antagonisti grande

Da parecchi decenni il teppismo politico cosiddetto antagonista gode di una speciale immunità “antifascista”, dunque a non riconoscerne la legittimità, anzi la vera e propria intangibilità politica, si rischia di guadagnare una immediata e vergognosissima patente di fascismo, accompagnata dall’indignazione di buona parte della stampa e della politica democratica.

Quel sottoprodotto del teppismo politico rappresentato dai collettivi universitari anticapitalisti & antisionisti è, se possibile, una specie ancora più protetta. I suoi esponenti sono, diciamo, le vacche sacre dell’antagonismo ed eccepire qualcosa sulle forme non particolarmente fantasiose, ma sempre decisamente minacciose della loro Resistenza (rigorosamente con la maiuscola) è da considerarsi grosso modo un sacrilegio.

A confermarlo è un episodio recente, che se non fosse paradigmatico, sarebbe ridicolo. Invece va preso sul serio, perché rappresenta lo spirito se non del mondo, certamente di un mondo: quello appunto "antifascista" (rigorosamente con le virgolette).

All’Università La Sapienza di Roma Azione Universitaria il 25 ottobre aveva organizzato una conferenza sul “capitalismo buono” a cui erano stati invitati Daniele Capezzone, editorialista de La Verità e Fabio Roscani, deputato di Fratelli d'Italia.

Un collettivo studentesco antifascista e anticapitalista si era prontamente mobilitato per impedire la tenuta della conferenza, contestando il diritto di Azione Universitaria, in quanto “fascista”, di organizzare alcunché a La Sapienza.

Il rettore dell’Ateneo si era rifiutato di revocare l’autorizzazione concessa e di fronte a una manifestazione finalizzata in modo dichiarato non a protestare “contro i fascisti”, ma a impedire che l’evento avesse luogo è intervenuta la polizia per impedire che gli “antifascisti” scacciassero i “fascisti” dal tempio dell’università democratica.

In teoria nessuno avrebbe dovuto nutrire dubbi su chi tra “fascisti” e “antifascisti” avesse il diritto di ottenere quanto pretendeva: i “fascisti” di tenere la conferenza, non gli “antifascisti” di impedirla, ovviamente. E nessuno avrebbe potuto avere dubbi che quella delle forze di polizia non era stata una attività di repressione, ma di garanzia di un non disprezzabile diritto costituzionale, quello alla libera espressione.

Invece da parte della politica cosiddetta democratica – Calenda non è democratico, come è noto, e per questo ha segnato una meritevole eccezione, difendendo i “fascisti” – c’è stata una immediata sollevazione contro i manganellatori in divisa.

Da Sinistra italiana a +Europa passando ovviamente per il PD  lo scandalo è stato tutto per i poliziotti, come se i manganelli non fossero stati usati per consentire l’esercizio di un diritto, ma per impedirlo. Come se la violenza non fosse la violazione di un diritto - poco importa se realizzato a pistolettate o a pedate – ma il ricorso alla forza pubblica per esigerne il rispetto. Un coro unanime contro la “criminalizzazione del dissenso” e “la violenza verso studenti che manifestano pacificamente”.

Non esistendo nulla di più propriamente e volgarmente fascista dell’improntitudine di considerare la violenza un principio d’ordine o di disordine, una necessità storica o un arbitrio intollerabile a seconda del colore della camicia del violento, occorre ammettere che il fascismo antifascista continua purtroppo a godere di ottima salute. Anche se è rosso, invece che nero, in una temperie storica in cui peraltro domina la tonalità rosso-bruna putiniana.

Comunque confortati da cotanti sostegni i collettivi “antifascisti” della Sapienza hanno annunciato ieri l’occupazione di Scienze Politiche e per “ristabilire livelli minimi di democrazia e vivibilità nell'università” hanno chiesto le dimissioni del Rettore Polimeni, il divieto di ingresso delle forze dell’ordine nell’ateneo e il corrispondente divieto di utilizzo delle aule universitarie per le “passerelle politiche” di organizzazioni ça va sans dire “fasciste”.

Se c’era un modo per inaugurare la legislatura rendendo grotteschi i ben fondati sospetti sulla qualità democratica della destra sovranista, già trumpiana e orbaniana, e ora congiunturalmente para-draghiana, la grande sinistra “antifascista” può ben dire di avere raggiunto l’obiettivo.

Ve la meritate, il presidente Meloni.