AI e lavoro grande

Il celebre imprenditore Adriano Olivetti, che dal 1932 al 1960 guidò l’azienda di macchine da scrivere fondata a suo tempo dal padre, portandola a diventare un’eccellenza a livello mondiale, una volta disse che “una fabbrica che funziona in una società che non funziona, non ha futuro”. Un principio che risulta essere assai attuale in un’epoca come la nostra, segnata da grandi cambiamenti tecnologici, a partire dall’avvento dei nuovi strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT, che in anni recenti hanno iniziato a spopolare e hanno smesso di essere un tema di cui si occupavano solo gli esperti.

Con tutte queste sfide che diventano ogni giorno più impegnative, per un dirigente d’azienda è importante capire come stare al passo coi tempi per tenere in piedi il proprio business. Hanno provato a fornire un’interessante guida per chi sente il bisogno di orientarsi nella nuova rivoluzione tecnologica il giornalista Filippo Poletti, esperto di mercato del lavoro, e Alberto Ferraris, docente ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l’Università di Torino, i quali hanno scritto a quattro mani il saggio Smart Leadership Canvas. Come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello, pubblicato da Guerini Next.

Una delle tesi centrali del libro consiste nell’idea che, siccome algoritmi e IA tenderanno sempre di più a svolgere le mansioni più ripetitive in quella che chiamano “rivoluzione industriale 5.0”, le aziende dovranno prestare sempre maggiore attenzione alle “soft skills” e alle “hard skills”: tra le prime rientra ad esempio la capacità di fare un buon lavoro di squadra e di sapersi coordinare all’interno di un gruppo; le seconde riguardano competenze e qualifiche specifiche, in particolare nel settore digitale.

Anche nell’era dell’IA il fattore umano resterà determinante, ma per questo ci sarà bisogno di investire nella formazione di un personale qualificato e nella valorizzazione di talenti specifici. Non solo i collaboratori, ma anche i dirigenti dovranno sviluppare nuove competenze per rapportarsi alle nuove tecnologie sul posto di lavoro; dovranno bilanciare e suddividere i compiti tra quelli che continueranno ad essere svolti da esseri umani, e quelli che al contrario verranno affidati all’intelligenza artificiale.

Interessante, nel libro, la tesi secondo la quale i protagonisti di questa nuova industria 5.0 saranno dei software conosciuti come “cobot”: mentre i robot tradizionalmente utilizzati nei processi di produzione delle fabbriche sono realizzati per svolgere sempre lo stesso tipo di mansioni, i cobot invece sono programmabili per interagire con le persone in spazi di lavoro condivisi. In altre parole, ogni lavoratore potrà avere un cobot personalizzato per venire incontro alle sue esigenze specifiche.

Nel volume sono altresì presenti diversi riferimenti al ruolo dello smart working, con riferimenti anche alle sperimentazioni effettuate da aziende italiane in tale direzione prima ancora della pandemia da coronavirus. Gli autori mettono in evidenza gli aspetti sia positivi che negativi del lavoro a distanza: da un lato esso offre una maggiore flessibilità oraria al lavoratore, facendogli risparmiare il tempo per gli spostamenti e diverse altre spese, oltre ad avere un impatto positivo sull’ambiente riducendo la mobilità e il consumo di energia, soprattutto di origine fossile. Tuttavia, dall’altro lato, durante la pandemia la segregazione domestica ha aumentato i livelli di stress, ansia e depressione; inoltre, chi lavora da casa spesso presenta maggiori difficoltà nella concentrazione rispetto a chi lavora in ufficio.

Tra riflessioni basate su dati e ricerche autorevoli e interviste inedite ad imprenditori italiani di successo, Smart Leadership Canvas è un saggio ricco di spunti di riflessione per coloro che necessitano di una bussola per orientarsi nei nuovi modi di lavorare e fare impresa, sui quali sarà fondato il mondo di domani. Un domani che molto presto diventerà oggi.