L'attentato subito in Francia dalla rivista Charlie Hebdo ad opera di terroristi islamici, che hanno subito rivendicato la matrice religiosa dell'attentato, ha acceso di nuovo i riflettori sui rapporti fra Mondo Occidentale e Mondo Islamico. Analizzare la situazione odierna dei rapporti fra le due civiltà, soprattutto alla luce del tenore dei loro rappresentanti, porta a conclusioni deprimenti, pensando a quanto, in epoche anche molto lontane dall'attuale, è stato fruttuoso il dialogo fra Occidente ed Islam.

Federico-II-di-Svevia

Basterebbe ricordare alcuni fatti storici avvenuti nel XIII secolo d. C., epoca nel quale sono vissuti il Sacro Romano Imperatore Federico II di Svevia ed il Sultano ayyubbide Al-Malik al-Kamil. Lo Stupor Mundi è stato, a mio avviso, uno dei personaggi migliori che l'Occidente abbia mai prodotto, nonché un simbolo stesso della sua essenza: parlava sei lingue, in rappresentanza delle varie sfaccettature di quel mosaico che è l'Europa, ed era un grande studioso sia delle materie scientifiche sia di quelle umanistiche. Soprattutto, Federico II aveva un rapporto con la religione e le sue autorità che oscillava fra la fede e lo scetticismo, la riverenza e l'insubordinazione, quello che forse è la caratteristica più tipica della nostra civiltà.

Il Sultano, allo stesso modo, era esponente di una dinastia di origine curda che governava su un impero sterminato. Sebbene lo stesso Sultanato fosse ovviamente di religione islamica, e da essa fortemente influenzato nella sua vita e nella sua storia, i territori ad esso appartenenti, in particolare quelli della Terra Santa, vedevano convivere un crogiolo di culture: Ebrei, Cristiani, Musulmani, con tutti i riti particolari che queste religioni prevedono.

Il problema da risolvere, all'epoca, era la questione di Gerusalemme, in mano islamica ma rivendicata dai cristiani. Senza bisogno di combattere, l'Imperatore Federico II lo risolse recandosi in Terra Santa, dialogando in arabo con il Sultano e convincendolo a consegnargli la città, promettendo di mantenerla disarmata e di garantirne l'accesso, per la preghiera, agli islamici. Un capolavoro di diplomazia da entrambe le parti, che fa impallidire tutti i tentativi - finora infruttuosi - di risolvere un problema ugualmente gravoso che si presenta oggi nei medesimi territori, ossia il conflitto israelo-palestinese.

La domanda quindi è: a che punto siamo oggi? Se possibile siamo andati indietro, e nel fare il confronto conviene partire dagli islamici. Da quello che era un Sultanato multietnico e multireligioso siamo arrivati all'ISIS, uno stato integralista, che non tollera sul suo territorio altra professione di fede diversa da quella islamica sunnita, e che vuole risolvere ogni problematica con l'uso della violenza e delle armi, dello sterminio e del terrore.

Quando si afferma che agli islamici è mancata quella secolarizzazione che l'Occidente ha avuto, refrain sin troppo noto, bisognerebbe anche chiedersi, quindi, se il mondo islamico non abbia piuttosto subìto una regressione, non solo rispetto al XIII secolo, ma anche alla luce dell'operato dei governanti dell'area negli anni '60, '70 ed '80 del '900. Nasser, quando gli fu proposto di imporre il velo alle donne, rise in faccia al suo interlocutore, Ataturk tentò in tutti i modi di trasformare la Turchia in uno Stato laico... oggi abbiamo in Egitto una dittatura fortemente sostenuta dalla minoranza cristiana copta che temeva effetti nefasti dall'arrivo al potere dei Fratelli Musulmani, e in Turchia un Presidente, pur democraticamente eletto, che sta tentando di tutto per ottenere una revanche islamista.

