Abolire la tassa che non c'è: Silvio Berlusconi e la psico-politica
Istituzioni ed economia
Quando due giorni fa Berlusconi ha detto "aboliremo le tasse sulla prima casa e quella di successione" io mi sono preoccupata. Hanno rimesso l'Imu e non me ne sono accorta, ho pensato. Non l'ho pagata. Ora mi arriverà un'altra cartella Equitalia, e ancora devo saldare quelle vecchie.
La certezza di essere in difetto era peraltro confermata dai titoli dei giornali, che il pezzo mica l'avevano titolato: “Gaffe di Silvio, promette di cancellare un'imposta che non c'è”. Nossignori, presentavano la frase così, come la leggete qui. Nuda e cruda e senza commenti. Ho avuto bisogno di Google per tranquillizzarmi. Nessuno ha rimesso l'Imu, la tassa sulla casa non c'è e quindi non può essere abolita. E' rimasto qualcosa da pagare solo ai proprietari di castelli, grandi ville e attici a Piazza Navona, ma forse dire in un comizio "aboliremo la tassa sui castelli" non faceva lo stesso effetto, non andava bene.
Il Cavaliere comunque stupisce sempre per la sua capacità di portare avanti la comunicazione politica, che a questo punto sarebbe il caso di rinominare “psico-politica”. Le promesse impossibili (pensioni per tutti a sessant'anni, milione di posti di lavoro, dentiere gratis, più forti in Europa, Pil al 3 per cento, spending review pugnal fra i denti, case ai terremotati in due mesi) ormai le sanno fare tutti e le fanno tutti. Il programma distopico – cioè fondato sulla costruzione letteraria di una realtà d'invenzione massimamente angosciante – non lo aveva mai fatto nessuno. Liberare gli schiavi, ad esempio, potrebbe essere un significativo upgrade: è una battaglia molto popolare, Lincoln ci ha costruito le sue fortune, perché no? O anche diritto di voto alle donne, assistenza sanitaria per tutti, scuola gratis, perché non riproporle? Sono messaggi di provata efficacia, che per secoli hanno scaldato i cuori e costruito successi politici: basta immaginare un mondo feroce dove esistono ancora i servi della gleba oltreché l'Imu e giurare di ribaltarlo. I giornali titoleranno: “Berlusconi: aboliremo il vassallaggio”. Gli italiani annuiranno. Qualcuno si chiederà «Ma c'è ancora?», poi però dovrà limitarsi a scriverlo qui su Strade, o su Fb, e amen.
L'altra ipotesi, se non si accetta la suggestiva opzione psico-politica, è che Silvio abbia detto quella frase semplicemente perché dei programmi e di tutto il relativo ambaradan se ne frega. Tira fuori quelli di cinque anni fa, tanto è uguale. Il programma è lui, è la sua faccia, tutto il resto è solo perdita di tempo. Forse ha pure ragione. Nella società della turbo-informazione i dettagli sfuggono, la memoria del pesce rosso prevale, e la politica – non solo quella berlusconiana – appare destinata a spingersi oltre le fake news: non più la costruzione e l'uso di notizie false per demolire avversari o alimentare paure politicamente fruttuose, ma l'invenzione tout-court di suggestioni ad alto contenuto emozionale e inesistente contenuto reale. La vecchia modalità avrebbe attribuito agli avversari l'intenzione di reintrodurre l'Imu, e ci avrebbe poi costruito sopra la sua propaganda. Adesso si salta un passaggio, non c'è più bisogno nemmeno di costruire la bufala.
Dice: ma perché il Corriere, Repubblica, La Stampa, a quella frase non sono sobbalzati? Perché in Italia i grandi media non sobbalzano più da un pezzo, se sobbalzassero - almeno ogni tanto - a nessuno verrebbe in mente di fare queste cose per paura delle conseguenze. I grandi media ormai registrano la politica alla stessa stregua della moda, del cinema, delle novità letterarie, come un circo da raccontare senza eccessivo impegno e comunque lasciando la parola ai diretti interessati: Tizio propone il ritorno della minigonna; Caio rilancia il no alla tassa di successione. Dice: ma non va bene, così si impoverisce la democrazia. Ma certo, e però cerchiamo di non essere ingenui: il processo è di vecchia data, ha già portato circa metà del corpo elettorale a disertare ogni forma di appuntamento elettorale, dai sindaci all'Europarlamento. I sondaggi dicono che alle prossime politiche 18 milioni di italiani non voteranno. Forse è un po' tardi per gridare “al lupo”. Qui lo facciamo perchè siamo scrupolosi e il lupo lo vediamo bene da molto tempo.
Ps. Anche la tassa di successione tra parenti di primo grado è stata abolita per cifre fino al milione di euro. Insomma, le persone con un patrimonio “normale” non la pagano dal 2006. Sotto i 100mila euro non si deve nemmeno fare dichiarazione di successione.