Quando Sergio Mattarella avrà completato il suo nuovo settennato - nel 2029 - saranno 37 gli anni consecutivi in cui l'Italia ha avuto un Capo dello Stato appartenente all'area di centro sinistra: Scalfaro, Ciampi, Napolitano I e II, Mattarella I e II. Secondo una vecchia inclinazione alla recriminazione, molto diffusa in partiti e partitelli italiani, questo dato sarebbe il risultato di congiure, manovre di palazzo, complotti di poteri occulti o delle cancellerie europee, preordinati ad avvantaggiare la sinistra impedendo che un vento di destra porti un rinnovamento promesso e mai realizzato. Tutto imputabile, insomma, all'immancabile "tradimento", il vocabolo forse più usato dalla destra italiana...

Il tradimento è la cifra dello sconfittismo di destra, in tutto simile a quello di sinistra. Una distorsione della logica che impedisce di attribuire qualsiasi risultato negativo a incapacità proprie, incolpando sempre qualche nemico interno o il destino cinico e baro. Manca sempre la fortuna, non l'onore, insomma. Quando la destra non riesce a trasferire la cinghia di trasmissione del consenso elettorale sulle istituzioni politiche grida al golpe, allo scippo, al tradimento. Il Parlamento è quasi sempre delegittimato, non rappresentativo del consenso nel Paese. Il palazzo (con la P maiuscola fa più effetto) è sempre sordo, distante dalla gente. Quando la destra è all'opposizione vorrebbe votare ogni anno e denuncia misteriosi colpi di stato striscianti che impediscono al popolo di andare alle urne. La realtà è che in Italia avremo l'anno prossimo la nona elezione politica in 31 anni, altro che storie.

Se osservato in prospettiva storica, il dato di partenza testimonia invece l'assenza di una destra italiana che meriti legittimamente questo nome, capace di incidere sui meccanismi della politica. Lo abbiamo detto e scritto mille volte ma l'assenza si ripropone, sempre.
I partiti italiani che si sono appropriati dell'etichetta "destra" o "centrodestra" non hanno mai condotto politiche collocabili in linea di continuità con i partiti conservatori europei né con la destra liberista di tradizione anglosassone. Anzi, direi che non hanno mai fatto una politica. Nel senso che non sono mai stati portatori di una visione precisa del Paese e di quel che avrebbe potuto diventare.

Conseguentemente, non hanno mai saputo trasferire su piani concreti le istanze (in qualche caso più che legittime, come la protesta fiscale) che arrivavano dal proprio elettorato, seppure confuse da pulsioni fuorvianti. Bravissimi a conquistare consenso elettorale con messaggi accattivanti, diventano subito prigionieri di una logica che tende a ricompensare i blocchi sociali o i centri di consenso che li hanno sostenuti, fino alla prossima campagna elettorale. Così ha fatto anche la sgangherata maggioranza gialloverde al governo, più dell'altrettanto improvvisata coalizione giallorossa.

Neppure il centrosinistra ha avuto una visione moderna del paese. Tuttavia, il centrosinistra ha potuto contare su una tecnocrazia illuminata e su una riserva di personalità pubbliche capaci di conquistare rispetto dai partner internazionali, pur provenendo talvolta dai ranghi di partiti vetusti e portatori di vessilli ideologici, come Napolitano. Penso ad esempio a Ciampi, Prodi, Giuliano Amato, Gentiloni e oggi Mattarella. Dall'altra parte, ogni capacità di attrazione delle energie migliori - anche eterogenee alla politica militante - veniva puntualmente frustrata dal bulimico egocentrismo strabordante di Silvio Berlusconi. La conseguenza naturale è che il centro destra non ha saputo mai diventare aggregante per tante correnti politiche intermedie, i cosiddetti moderati. Anzi, direi che mai vi fu moderazione a destra.

Questo meccanismo ha prodotto in Italia una notevole (perfino eccessiva) quantità di leader del centro sinistra - o sostenuti da maggioranze di centrosinistra - avvicendatisi al governo del Paese (Ciampi, Dini, Prodi, D'Alema, Amato, Letta, Renzi, Gentiloni) mentre nessun esponente della destra italiana, oltre Silvio Berlusconi, ha guidato il governo negli ultimi 30 anni. I simpatizzanti dei partiti di destra potranno anche attribuire questo dato a sgambetti e manovre oscure, come fanno a intervalli regolari, ma 30 anni non sono una stagione politica. Sono una prospettiva storica.