ledezma

A causa della quantità di nostri concittadini che nel corso del secolo scorso hanno lasciato la nostra penisola per le Americhe, l’Italia potrebbe essere definita terra di poeti, santi e americani. Dal 1861 sono stati svariati milioni gli italiani emigrati in cerca di fortuna: Argentina, Brasile, Stati Uniti ma anche Venezuela le mete storiche tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. Tantissimi dal sud, dove ancora oggi – in particolare d’estate – le famiglie tornano a incontrarsi, raccontandosi le loro vite e le vicende personali e lavorative, in alcuni casi di straordinario successo e in altri di triste perdita di ricchezza e libertà, come nel caso del Venezuela.

Gli italiani emigrati in Venezuela in periodi storici lontani adesso affrontano fame, crisi e repressione. Spesso tentano anche di tornare in Italia. È una storia simile a quella vista in Argentina nel recente passato dominato dal populismo statalista, ma che in Venezuela raggiunge picchi ancora più estremi per colpa del regime dittatoriale, prima di Chavez ed ora di Maduro.

Nel secolo scorso tantissimi italiani hanno lasciato i loro paesi d’origine per cercare fortuna in Venezuela, con una valigia e la determinazione a guadagnarsi una vita migliore. Ora, con una valigia in cui hanno raccolto quanto gli resta, i loro figli e nipoti partono spesso per tornare in Europa e in Italia. Vanessa Ledezma è la figlia del sindaco esule di Caracas, sfuggito al regime chavista nel 2017. Antonio Ledezma, originario di Grottaminarda in provincia di Avellino, riuscì infatti a fuggire dagli arresti domiciliari e a volare poi in Spagna, dopo essere stato accusato di aver preso parte a un complotto per rovesciare il dittatore Nicolas Maduro.

 

Una cosa che sta oggi facendo la differenza è la capacità della comunità venezuelana esule di fare rete: è vero che questa strada sta pagando? A che punto della “notte” siamo?

È stato un lavoro di squadra, tantissimi venezuelani sono dovuti emigrare negli ultimi anni, quasi tre milioni dispersi in tutto il mondo. I social network ci hanno aiutato a rimanere sempre in contatto, a essere sempre informati e a informare su quello che accade veramente nel Paese. Sono nate tante associazioni di venezuelani nel mondo, soprattutto in Italia, con lo sforzo di tante persone di buona volontà che cercano di dare una mano ai nostri connazionali. È stato un lavoro duro: informare e sensibilizzare la comunità internazionale, raccontare quello che accade veramente e non quello che faceva vedere il regime. Il nostro motore si chiama Venezuela, e il nostro sogno è vedere la nostra patria libera. Siamo speranzosi, questa è la nostra “volta buona”!

 

Sei cresciuta in Venezuela dove hai vissuto fino al 2011 mentre ora sei in Emilia-Romagna a testimoniare la necessità di informare le persone su quanto accade nel tuo paese: come vive la gente comune in Venezuela? Come si cura e si rifornisce di cibo?

Il Venezuela era uno dei paesi più ricchi della America Latina, con tante riserve di petrolio e di minerali, una terra e un clima perfetto per l’agricoltura, bellissime spiagge e montagne attraenti per i turisti; abbiamo anche la cascata di acqua più alta del mondo, “el Santo Angel”. Purtroppo il Paese è stato distrutto dai narcotraficanti travestiti da socialisti e populisti per più di vent’anni. Oggi i venezuelani cercano di sopravvivere a una delle peggiori crisi dalla sua storia dal punto di vista economico, politico, sociale e umanitario. Purtroppo la situazione continua a peggiorare ogni giorno, con una iperinflazione fuori controllo, insicurezza, mancanza di cibo e dei medicinali… le statistiche dicono che il 90% della popolazione vive in povertà, per questo si vedono tante persone (anche bambini) rovistare nella spazzatura cercando un po’ di cibo, perché con un stipendio non riescono a fare la spesa per un mese. Sono poche le famiglie che riescono a mangiare 3 volte al giorno… è veramente vergognoso! Ogni 15 minuti muore un venezuelano per mancanza di cibo e di medicinali.

In queste ultime settimane, sia in Venezuela che nel mondo, si stanno susseguendo grandi manifestazioni che chiedono libertà ed elezioni democratiche, riconoscendo il presidente del parlamento - Juan Guaidò – presidente ad interim del Paese, come la costituzione prevede. Quanto è forte il controllo del regime e quanto è pericoloso manifestare contro Maduro? La linea scelta dall’attuale governo italiano quanto colpisce la comunità italo-venezuelana?

In questo momento c’è molta tensione, solo nelle ultime settimane sono stati uccise almeno 40 persone e circa 800 son state imprigionate. Tra queste 77 minorenni, anche bambini tra i 12 e i 15 anni, solo perché erano in strada vicino alle manifestazioni. Il nostro sistema giuridico viene usato come arma per intimidire, minacciare e diffondere la paura in tutti coloro che alzano la voce contro la dittatura. Ma la storia del Venezuela sta cambiando, è incredibile come tutti i paesi democratici ci stiano sostenendo in questa battaglia per la libertà. Più di 60 paesi hanno riconosciuto Juan Guaidò come Presidente legittimo del Venezuela, hanno ascoltato i nostri appelli e oggi sono al nostro fianco. Non si tratta di ideologie politiche ma di una questione umanitaria. Purtroppo, un governo come quello italiano che mette il veto al possibile riconoscimento da parte dell'Unione Europea di Juan Gauidò come presidente a interim, conoscendo la grave crisi che si vive nel Paese, è un governo di fatto favorevole all’oppressione e alla dittatura. Come italo-venezuelana mi dispiace tantissimo che l'Italia non sia stata in prima linea contro il regime. Anche se nel Parlamento Europeo si e votata con una maggioranza significativa una mozione pro Guaidò affinché tutti i paesi della UE riconoscessero la sua legittimità, l’atteggiamento del governo italiano è vergognoso!

