omeopatia

Quando un giudice deve stabilire se l'imputato è colpevole, deve convincersi che la sua azione (o omissione) sia stata il fattore determinante per la realizzazione (o il suo contrario) di un determinato evento. Deve cioè identificare quello che chiamiamo nesso causale: stabilire se un comportamento umano ha determinato l'evento.

In Italia abbiamo adottato un criterio molto severo, che si chiama della condicio sine qua non: si cerca cioè la condizione senza la quale l'evento non si sarebbe mai potuto verificare. Ma è un criterio temperato da dei correttivi interpretativi per evitare un'applicazione aberrante: il regressus ad infinitum, ovvero che si vada alla ricerca della prima causa della catena di azioni e comportamenti che hanno portato all'evento (l'esempio classico: imputare una responsabilità penale a chi ha fabbricato o venduto una pistola - ma si potrebbe andare perfino più indietro - anziché a chi ha usato quella pistola per uccidere qualcuno).

La digressione iniziale serve per spiegare perché non dovremmo accanirci ulteriormente contro i genitori di Luca, un bambino di 4 anni deceduto nel 2011 nel pronto soccorso dell'ospedale di Tricase, in provincia di Lecce, per una grave infezione ai polmoni. Lo avevano portato lì i genitori: era diventato cianotico e non rispondeva più dopo aver bevuto una tisana al finocchio datagli per curare una gastroenterite. Era scheletrico, pesava 12 chili per un metro e mezzo di altezza circa. Aveva delle croste. I genitori denunciarono medici e infermieri, le cui posizioni vennero archiviate molto in fretta, ma la Procura indagò anche su di loro e fece fare una consulenza sul corpo del povero Luca.

I giornali dicono che gli esperti consultati dal pubblico ministero furono molto duri con i genitori. Secondo quello che scrive il Quotidiano di Puglia, i «preparati che il padre, medico, riteneva efficaci ma che inizialmente per la procura erano “assolutamente inidonei a curare le gravi patologie” da cui era affetto il bambino. I due, inoltre, secondo le accuse, non avrebbero neppure consultato uno specialista per avere una diagnosi certa». 

Inizialmente la Procura stessa, nonostante il giudizio molto critico sui genitori, chiese l'archiviazione: forse non si erano presi cura del bambino in modo adeguato, ma non era possibile stabilire con certezza che questo avesse portato addirittura alla morte del bambino. Il Gip non si convinse e decise per l'imputazione coatta. Pochi giorni fa un altro giudice li ha assolti «perché il fatto non sussiste».

Anche la procura ne ha chiesto l'assoluzione. Il motivo è che il piccolo Luca era affetto con molta probabilità da una rara malattia genetica che comporta gravi deficit di assorbimento dei nutrienti, cosa che ha portato al deperimento fisico e non è affatto scontato che la medicina - quella che chiamiamo ufficiale, efficace, scientifica - avrebbe dato risultati diversi.

Durante questi sei anni però ci ha fatto comodo spiegare la morte di Luca con l'inefficacia dei 'rimedi' omeopatici. Forse qualcuno ha perfino trovato soddisfazione nel commiserare il padre, medico, omeopata. Nel suo sito sull'Accademia di medicina omeosinergica c'è il suo curriculum:

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Ferrara e specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Bari. Psicologo e psicoterapeuta ha operato per circa 20 anni nel Centro dell’Istituto di Dinamica Comportamentale di cui è stato vicedirettore a Ferrara, nonché Responsabile della Sezione Medica [...]. La sua attività professionale nel corso degli anni si è ampliata grazie allo studio delle Medicine Bioterapiche, Agopunturali e Psicoterapeutiche e da circa 25 anni si occupa di Omotossicologia, Omeopatia, Agopuntura e Terapie Integrate [...]. Grazie al lavoro di ricerca, sia personale sia professionale, sia individuale che di gruppo, ha elaborato un nuovo approccio diagnostico e terapeutico: la Medicina Omeosinergetica. Per tale Medicina, la malattia è un processo biologico di autoguarigione e la chiave che essa propone per guarire è la consapevolezza delle dinamiche che hanno portato a somatizzare sul corpo. In questa ottica, la Medicina Omeosinergetica, avvalendosi delle leggi universali della vita, è una medicina rievocativa delle leggi della natura e stimolativa delle sue energie, divenendo pertanto la vera medicina preventiva, una medicina della salute e non solo della malattia.

