Storia a fumetti di un’iraniana a Milano, in lotta contro il regime
Diritto e libertà
Da decenni, una delle forme d’arte che si sono maggiormente prestate a denunciare le ingiustizie commesse dalla teocrazia islamica che governa l’Iran è il fumetto: il primo capolavoro ad andare in questa direzione fu “Persepolis”, fumetto autobiografico dell’autrice iraniana-francese Marjane Satrapi, che dai primi anni 2000 ad oggi le è valso diversi riconoscimenti, tra cui una candidatura agli Oscar per l’adattamento animato del 2007 e più di recente la Legion d’Onore francese.
In seguito, sono uscite altre opere che hanno cercato di denunciare la mancanza di libertà sotto il regime instaurato da Khomeini, come l’autobiografia a fumetti “Nato in Iran” di Majid Bita o l’antologia collettiva “Donna, vita, libertà” realizzata da diversi autori, compresa la Satrapi.
Più di recente, anche in Italia c’è chi ha provato a far sentire la propria voce contro l’oppressione delle donne iraniane da parte della Repubblica islamica, soprattutto dopo l’uccisione da parte delle autorità della giovane curda Mahsa Amini avvenuta nel settembre 2022, solo perché aveva indossato male il velo per strada. È il caso di Saghar Khaleghpour, autrice milanese figlia di esuli iraniani, che ha recentemente esordito nel mondo del fumetto con la graphic novel “La mia seconda generazione”, disegnata da Lelio Bonaccorso e pubblicata da Feltrinelli Comics.
Nel volume, l’autrice racconta com’è stato crescere a Milano in una famiglia persiana, ritrovandosi divisa tra due mondi che spesso ha fatto fatica a conciliare. Poi, ha raccontato come è nato il suo attivismo a sostegno degli iraniani che si battono per la democrazia e i diritti delle donne. Ogni volta che ha visto con i propri occhi la vita sotto queste istituzioni, la Khaleghpour ha potuto constatare in prima persona come il regime non tolleri in alcun modo le donne che mostrano il minimo segno di indipendenza, a cominciare dal non voler indossare il velo. Diverse sono le storie di coraggio e di sacrificio che racconta nell’opera, partendo dal vissuto dei suoi parenti, alcuni dei quali sono stati arrestati e incarcerati.
Interessante anche l’uso che viene fatto dei colori da parte del disegnatore: bianco, nero e rosa per la narrazione del tempo presente; giallo e arancione per i flashback in cui l’autrice racconta il suo passato e quello della sua famiglia, a distanza di tanti anni.
In passato, ci sono stati casi di fumettisti e vignettisti iraniani che sono stati incarcerati dal regime per il loro lavoro: ne sa qualcosa Atena Farghadani, processata a Teheran nel maggio 2015 per una vignetta in cui criticava le politiche del governo che limitavano l’accesso per le donne alla contraccezione. I giudici arrivarono persino ad accusarla di adulterio e a sottoporla ad un test di verginità solo perché aveva stretto la mano al suo avvocato. Anche dopo la sua liberazione, avvenuta nel 2016 dopo una lunga campagna di protesta da parte di diversi artisti, la Farghadani è stata nuovamente arrestata il 13 aprile 2024, con l’accusa di “blasfemia”, “disturbo dell’ordine pubblico” e “propaganda contro la Repubblica islamica”.
In conclusione, è giusto che opere come “La mia seconda generazione” vengano lette e fatte conoscere ad un pubblico più ampio possibile, affinché quegli iraniani che lottano per la democrazia sappiano che non sono soli nella loro battaglia.