ponte morandi grande 

Due anni di tira e molla su Aspi sono troppi sul piano del governo, non su quello del racconto populista, che non ha bisogno di risolvere nessun problema, ma semmai di eternarli tutti, per farne rendite politiche vitalizie.

Fosse per Di Maio & C. la famiglia Benetton potrebbe rimanere appesa non per altri due, ma per altri vent’anni alla gogna pubblica, a fare da sputacchiera all’indignazione istituzionale e alle guapperie ricattatorie degli autoproclamati vendicatori dei morti del Ponte Morandi.

La “nazionalizzazione” dei 3000 km di autostrade gestite da Atlantia, nella forma di un esproprio dichiarato a furor di popolo, in nome di una giustizia ultra-terrena e ultra-giuridica, non è un vero progetto, è semplicemente un pezzo di questo racconto, un’arma di questo ricatto.

È probabile che i pochi talebani grillini che sanno fare di conto capiscano che lo scalpo dei Benetton, per tanto che vale, non vale il costo di dovere gestire una rete autostradale e di soddisfare la promessa di pedaggi a prezzo politico, con Atlantia socio di minoranza a godere della rendita e neppure più della responsabilità del monopolio.

Allora la quadratura del cerchio potrebbe essere proprio la proposta più indecente e prevedibile, cioè una finta-nazionalizzazione di Autostrade e un taglio delle tariffe pagati entrambi dall’attuale gestore, in cambio della “salvezza” della concessione. Non una nazionalizzazione, ma un’estorsione. Un pizzo politico.

E ovviamente chi è contro questo racket populista, è un servo dei Benetton e uno spregiatore della giustizia, che reca oltraggio ai morti e alla Patria. E così pure chi vorrebbe che revoche, proroghe e revisioni della concessione fossero questioni da “stato di diritto”, e non da “stato di guerra”, come pure l’accertamento delle responsabilità penale di questo incredibile disastro.

Invece il mainstream populista esige l’allineamento delle menti e delle anime e esige di credere e obbedire e combattere per la verità ufficiale decretata a suo tempo da Toninelli. Non si può dire, insomma, che da due anni quello che si sta consumando sulla tragedia del Ponte Morandi è una sceneggiata infame, indegna di un Paese che voglia avere un rapporto civile tra Stato e mercato e tra politica e (absit inuiria verbis) “giustizia”. Un altro passo avanti verso il Venezuela.

@carmelopalma