Il "litigio" a distanza tra Dolce&Gabbana ed Elton John ha portato negli ultimi giorni il tema delle adozioni da parte degli omosessuali a un livello di attenzione che la "politica politicante" si sogna. Come prima e più di prima, fa sorridere la visione "statica" di chi pensa che il problema sia semplicemente fare o non fare una legge per permetterle o vietarle.

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Il punto è un altro: c'è una realtà, quella di milioni di minori (sono già migliaia anche in Italia) che vivono con il proprio genitore e il suo compagno gay; quella di lesbiche che ricorrono all'inseminazione artificiale e poi allevano i figli con la propria compagna; quella di adozioni che vengono e verranno fatte in Paesi che lo permettono o lo permetteranno. Noi continueremo a discutere (non abbiamo ancora nemmeno le unioni civili...), ma la realtà corre più velocemente delle discussioni. Anziché accettare che la buona politica è quella che include tutti nella sfera dei diritti e della libertà, staremo ancora qui a litigare sulla forma delle cose.

Un giorno arriverà un giudice, perché arriva sempre un giudice, e interpreterà il principio costituzionale di uguaglianza in modo estensivo rispetto alle nuove situazioni della vita. Poi magari succederà che un bambino italiano figlio di un omosessuale perderà il genitore in un incidente stradale, e colui che il bambino considera l'altro suo genitore, cioè il compagno del defunto, finirà per litigare coi nonni del bambino per l'affidamento, in una vicenda in cui l'amore e le leggi andranno in conflitto. La realtà, signori, va affrontata per quel che è, non per quella che si vorrebbe (o si teme) che sia. È inutile discutere sull'essere "favorevoli" o "contrari" alle adozioni gay, bisogna occuparsene, semplicemente perché esistono.