Covid-19, sono i narcotrafficanti l'ultima risorsa contro i populisti latino-americani?
Istituzioni ed economia
Nel bel mezzo di questa crisi lampo, senza precedenti nell’abbinata gravità e velocità di propagazione, proprio mentre i più illuminati di noi discutono temi quali le modalità di supporto all’economia, gli impatti di lungo periodo su costume e privacy, la durata dell’immunità per chi ha già contratto e sconfitto il morbo, ecco... proprio in questi stessi tempi non si può non sottolineare un importante fenomeno e ferale: in tanti ci auguriamo non in milioni, moriranno per colpa diretta ed esclusiva dei populismi nazionalisti e dei suoi rappresentanti.
Senza scomodare le leggerezze guascone dei Johnson e l’irresponsabilità egoista dei Trump, è interessante citare i casi di Bolsonaro in Brasile (210 milioni di abitanti) e López Obrador in Messico (130 milioni di abitanti). Si tratta di due presidenti ultrapopulisti, il brasiliano di ispirazione nazionalista e il messicano di richiamo anticapitalista. Entrambi, con ostinata incoscienza, hanno continuato a non agire nei rispettivi Paesi nonostante il resto del mondo si allineasse ormai sulla necessità di farlo. Addirittura sconsigliando ai governi cittadini e statali l’applicazione di misure restrittive (ignorati per fortuna da molti, ad esempio da Città del Messico o da San Paolo) e in ogni caso minando l’efficacia di qualsiasi azione locale dalle fondamenta attraverso l’invio di messaggi contraddittori alla popolazione e il mantenimento del libero movimento delle persone.
Obrador si è infine deciso nelle ultime ore a invertire parzialmente rotta, Bolsonaro non ancora, seppure il suo stesso Governo federale abbia ordinato le prime misure cautelari. Il numero di contagiati al 25/3 risultava essere 2554 in Brasile e 405 in Messico, con numeri fortemente sottostimati dalla quantità limitata di tamponi effettuati e dalla difficoltà che ampie fasce della popolazione dei due Paesi hanno ad accedere al sistema sanitario. Bolsonaro in conferenza stampa il 24/3 si è spinto a dileggiare le misure seppur blande ordinate dai suoi governatori e a dichiarare che se contraesse il virus, per via del suo passato da sportivo non sarebbe affatto preoccupato da quella che non è altro che una “gripezinha” (influenzina).
Ma ecco che l’inatteso alleato dell’OMS e della Lega del Bene si fa avanti: gruppi di milizie armate e di narcotrafficanti hanno diffuso svariati messaggi di allarme e hanno invitato la gente a stare a casa propria, a evitare luoghi affollati e addirittura a rispettare il coprifuoco dopo una certa ora poiché “a coisa ta ficando séria”. La comunicazione è avvenuta in diverse tranche attraverso i propri mezzi istituzionali (Facebook: vi ricorda qualcuno?) ed è stata rivolta agli abitanti delle favelas delle principali città brasiliane, con particolare riferimento a Rio. Addirittura arrivano ad affermare “queremos o melhor para populaçao. Se o Governo nao tem capacidade de dar um jeito, o crime organizado resolve”. Se il Governo non riesce a trovare una soluzione, ci pensa il Crimine Organizzato.
Quando torneremo alle urne per eleggere il Parlamento, in un Paese certo diverso da oggi, forse stremato, auspicabilmente in forte ripresa, ecco ricordiamoci che essere o non essere populisti di questi tempi può facilmente diventare una questione di vita o di morte. A meno che non vogliamo delegare anche noi al crimine organizzato?