strada schengen

Una donna libera ed emancipata ha la possibilità di scegliere autonomamente come comportarsi. Che libertà è quella di comportarsi solo ed esclusivamente entro gli schemi di una morale "di genere" condivisa? Come può definirsi libera una scelta che può cadere solamente entro i limiti dei comportamenti ritenuti socialmente accettabili? Come si può parlare di emancipazione se i comportamenti individuali di una donna sono continuamente condannati e stigmatizzati sulla base del “sentire comune”, poco importa se maschilistico o femministico?

Emancipazione e libertà sono sicuramente concetti nobili, ma si concretizzano in tutti gli aspetti della vita quotidiana, da quelli più elevati a quelli più leggeri (in effetti non c'è nessuno che possa legittimamente decidere cosa per altri sia elevato e cosa infimo). Emancipazione e libertà significano anche poter decidere di vestirsi e comportarsi come diavolo si vuole – anche con leggerezza, anche in modo “scandaloso”, “inadeguato” e persino "riprovevole" – senza doversi preoccupare più di tanto del giudizio degli altri, senza necessitare dell'approvazione collettiva e certo senza dover per questo sentirsi colpevoli degli appetiti o delle reazioni altrui o, peggio, della violenza subita.

Esistono aree del mondo dove queste libertà apparentemente "superficiali" - legate appunto agli appetiti e ai desideri - non sono riconosciute e sono anzi duramente punite, quando le donne scelgono di disobbedire alla regola. Ma anche dalle nostre parti - dove per le donne, a differenza che a Ryad, è possibile guidare, vestirsi in modo provocante, bere alcolici ed essere sessualmente promiscue - a queste libertà non è riconosciuta una vera dignità politica, ma uno statuto diverso, di licenza "tollerata". Vecchi bacchettoni e nuove femministe (che hanno una occhiuta sorveglianza sul corpo delle donne e una vera paranoia sulla loro multiforme mercificazione), converrebbero che la "vera" libertà femminile non è questa, ma è un'altra, più condivisa e soprattutto più collettiva nelle regole di valore.

Invece la libertà delle donne, come del resto quella degli uomini, è di fare quello che vogliono - anche le zoccole - non di fare quello che altre donne e uomini vorrebbero decidere a maggioranza che loro facessero. Il fatto che l'8 marzo dire questo suoni come un oltraggio alle donne, dice molto degli equivoci che rimangono sulla libertà femminile, come canone di genere, e non come libertà personale.