E l'Occidente? Qual è il nostro stato di salute? Secondo i punti di vista lo si può considerare pessimo oppure in miglioramento. L'attentato a Charlie Hebdo è piuttosto semplice da descrivere nelle sue dinamiche: dei vignettisti propongono una forma di satira pesante contro una confessione religiosa, i rappresentanti di quest'ultima reagiscono facendoli secchi.

Un evento simile dovrebbe scatenare prima di tutto la reazione dei liberali, i quali dovrebbero esaltare il coraggio di chi ha scelto di esercitare fino alle estreme conseguenze quelle libertà tipicamente occidentali di cui godiamo, ribadendo l'indisponibilità a metterle in discussione, soprattutto di fronte a minacce di violenza fisica. La violenza fisica contrapposta alla libertà di espressione, infatti, è quanto di più meschino, reazionario e incivile esista, e retrocedere di fronte ad essa significa dichiarare la bancarotta del Mondo Occidentale, senza palliativi di sorta.

La delusione, invece, è arrivata proprio da molti liberali, o quantomeno, da molti di quelli che gravitano nell'area di centrodestra. Dalle richieste di maggiore militarismo e maggiore autoritarismo di Giuliano Ferrara, si è arrivati perfino al più promettente rampollo del liberalismo europeo, David Cameron, il quale non ha trovato di meglio, per reagire, che proporre controlli ferrei, su Internet e fuori, e un giro di vite sui dati sensibili dei cittadini, fino alla possibile messa al bando di WhatsApp. Una reazione decisamente inattesa, da parte di quello che è il rappresentante della patria indiscussa del liberalismo mondiale.

A difendere le prerogative dell'Occidente con le unghie e con i denti, talvolta versando il proprio sangue, sono stati finora coloro i quali hanno sempre contestato il nostro sistema, nel quale si sentivano stretti ed inadeguati: i comunisti. Praticamente marxisti sono, infatti, quei Peshmerga curdi che casa per casa stanno combattendo la ferocia dell'ISIS in Siria ed Iraq, e comunisti erano i vignettisti di Charlie Hebdo, ritratti in diverse foto circondati da bandiere cubane o con il pugno chiuso alzato... poi c'è casa nostra.

La difesa più veemente, più determinata, più accorata, quasi sentimentale, della nostra civiltà è arrivata da Ezio Mauro, direttore di Repubblica dal noto passato nelle file del PCI e che mai si pensava sarebbe arrivato a toni quasi da repubblicano statunitense; la difesa più arguta della satira di Charlie Hebdo è opera di Daniele Luttazzi, le cui simpatie politiche sono note e che, per quanto possa piacere o meno come comico, è uno dei più grandi esperti di satira internazionale che abbiamo. Luttazzi ha affermato: "...le vignette anti-semite pubblicate quotidianamente in Egitto e in Arabia Saudita sfruttano stereotipi di gran lunga più offensivi di quelli utilizzati in Occidente"; nei paesi arabi, infatti, il tono antisemita di alcune vignette o diverse forme di ironia è fortissimo, e chi esercita questa satira rivendica, giustamente, per sé la libertà di manifestazione del pensiero che oggi si vorrebbe veder negata ai creatori di vignette anti-islamiche.

Oltre all'inaspettato fervore liberale dei comunisti, la speranza invocata nel titolo arriva dalle sinistre socialdemocratiche, nonché dai centristi popolari-democristiani, ovvero due noti bersagli di quei liberali che invece hanno mancato l'appuntamento più importante. Vedere la stessa Francia, paese il cui ceto intellettuale elabora spesso inverosimili critiche al modello occidentale, scendere in piazza in massa in difesa della più totale libertà di espressione è stato commovente, e mi ha dato molta fiducia.

Deluso da quelli in cui ho sempre creduto e stupito in positivo da quelli che solitamente criticavo, mi trovo a pensare che questo 2015, iniziato non nel migliore dei modi, sarà un anno in cui molte posizioni andranno riviste.