E chiaramente un soggetto di alto rango nel campo dell'alternativo. Lo dirò in maniera brutale: per noi che ci consideriamo razionali, fantini sul cavallo della scienza, la sua disgrazia era l'esempio perfetto del ciarlatano che paga personalmente - purtroppo a scapito di un innocente - per la sua pericolosa irrazionalità. La nostra sentenza era già scritta. Ma, allo stato dei fatti, era sbagliata, perché ciò che non conoscevamo, e che neppure lui conosceva, una malattia genetica rara e bastarda, ha avuto con molta probabilità un ruolo fondamentale nella morte di suo figlio.

Era la condicio sine qua non ultima, quella che una volta individuata ci dice che non dobbiamo andare più indietro di così per ricercare le responsabilità. 

Ma se questo ci dovrebbe indurre a smettere di giudicare l'uomo, lasciarlo in pace nella sua tragedia, non deve impedirci di interrogarci su altri aspetti legati al mondo dei rimedi alternativi che questa vicenda ci consegna.

Perché se l'omeopatia non rileva più sotto il profilo penale, riacquista rilievo se allarghiamo la visuale a tutto il contesto e se proviamo a pensare che comunque una specie di "effetto culturale" dell'omeopatia ha portato, da un lato, alla sfiducia totale nella medicina e, dall'altro, alla completa sottovalutazione dei segni della malattia principale al punto che - da quel che emerso - nessun altro medico, non uno specialista, ha visitato il bambino nei mesi precedenti, quando già pare ci fossero problemi evidenti di denutrizione. 

Non è dire a posteriori che delle vere cure mediche avrebbero sortito risultati migliori per certo, anzi, questo è proprio il motivo dell'assoluzione.

Quel che si vuole qui affermare è che il rischio insito nella cultura dell'alternativo - in cui il padre di questo bambino era evidentemente e totalmente immerso - è quello di distorcere una parte della realtà fino all'estremo, inducendo alcune persone a ritenere che dei rimedi obiettivamente inutili esauriscano il ventaglio delle soluzioni possibili per qualsiasi tipo di malattia, indipendentemente dalla gravità e indipendentemente dal possibile livello e qualità dell'efficacia delle cure mediche calate nel caso concreto. Evitando i giudizi sulle singole persone, proviamo a porci il problema del perché esse si affidino a rimedi inutili, proviamo a capire perché, chiediamoci se e quante volte, in quale modo e con quali effetti si replichi questo meccanismo - molto problematico e da scongiurare - in chi crede fortemente nell'omeopatia o negli altri rimedi alternativi.

Domande e problemi a cui non possiamo rispondere semplicemente rimandando agli attributi di razionalità o irrazionalità delle persone, ma che hanno a che fare con il modo in cui abbiamo lasciato finora che tali rimedi alternativi penetrassero nel complesso e delicato sistema delle cure sanitarie: l'abbandono del paziente, trasformato in utente; l'ipermedicalizzazione, che ha trasformato troppi malanni in un guasto della macchina riparabile solo a forza di pillole o gocce; un mancato adattamento del sistema sanitario al nuovo rapporto di dialogo medico-paziente, non più di tipo paternalista ma (relativamente) alla pari; la possibilità concessa ai medici di essere anche propugnatori dell'alternativo; la vendita di rimedi di comprovata inefficacia all'interno delle farmacie, ovvero nei luoghi in cui si va a comprare qualcosa che dovrebbe farci stare meglio; un'informazione poco rigorosa e spesso prona nell'assecondare il gusto dell'alternativo che tutti, in qualche settore, sperimentiamo.

Se davvero volessimo arrivare al regressus ad infinitum, ecco allora le tante conditiones sine quibus non che generano il mostro. E molte di esse hanno a che fare sì con l'irrazionalità, ma quella di un sistema sociale, economico, formativo e informativo, politico-decisionale che non ci stiamo preoccupando abbastanza di cambiare per il meglio.