Leali verso la realtà, fedeli alla libertà. Le radici 'anti-rivoluzionarie' del riformismo italiano.
Istituzioni ed economia
Fece scandalo don Baget Bozzo, negli anni '70 e '80, quando prima appoggiò esplicitamente e, poi, si candidò con il Partito Socialista Italiano. È illuminante Luigi Covatta, nel suo saggio "I Menscevichi", del 2005, quando sottolinea il comune sentire riformatore di socialisti e democristiani all'alba del Centrosinistra organico. Lo stesso PSE, inoltre, con la decisione, nel 2014, di aprirsi - insieme - tanto ai socialisti quanto ai democratici, ne realizza ormai la convivenza nella stessa Comunità.
Oggi Enrico Letta, il cattolico alla guida del Partito Democratico in Italia, su molti temi e posizioni avanzate (lotta all'omotransfobia e ius soli, ad esempio), dimostra di essere più a "Sinistra" di tanti "rivoluzionari" a chiacchiere e di professione. Ecco perché, quindi, mi sembra importante, per cenni e sommariamente, indicare alcune ispirazioni comuni insite nelle due "tradizioni" che concorrono - nel presente e per il futuro - a "tradurre" e rappresentare la Sinistra italiana e continentale. E ciò, ovviamente, è ancora più significativo se si pensa alla progressiva deriva destrorsa del PPE che dimostra di non saper resistere alla fascinazione "identitaria e cristianista" di Orban e all'interesse elettoralistico che vorrebbe spalancare le porte alla Lega di Salvini.
Il cattolicesimo liberale e democratico, nella declinazione dei diversi autori e nell'azione politico/sociale, ha spesso insistito - anche in chiave anti ideologica e contro il "fissismo etico" - sull'importanza dell'aderenza alla concretezza. "Leali verso la realtà" viene spesso detto e ribadito. Se questo è giusto, se è - allo stesso tempo - il riconoscimento del dato di fatto e l'impegno per affrontarlo e, si spera, mutarlo nel senso evangelico, ciò significa - però - anche qualcosa in più: che la storia, la nostra storia, la "situazione", il qui ed ora, il nostro tempo, la modernità, la post modernità, la contemporaneità, la contingenza, l'incertezza del presente, la scommessa "vitale" sulla vita e sul futuro, sono tutti elementi, categorie temporali, esistenziali, fondamentali per la Fede, per la Religione, per la Salvezza.
Capire questo, comprendere il nostro decisivo ruolo di "traduzione" del sentimento di Dio nell'oggi, sgombra il campo da ogni sterile tradizionalismo e "casticismo" morto, mummificato, cristallizzato sul retaggio di una determinata epoca, di una "sola" specifica tradizione teologica e filosofica. I "raggi" del Cristianesimo che promanano dalla luce biblica sono proiettati in avanti! Questo è vero progressismo! Vera Speranza. Se i "laici" soprattutto in etica e politica dimentichiamo questo moto sociale e popolare vivificante tradiscono lo Spirito di un insegnamento, di una "Notizia", che ha da sempre lo scopo di migliorare e di "redimere" tutti e in tutti i tempi, fino alla fine.
In un altro contesto (ma a me pare non distante dal primo su indicato) il senso proprio del socialismo democratico, gradualista e riformista, riposa sull'assunto della "possibilità" come campo aperto dell'azione e dell'impegno programmatico in politica. Contro la deriva "rivoluzionaria" e l'adesione acritica ai sacri testi che imbrigliano - nella "necessità storica" - ogni impulso etico/esistenziale al cambiamento qui ed ora, i socialisti hanno preferito - allo stesso tempo -"accogliere", "interpretare", vivificare e "mutare" il marxismo, fino ad escluderlo come unica filosofia ispiratrice del moto sociale libero nelle comunità davvero democratiche.
Comprendere questo, distinguere tra l'approccio retorico di una "rivoluzione" scritta tra le carte del destino (e, paradossalmente, proprio per questo, indipendente dalle convinzioni e dall'impulso morale dei singoli), e l'approccio concreto e pragmatico che combatte l'idea di un Soggetto Storico squisitamente collettivo e astratto (cui devono essere sacrificati le idee, le azioni, le critiche e le libertà degli individui) significa - in ultima analisi - prendere parte per la dialettica feconda tra diversi, tra avversari, cui si riconosce "laicamente" il comune concorrere - nelle Istituzioni democraticamente elette - non alla Verità di una società nuova, perfetta, ma alla passione civile, imperfetta, della società aperta.