L’anomalia italiana sull’olio di palma
Strade del Cibo
Il Guardian ha dedicato un articolo all'anomala campagna italiana contro l’uso dell’olio di palma, e alle perplessità che questa suscita tra le ONG ambientaliste che seguono il problema della deforestazione in Indonesia e Malesia.
“Nonostante le richieste di vietare l'olio di palma per motivi ambientali, gli attivisti e le ONG sono d'accordo sul fatto che un divieto a livello UE servirebbe a ben poco per fermare la deforestazione legata alla palma da olio. I 28 Paesi dell'Unione europea rappresentano attualmente circa il 15% delle importazioni di olio di palma globali. La sola Cina, al contrario, rappresenta quasi il 13%. La nostra esperienza in Italia è che i boicottaggi hanno effetti limitati", dice Martina Borghi, forest campaigner di Greenpeace Italia.
Per di più, anche le possibili alternative hanno i loro problemi. L'olio di palma ha una resa per ettaro più alta di qualsiasi altra coltura oleosa. Sostituirlo con l’olio di soia, per esempio, occuperebbe cinque volte più terra coltivabile, e richiederebbe più pesticidi, fertilizzanti e input energetici.
Invece Greenpeace - insieme ad altre organizzazioni, tra cui il WWF e The Forest Trust - sostiene che le imprese e i consumatori dovrebbero lavorare insieme per sostenere l'olio di palma prodotto in maniera più sostenibile.”
Sono gli stessi dubbi e le stesse perplessità di cui Strade ha spesso dato conto negli ultimi mesi, dalla minore produttività - e conseguente minore sostenibilità ambientale - delle alternative all’olio di palma, alla sostanziale impossibilità di trovare soluzioni che prescindano dal consenso e dalla partecipazione dei governi dei paesi interessati. Le campagne di boicottaggio disincentivano l’uso dell’olio di palma certificato e potrebbero indurre a preferire alternative all’olio di palma meno produttive, e che quindi imporrebbero il sacrificio di più terra.
Il Guardian invece non dedica più di due righe ai presunti danni per la salute che deriverebbero dal consumo di olio di palma, limitandosi a citare l’ampia letteratura scientifica che esclude maggiori rischi rispetto alle alternative. Eppure in Italia sono ancora in molti a credere che l’olio di palma faccia male, anche grazie alla scorrettezza di alcuni servizi televisivi sull’argomento (Report, prima di tutto), e questo assunto continua a essere il fondamento per campagne di opinione e iniziative parlamentari come quella del Movimento 5 Stelle. Un altro sintomo dell’anomalia italiana sull’olio di palma.