Strade dedica la monografia del numero di giugno al voto europeo, ai suoi risultati e agli interrogativi che, paese per paese e regione per regione, lascia aperti. E alle nuove forme di aggregazione del consenso, che ormai sembrano seguire direttive differenti da quelle a cui siamo stati, per decenni, abituati.

falasca

Federico Brusadelli - Le nuove strade del consenso politico, in Italia e in Europa: Le elezioni europee hanno rimescolato, forse come non mai, le carte delle appartenenze politiche. Esaurita definitivamente la forza "magnetica" delle polarizzazioni della guerra fredda, si sono aperti spazi per nuove identità politiche, più deboli e più liquide. A Roma come a Londra, a Parigi come a Berlino, ci dovremo tutti fare i conti.

Gianni Balduzzi - I voti ottimisti e moderati di mister 40%: Era dal lontano 1958, quando la DC prese il 42%, che un singolo partito non superava il 40% in elezioni nazionali. E’ accaduto dopo 5 anni di devastante crisi economica, dopo anni di deludenti salvatori della Patria e rivoluzionari a parole. Gli italiani hanno scelto di affidarsi a chi sembra offrire una speranza di riforme senza salti nel buio, e l’analisi del voto conferma come sia stata un’onda moderata ad avere premiato il PD.

Giovanni Boggero - Alla Merkel conviene la Große Koalition anche a Bruxelles: L'intesa tra popolari e socialdemocratici sembra essere, con ogni probabilità, la formula migliore anche per Bruxelles. Nell'ottica di un progressivo ammorbidimento della posizione tedesca rispetto ai propri partner europei, il compromesso con i socialisti darebbe ad Angela Merkel meno filo da torcere che non un'alleanza con i rissosi drappelli euroscettici.

Simona Bonfante - Che lingua parla la Gran Bretagna che vota per Farage? Europa in inglese significa che chiunque provenga da uno dei 27 stati membri ha libertà di entrare e stabilirsi nel paese, libertà di lavorare e competere con gli autoctoni a furia di sconti sulla paga oraria, libertà di accedere ai sussidi che il generoso welfare britannico garantisce ai suoi disoccupati. Un problema più percepito che reale, ma al quale una politica sempre più polipartitica dovrà dare risposte nel prossimo futuro.

Michele Marchi - Le Pen vince, ma non trionfa, il bipolarismo francese scricchiola, ma non crolla: La Francia ha un rapporto sempre più complicato con l'Europa, l'UMP con il FN, e il PS con Hollande e con l'elettorato popolare. Questo il bilancio del voto del 25 maggio. Ma è troppo presto per suonare le campane a morto per il bipolarismo francese. Presidenzialismo e doppio turno salvaguardano la tenuta del sistema.

Georgia Manzi - Da Atene nessuna sorpresa. La vittoria di Tsipras fa comodo anche a Samaras: Syriza vince, Nea Demokratia tiene, il Pasok è sempre più piccolo, ma sempre determinante. Probabile un rimpasto, improbabili elezioni anticipate. Per rinegoziare gli accordi con Bruxelles, anche il successo di Tsipras e il risultato di Alba Dorata può tornare utile a Samaras.

Francesco Giumelli - Il voto europeo a est, all'ombra della crisi ucraina: In un'elezione dominata dai temi economico-sociali e dal voto euroscettico, l'esigenza di sicurezza e di protezione da una possibile minaccia russa ha portato gli elettori est-europei a un voto più europeista, ma senza mobilitazioni (l'astensionismo è stato altissimo), né entusiasmi.

Marco Faraci - Il progetto di Europa politica è più in crisi a Nord che a Sud: La Merkel è in fondo più euroscettica degli europopulisti mediterranei. Il rigore nordico-teutonico è un no alla socializzazione dei debiti, la presunta rivolta contro Bruxelles è invece una richiesta di trasferimenti "sociali" dal Nord tax-payer al Sud tax-consumer. Non solo gli inglesi, ma neppure i tedeschi cederanno mai a queste pretese.

Piercamillo Falasca - Editoriale - Tra austerità e piani keynesiani, la terza via è il libero scambio UE-USA: Quel che il governo Renzi dovrebbe fare e non fare rispetto all'Europa. Il premier non otterrà facilmente il piano euro-keynesiano che ha evocato, dovrà concentrarsi su privatizzazioni e liberalizzazioni in patria, ma potrebbe essere un autentico rottamatore sul piano internazionale, facendo dell'Italia la punta più avanzata dei negoziati per il TTIP.