Italia e Francia: dire che l’Ue applica due pesi e due misure è una truffa
Istituzioni ed economia
A beneficio dei redattori e soprattutto dei lettori del Fatto Quotidiano - che stamattina titola in prima pagina in questo modo - occorre ricordare che la narrazione dei due pesi-due misure applicate dall'Europa a Italia e Francia è una truffa per gonzi.
- Il debito pubblico della Francia è il 97% del Pil. Quello italiano il 130%.
- Lo spread tra i titoli di stato francesi e i bund tedeschi a 10 anni è 44. Quello dell'Italia 265. La Francia non ha certo problemi a collocare i suoi titoli di stato senza aumentare i rendimenti. Dall'insediamento del governo gialloverde, l'Italia ha invece sfiorato più volte una grave crisi finanziaria ed è stata costretta ad aumentare notevolmente i rendimenti dei titoli, come testimoniano le paurose oscillazioni dello spread (che fino a qualche giorno fa era stabilmente attestato a quota 320).
- Maggiore è il debito pubblico, più importante è la sua riduzione. A tal fine la Commissione guarda al deficit strutturale: la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato corretta per gli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum, che influiscono solo temporaneamente sul disavanzo. Per intenderci: il reddito di cittadinanza inciderebbe sul deficit strutturale, le dismissioni dei beni dello Stato no. Governi altamente indebitati come l’Italia sono tenuti a mantenere deficit strutturali più bassi possibile per ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil. La Francia si è potuta permettere deficit più elevati rispetto all'Italia, ma allo stesso tempo ha progressivamente ridotto il suo indebitamento netto.
- In un primo momento la Francia aveva presentato un budget 2019 con un deficit dell’1,9%, in calo dal 2,4% del 2018 e in linea con l’obiettivo di azzerare il disavanzo entro il 2022. L’anno prossimo, però, l'amministrazione Macron intende cancellare un credito di imposta per le imprese, per trasformarlo in uno sgravio fiscale. Pertanto nel 2019, e solo nel 2019, il governo dovrà restituire il credito maturato nel 2018 e assorbire il mancato versamento delle imposte “sgravate”. Il deficit complessivo dovrebbe quindi salire al 3,4% mentre il deficit "strutturale" (quello che tiene conto delle misure straordinarie) dovrebbe portarsi al 2,5%. In ogni caso la Francia mantiene l'impegno contratto in precedenza a ridurre il deficit all'1,4% nel 2020 e ad azzerarlo nel 2022.
- In altre parole, il deficit francese viene ridotto in misura insufficiente, ma il deficit strutturale mantiene comunque la sua traiettoria discendente. Il deficit italiano, invece, viene aumentato sia in termini assoluti sia in termini strutturali. Parigi va nella direzione giusta, anche se più lentamente del previsto a causa di una misura straordinaria e una tantum. Roma invece va in una direzione opposta rispetto agli impegni. Ma non solo: per mesi tutti gli esponenti della maggioranza (tranne Tria) hanno annunciato urbi et orbi di voler spendere ad libitum a dispetto di ogni accordo sottoscritto dai governi precedenti - senza curarsi della traiettoria del rapporto tra debito e Pil.
- Come non bastasse, le misure straordinarie che alterano il deficit francese sono orientate alla crescita (che fa diminuire il rapporto tra debito e Pil riducendone il denominatore). Nella manovra italiana, almeno nella formulazione nota finora, per la crescita c'è poco o nulla.
È ora di finirla con la narrazione dell'Europa cattiva che ci impedisce di crescere. L'Europa è l'unico argine che può ancora salvarci dal baratro in cui vuole portarci il governo gialloverde.
Testo già pubblicato come post sulla pagina Facebook dall'autore