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La decisione del Presidente Mattarella di non approvvare la proposta di Paolo Savona al Ministero dell'Economia e delle Finanze è il frutto di una ingerenza straniera? Egli ha operato su suggerimento, se non su ordine, di Angela Merkel, di Mario Draghi e di altri banchieri europei? O, come pure si sente ripetere, è stata una entità astratta, il mercato, che ormai fa premio sulla politica?

Se così fosse, non dovremmo forse ribellarci, e ricominciare a tutelare l'interesse nazionale dell'Italia? Il Presidente della Repubblica va messo sotto accusa per alto tradimento, come alcuni suggeriscono? Tutte le tesi che invocano, variamente, la BCE, l'egemonia della Germania e il mercato quali mandanti della decisione del Presidente Mattarella fanno capo a due errori piuttosto comuni: esse ignorano i nessi causali; al posto di quelli, inventano spiegazioni di carattere demonologico.

Gli astratti e sfuggenti «mercati» che agiscono su di noi altro non sono che l'insieme delle decisioni di riparmio di milioni di persone (fisiche e giuridiche) sparse in Italia e in tutto il mondo. La BCE sta già facendo una politica monetaria fin troppo generosa, da cui l'Italia trae beneficio. Ciò non impedisce ad ampi settori dell'opinione pubblica italiana di continuare a menzionare la BCE quale oscuro potere che agirebbe per recare danno al nostro paese. Che dire dei risparmiatori esteri? Comprereste titoli di stato di una nazione altamente indebitata, piagata da crescita asfittica, e i cui politici fantastichino di spendere soldi che non hanno e/o di stampare moneta per risolvere i problemi della crescita? Probabilmente, no; ma, se lo faceste, chiedereste un premio adeguato; più alto, cioè, di quello che chiedereste per investire nei titoli di stato di una nazione economicamente solida.

Se i risparmiatori italiani si comportano in questo modo rispetto alle altre nazioni, perché gli stranieri non dovrebbero fare altrettanto rispetto a noi? A ciò si aggiunga che la quota di debito detenuta da famiglie e imprese italiane è diminuita, negli ultimi anni: sono gli stessi italiani, dunque, a diffidare del debito italiano.

A mano a mano che si abbandonano categorie e discorsi astratti, privi di un chiaro referente empirico («i mercati dominano la politica» etc.) e si traduce la materia in termini concreti, si esemplifica, l'incongruenza logica delle posizioni «sovraniste» diviene evidente. Il senso di vittimizzazione che i partiti «sovranisti» alimentano presso il popolo italiano è ingiustificato, a meno di non voler sostenere che altre persone in altri paesi debbano essere condannate a lavorare per mantenerci.

Una volta eliminate le tesi astratte su non meglio precisati «mercati» a cui si contrapporrebbero vaghi «interessi nazionali», il cosiddetto sovranismo si riduce alla richiesta infantile che gli altri popoli (più attivi, più competitivi, più produttivi di noi) garantiscano agli italiani consumi e stili di vita che, per l'arretratezza del nostro paese, non possiamo permetterci. A ciò si accompagna solitamente qualche teoria pseudo-economica di studiosi privi di un solido curriculum scientifico su come le nostre miserie sarebbero state causate dalla adozione dell'Euro e dalle politiche della Germania: tesi che non hanno alcuna credibilità scientifica e non sono minimamente prese in considerazione dal consenso degli economisti.

Restano però gli statisti europei (e quelli tedeschi prima di tutti) e gli osservatori internazionali. Funzionari della BCE, organi di stampa esteri e capi di stato di altri paesi hanno il diritto di dare indicazioni, privatamente o in pubblico, all'Italia? Le continue, insistenti esternazioni feriscono l'orgoglio di molti e suscitano fervorini patriottici.

Un semplice esempio può illustrare la questione: supponiamo che un imprenditore usi i fondi che dovrebbe destinare all'ammondernamento degli impianti e ad altre spese produttive per comprare macchine di lusso, ville e simili; e che alterni il suo tempo fra discoteche e festini, a scapito del lavoro. Ciò danneggerà l'impresa fino al punto che i creditori non vorranno più fargli prestiti, o presteranno solo a tassi molto alti. Può anche darsi che gli amici, da più parti, gli facciano notare che, se adottasse uno stile di vita più morigerato e mettesse in ordine l'impresa, i suoi affari ne trarrebbero giovamento e i rubinetti del credito potrebbero riaprirsi. Il nostro imprenditore percepisce questo suggerimento come un ricatto: «si vuol cambiare il mio stile di vita! Vorrebbero ridurmi a far lo straccione! Queste sono ingerenze nella mia vita privata!».

Questo è anche l'atteggiamento mentale degli italiani, i quali, dopo decenni di spesa pubblica eccessiva, baby-pensioni, settore pubblico usato come gigantesco ammortizzatore sociale e altri «stravizi» simili a quelli del nostro imprenditore, ora vivono la richiesta di riforme da parte dei partner europei come un sopruso, una ignobile ingerenza straniera nelle prerogative sovrane della nazione italiana.