 

Sei stata protagonista di numerosi appelli alle autorità italiane, europee e anche vaticane. Con quali risultati? E che riflessioni ti hanno portata a svolgere sulle prospettive?

Da quando ho iniziato a denunciare la situazione del Venezuela e anche l’ingiusto arresto di mio padre nel 2015, ho incontrato tantissime autorità italiane e anche europee, di diverse estrazioni politiche, dalla Camera al Senato, nei diversi Comuni che ci hanno ospitato, nelle conferenze cha abbiamo fatto, nelle manifestazioni di piazza. Le autorità ci hanno sempre espresso sostegno e solidarietà, sono tantissime le mozioni e risoluzioni che sono state approvate negli ultimi anni a favore della democrazia in Venezuela. Fino ad oggi mi sento orgogliosa di tutto il lavoro fatto insieme ai miei connazionali perché finalmente la nostra voce si è fatta sentire in tutto il mondo. Senza volerlo sono diventata la voce di centinaia di venezuelani che si sentono completamente silenziati nel nostro paese. Ancora c’è tanta strada da percorrere, stiamo per arrivare alla fine di questo incubo, ma oggi posso dire che in Venezuela abbiamo un nuovo presidente ad interim legittimo e si chiama Juan Guaidò. Maduro è solo un usurpatore! Solo i dittatori si autoproclamano, così come ha fatto lui lo scorso 10 gennaio, dopo le elezioni illegali e truccate di un anno fa.

 

La vicenda venezuelana, anche per lo stretto legame con la popolazione italiana, potrebbe essere un monito circa i rischi che un paese corre quando la demagogia dilaga. Come spiegare quanto accaduto in Venezuela a un italiano?

Quando , nel 2011, mi chiedevano perché fossi venuta in Italia, nessuno mi credeva quando dicevo che nel mio paese era stata instaurata una dittatura. In quel momento era molto difficile capire come mai un paese ricco come il Venezuela stava sprofondando. Per gli italiani era difficile capire, perché i chavisti facevano vedere alla comunità internazionale solo quello che volevano loro, per esempio gli aiuti del Venezuela alle nazioni più bisognose con ospedali, scuole, case, aiuti umanitari. Invece in Venezuela gli ospedali non avevano medicine, le scuole chiudevano tutti i giorni, per non parlare della moneta, il Bolivar, sempre in continua svalutazione… l’apparato produttivo venezuelano è stato distrutto, la classe media è sparita… una parte del popolo ancora credeva alle loro promesse, o magari si accontentava con poco: il governo regalava una busta di cibo ma loro non avevano un frigorifero, poi regalavano un frigorifero ma non avevano l’elettricità… oggi agli italiani dico di stare attenti, il vostro futuro è nelle vostre mani attraverso il voto, pensate bene alle vostre scelte, con la testa prima che con il cuore. Nel mio paese si dice: mas vale viejo conocido que nuevo por conocer!

 

Quella italiana è la seconda comunità straniera presente in Venezuela, e un think tank italiano – l’Istituto Bruno Leoni – ha scelto nel 2017 di premiare Leopoldo Lopez per la sua battaglia e resistenza pacifica alla dittatura socialista di Maduro. I segni di vicinanza ad una popolazione che sta soffrendo terribilmente si stanno moltiplicando?

L'Italia e il Venezuela hanno un rapporto storico! In Venezuela abbiamo aperto le braccia a tantissimi italiani che hanno cercato rifugio nel nostro paese nei momenti più difficili in Europa e in particolare in Italia. L'amore viene pagato con l'amore! E quell'amore e quell’affetto è sempre stato franco e sincero tra l'Italia e il Venezuela. Ringrazio chi ci ha mandato parole di incoraggiamento. I diversi premi che ci sono stati consegnati negli ultimi anni - Bruno Leoni, Premio Sacharov, Atreju, L’Irpino dell’Anno - e tanti altri confermano ancora una volta che siamo della parte giusta!

 

Mario Vargas Llosa ha detto che la democrazia è un evento che, solitamente, provoca sbadigli nei paesi in cui esiste uno stato di diritto e i cittadini godono di libertà di movimento e d'espressione e di un sistema giudiziario al quale potersi rivolgere in caso d'aggressione. Cosa ti senti di poter dire oggi ai comuni cittadini italiani della vicenda venezuelana?

Mi sento di dire che questo non è un momento qualsiasi nei rapporti tra l'Italia e il Venezuela. Insisto, e faccio un appello al Governo italiano che non vuole prendere una posizione ferma e non vuole mettersi dalla parte della democrazia. Noi non vogliamo un’ingerenza ma vogliamo la solidarietà. Sarebbe meglio parlare della responsabilità di proteggere un popolo indifeso piuttosto che parlare di ingerenze. I crimini contro l'umanità non possono essere considerati una questione interna di una nazione. Chiudo citando Einstein: Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma di quelli che osservano senza fare nulla.