegliere per creare il suo piano di studi personalizzato. Chi non supera alcuni corsi, quindi, non deve ripetere tutto l’anno, ma solo quelli in cui non ha avuto esito positivo.

Alla conclusione del piano di studi, che di norma avviene in tre anni ma che potrebbe essere anche terminato in due (a 18 anni), lo studente riceve un attestato con la certificazione degli esami superati e può accedere all’esame di maturità. Chi, al termine del quarto anno, non ha ancora concluso il suo piano di studi, riceve un attestato con tutti gli esami superati.

La versione finlandese dell’Esame di Maturità è molto particolare e interessante, ma c’è già tanta carne sul fuoco e la discussione meriterebbe un articolo a parte.