Gli amici dell'imprenditore del nostro esempio, che suggeriscono un diverso stile di vita, rappresentano gli statisti di altri paesi europei, i funzionari della BCE e gli osservatori e gli organi di stampa internazionali. Essi concorrono a una medesima opinione non perché vi sia, come disse il presidente Kennedy, una «cospirazione monolitica e spietata» contro l'Italia, volta a immiserirci; ma perché è ovvio a chiunque, fuori dal nostro disgraziato paese, che corriamo a folle velocità contro un muro. Lo schianto avrebbe ripercussioni negative su tutti i nostri partner europei, e, di lì, sull'economia internazionale (ciò, si noti per inciso, rende bizzarra l'idea che dall'estero vogliano danneggiarci). L'ovvietà della nostra condizione e delle riforme che potrebbero aiutarci spiega, banalmente, il convergere di tanti nel suggerire le medisime cure.

Venendo dopo diverse esternazioni dall'estero, tutte convergenti nella critica dei programmi economici dei partiti «sovranisti», la decisione del Presidente Mattarella di opporsi alla proposta di Paolo Savona all'economia è parsa a molti come una «resa» antipatriottica. Se la decisione del Presidente è stata in sintonia con l'umore che viene dall'estero è perché entrambi sono in sintonia con la realtà e con il buon senso. Non è un tradimento della patria e una resa a potenze straniere, perché i consigli e le telefonate (se pur son venute) andavano nella stessa direzione dell'interesse nazionale italiano. Solo chi vive in un mondo alla rovescia può scambiare le politiche strampalate dei partiti «sovranisti» per una difesa dell'interesse nazionale e la preoccupazione che viene dall'estero per una manovra anti-italiana: ma, appunto, la sostituzione dei nessi causali con la demonologia porta a vivere in un mondo alla rovescia.

La decisione di Mattarella non ha ridotto lo spread. Mario Seminerio ha argomentato (e io riprendo, modestamente, la sua tesi) che anche in seguito lo spread non diminuirà. Non si vede all'orizzonte un governo stabile e di legislatura e siamo già entrati, par di capire, in campagna elettorale. Le prossime elezioni potrebbero risolversi in un referendum a favore o contro l'Euro e vedere una ancor più decisa affermazione dei partiti «sovranisti». Data una tale, pericolosa situazione, se non è certa, pare almeno ragionevole l'opinione di Seminerio secondo cui lo spread non diminuirà e vi sarà una «stretta creditizia che colpirà la ripresa».

Eppure, anche se così fosse, è dubbio che ciò porti a un rinsavimento: il contrario potrebbe essere più vicino al vero. Molti potrebbero concludere che l'aumentato spread conferma la cospirazione straniera per immiserire l'Italia. In un misto di vittimizzazione e di orgoglio nazionale ferito, l'aggravarsi della crisi potrebbe dar ancora più diffusione alle teorie pseudo-economiche su come la Germania si sarebbe arricchita ai nostri danni, castrando la nostra domanda e da essa la nostra produttività, relegandoci di proposito al ruolo di paese subfornitore e arretrato. Il fatto che Mattarella sia intervenuto gli verrà rimproverato come colpa; e il «governo del cambiamento» potrebbe presto essere visto con rimpianto, come un bene mancato a causa delle oscure manovre dei potenti. Per ripetere, l'incomprensione dei nessi causali e la demonologia portano a letture diametralmente errate dei fatti, anche dei più trasparenti.

Ci sono paesi che proseguono e hanno proseguito su questo sentiero per decenni, fino al tracollo economico e alla miseria più nera. Perché questo avvenga in alcuni paesi e non in altri è un quesito affascinante a cui non è possibile rispondere qui. Quel che è certo è che paesi come l'Argentina, la Grecia, l'Italia e il Venezuela hanno, o hanno avuto nella loro storia recente, alcuni tratti in comune: diffusione di teorie economiche profondamente errate e auto-distruttive; statisti spregiudicati che, dinnanzi alla crisi economica, sventolano cospirazioni straniere a un popolo desideroso di credervi; più l'economia va male, più le indicazioni estere di misure per rimediare al dissesto paiono intollerabili, perché quasi sempre comportano costi sociali; così, esse suscitano una rabbia sempre più accesa e paiono confermare che gli stranieri vogliono affamare il popolo; e, di qui, si rafforza il consenso degli statisti spregiudicati: è insomma tutta una spirale di follia e di irrazionalità nella quale certe nazioni s'avvitano.

È presto per dire fino a che punto l'Italia si spingerà, ma alcuni sintomi sono evidenti. Le numerose critiche dall'estero non hanno indotto Matteo Salvini a meditare se il suo programma di politica economica sia realmente praticabile; lo hanno invece imbaldanzito, alla maniera dei bulletti, alle scuole, quando sono rimproverati e si inorgogliscono della bravata: se tanti «salottini» sono in allarme e criticano, egli ponderava qualche giorno fa, stiamo facendo qualcosa di buono. Il pazzo che si getta dall'ultimo piano di un grattacielo, fra gente costernata che con le urla cerca di dissuaderlo, ragiona senz'altro allo stesso modo.

La lettura che molti hanno dato della decisione del Presidente Mattarella quale «resa» alle ingerneze di oscuri, malevoli poteri stranieri e la recente, ulteriore crescita della Lega nei sondaggi elettorali procedono con l'avvitamento del paese nella spirale.