Negli ultimi anni la questione dei vaccini, soprattutto quelli obbligatori e fortemente consigliati, è diventata una delle più spinose da affrontare nel campo sanitario e sociale anche nei Paesi più avanzati.

vaccino

Una buona parte della crisi delle vaccinazioni nel mondo occidentale è probabilmente frutto del lavoro fatto dalla soit-disant "controinformazione", che svuota un concetto nobile e lo riempie di contenuti che non sono contro bensì dis-informazione, spesso in grado di arrampicarsi sui motori di ricerca e sulle 'bolle social' come l'edera sui muri, influenzando negativamente la libera formazione del pensiero. La portata è tale che, con molta probabilità, il calo recente del tasso di vaccinazioni nel nostro Paese (ma succede anche nel Regno Unito e negli Usa) è crollato proprio grazie al movimento anti-vaccini: l'ultimo a ricordarlo è stato Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano su Oggi del 27 maggio: meno 15% nel 2014 per le vaccinazioni raccomandate e un primato poco invidiabile in Europa per casi di morbillo diagnosticati.

Prendendo in considerazione uno dei tanti elementi in gioco, possiamo osservare come la disinformazione faccia perno, ampliandone esponenzialmente la portata, sui rischi: le vaccinazioni, come tutte le cure, hanno effetti collaterali e comportano l'accettazione di un certo grado di rischio (per quanto minimo) per la salute dei singoli. Per le vaccinazioni obbligatorie tale accettazione è imposta dallo Stato che, nella narrativa anti-vax, farebbe gli interessi di Big Pharma. Dato il contesto, non è difficile capire, almeno parzialmente, il perché di molti rifiuti.

Un peccato. Perché il controllo di paure che sembravano ormai pronte per scomparire aveva portato il sistema sanitario a pensare a una nuova strategia sulle vaccinazioni, 'restituendo' ai genitori una libertà prima negata: togliere l'obbligo vaccinale e sostituirlo con un processo di adesione volontaria, informata e partecipata. Quello che chiediamo che lo Stato faccia sempre quando decide di costruire grandi opere: non calare la decisione dall'alto, ma promuovere la partecipazione, l'informazione, il confronto, costruendo così un rapporto di reciproca fiducia in cui si esaminano insieme rischi e benefici e si impara a capirli e pesarli nel modo corretto, per poi prendere la decisione migliore possibile. Non un percorso semplice, ma il percorso che probabilmente meglio contempera le diverse esigenze dello Stato con la positiva spinta libertaria e partecipativa nei processi decisionali degli individui e delle comunità.

Le vaccinazioni sono una grandissima opera in continua costruzione, necessaria per il benessere di tutti tanto da essere ancora oggi parzialmente imposta per il rispetto di un valore costituzionalmente garantito: quello della salute pubblica. Eppure, in un campo così delicato e importante, le istituzioni - vedi la Regione Veneto che ha sospeso l'obbligo e avviato una sperimentazione che stava portando buoni frutti, o l'Emilia Romagna che all'obbligo non fa più corrispondere una sanzione (amministrativa) - e gli esperti, hanno iniziato ormai da un po' di anni a riconsiderare il sistema in senso libertario, caldeggiando una maggiore libertà decisionale in capo ai genitori, trasformando un obbligo in una facoltà da esercitare dopo un percorso informativo, che amplia il loro bagaglio di conoscenze e li rende al contempo cittadini (più) responsabili delle loro scelte.

I movimenti anti-vax hanno però rovinato tutto, dirottando la spinta verso una maggiore libertà in un sentiero buio fatto di bufale e, va detto, malafede da parte di finti esperti, dove i rischi collettivi e personali aumentano, ottenendo per tutta risposta l'attivarsi di una sorta di coprifuoco: l'obbligo viene riconsiderato e la facoltà-libertà guardata con sospetto. Ad esempio, di fronte all'allarme, il Comitato di Bioetica ha proposto di riconsiderare l'introduzione dell'obbligo, e gli esperti di salute pubblica continuano così a preferire un modello coercitivo alle proposte libertarie, anche se condivise in linea di principio.

L'influenza dei movimenti anti-vax potrebbe portare a un sistema maggiormente coercitivo in futuro, ed è un peccato, anche per gli anti-vaccinisti irriducibili: paradossalmente, una buona copertura vaccinale, magari frutto dell'esercizio libero di una facoltà, renderebbe socialmente sostenibile mantenere in capo a tali genitori la loro libertà di continuare a dire no. Così invece, al rischio di rivedere vecchie e pericolosissime malattie che si ripresentano, si aggiunge il 'rischio' ulteriore di una minore libertà. Per tutti.